Cristiani che non dormono abbastanza

9 Gennaio 2022

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Simone Monaco

Simone Monaco

Quanto è bello dormire?! Quanto è soddisfacente dopo una giornata impegnativa, buttarsi nel letto e farsi una bella dormita? Quanto è bello alzarsi dal letto al mattino e sentirsi belli riposati, pieni di energie per affrontare la giornata? Bello, no?
Invece, quanto è brutto, quando siamo costretti a svegliarci, ma non abbiamo dormito bene e non ci siamo riposati a sufficienza? Magari ci aspetta una giornata impegnativa, ma già sappiamo di non avere le energie sufficienti per affrontarla a dovere.

Da un po’ di anni soffro di apnea del sonno. A motivo del troppo grasso accumulato nella parte del collo, quando entro nella fase profonda del sonno, il mio cervello non controlla più i muscoli che perciò si rilassano e questa parte grassa va a schiacciare le mie vie respiratorie, impedendomi così di respirare correttamente. A questo punto cosa succede? Succede che il cervello viene allertato e mi fa uscire dalla fase profonda del sonno in maniera tale che il mio corpo si riattivi parzialmente ed io ricominci a respirare bene. Io in realtà non mi sveglio, però esco da quella fase del sonno, che mi permette un vero riposo. Quando poi ricomincio a respirare bene, ecco che ritorno nella fase profonda del sonno, fino a quando farò nuovamente fatica a respirare. Questo si ripete continuamente durante la notte, impedendomi di riposare in modo adeguato. Così anche se dormo 8h di fila, in realtà quando mi sveglio, non sono del tutto riposato.

Ora, non ci vuole molto a capire che una costante mancanza di riposo, porta con sé tutta una serie di problemi. Sicuramente lo avete già sperimentato anche voi, cosa vi succede quando avete dormito troppo poco? O quando avete bisogno di dormire? Si è più nervosi, si ha difficoltà a concentrarsi, si è costantemente assonnati, ad esempio alla guida, per me è molto problematico guidare per troppo tempo, perché mi viene da addormentarmi.
Ora, perché tutto questo dovrebbe in qualche modo interessarti, o esserti utile? Perché credo che questo principio, che tutti possiamo capire molto bene perché il bisogno di dormire è un bisogno comune, si applica molto bene anche a livello spirituale. Noi sappiamo molto bene che il nostro corpo necessita di riposo e sappiamo anche come procurarci questo riposo, dormendo in modo adeguato. Ma sappiamo come procurarci riposo spirituale? La mia impressione è che come cristiani, molto spesso viviamo un apnea del sonno in senso spirituale.

Se guardo, in generale, gli insegnamenti che trovo nel panorama evangelico, come: studi, prediche, messaggi, video, e via dicendo. Questi sono molto improntati sul fare la cosa giusta, sul combattere, sul resistere, sull’essere discepoli fedeli, su tutta una serie di aspetti che certamente sono giusti.

Tutti aspetti che ritroviamo ad esempio quando l’Apostolo Paolo paragona la vita del credente a quella di un atleta, che disciplina il proprio corpo e la propria quotidianità per raggiungere un obiettivo finale. Oppure quando paragona la vita cristiana a quella di un soldato, dove il vegliare, l’essere pronti, è fondamentale. Ed io penso che questi siano aspetti importanti della vita cristiana, ma credo anche che non siano gli unici. Anche perché immagino siate d’accordo con me che un atleta che non riposa in modo adeguato, non sarà mai in grado di dare il meglio quando sarà necessario. Lo stesso possiamo dirlo dei soldati, che è vero che in guerra il riposo, o il sonno, sono cose rare, ma è anche vero che quando capita l’opportunità di potersi riposare, è la prima cosa che fanno, proprio per recuperare le energie.

Perciò voglio chiederti: tu come Cristiano, ti prendi del tempo per riposare? E non sto parlando adesso del riposare fisico ovviamente, ma intendo del riposo spirituale e psicologico. Oppure vivi la fede sempre come cose da fare, o mancanze da sopperire, o obiettivi da raggiungere, sempre nuovi, sempre più alti?

1. Che stanchezza

Vorrei invitarti a leggere con me dal Vangelo di Matteo, capitolo 11, i versetti da 28 a 30.

28 Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.

Ahhhh che meraviglia! Non è stupendo? Andare da Gesù, significa ricevere riposo. Bello no? Ma andiamo avanti, versetto 29

29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

Lo vedete il contrasto? C’è un carico, ma è leggero, è dolce, c’è un giogo, ma c’è anche riposo. Come possiamo spiegare questo contrasto? Lo possiamo spiegare in modo semplice se leggiamo la descrizione che Gesù fa dei capi religiosi di quei tempi. Matteo 23:4 “… legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito.”

Gesù ci invita: venite a me… e io vi darò riposo; prendete il mio giogo… e troverete riposo alle anime vostre. Da nessuna parte negli scritti ebraici si dice una cosa del genere. Il giudaismo ha sempre detto di accettare il giogo della legge e di obbedire ad esso, mentre Gesù invita noi stessi a prendere su di noi il giogo per indossarlo. Gesù non vuole persone a cui dire ciò che devono fare, ma discepoli che desiderano avere una relazione con lui, individui che scelgono liberamente di seguirlo.

Potremmo descrivere la differenza tra questi due modelli, come la differenza che c’è tra un padrone che comanda al proprio schiavo di portare le valigie per un lungo viaggio; e un Padre che invece chiede al proprio figlio di accompagnarlo lungo questo viaggio. Il Padre e il figlio faranno il viaggio insieme, condividendo le fatiche, ma anche le gioie.
Questo esempio mostra quello che dicevo prima, ovvero che nella fede cristiana c’è una componente di impegno, sacrificio, dedizione e molto altro ancora, ma questo impegno si fonda in una relazione d’amore che dona pace e riposo.

Perché nel giogo di Gesù c’è comprensione, c’è mansuetudine, c’è incoraggiamento, in poche parole c’è riposo.
Ma allora perché molto spesso nella vita di noi cristiani sembra mancare questo riposo? Sembra proprio che ci sia un sonno disturbato. Perché?

2. Non ho dormito bene

Credo che uno dei motivi del perché i cristiani hanno un “sonno disturbato” è che sono abituati a vivere una fede basata sul senso di colpa: Perciò se non faccio, se non mi impegno, allora qualcosa non va, allora mi sento in colpa con Dio, allora mi devo impegnare di più per zittire questo senso di colpa. Ma poi sento che quello che faccio non è ugualmente abbastanza di fronte alla grandezza di Dio, o rispetto a quello che lui ha fatto per me, allora mi sento nuovamente in colpa e devo battermi il petto e chiedere perdono per le mie mancanze. Però poi sento che il mio chiedere perdono non è così genuino, è un pentimento a metà, allora mi sento di nuovo in colpa e sento che devo impegnarmi di più. E se non ci riesco mi sento un cristiano tiepido, inadeguato, non all’altezza, l’ultimo dei cristiani che solo per grazia se Dio vorrà forse un giorno prenderà con sé.

Questo tipo di fede, è esattamente il tipo di fede predicato dai capi religiosi ai tempi di Gesù. Un costante caricare le persone di pesi che non riescono a portare, per poi rimarcare le loro incapacità. Come può dare riposo una fede del genere? È un riposo finto, o disturbato. Esattamente come la mia apnea del sonno. Pensi di aver dormito 8 ore, ma in realtà sei ancora stanco.

Ma perché ci comportiamo così? Io credo che questo abbia a che fare con l’innata determinazione che c’è in ognuno di noi a non voler perdere il controllo.

Vi faccio un esempio: Quando mio figlio era piccolo, anche se aveva gli occhi che letteralmente gli si chiudevano dalla stanchezza, lui insisteva nel dire che non aveva sonno. E combatteva con tutte le sue forze nel tentativo di restare sveglio. Chi ha figli, quasi sicuramente sa di cosa sto parlando.

Il fatto è che quando dormiamo, perdiamo il controllo del nostro corpo, entriamo in una condizione di vulnerabilità. Io ad esempio, quando dormo profondamente ho un sonno pesantissimo, al punto che un anno, al primo di aprile, mia moglie mi ha disegnato dei pesci in faccia, mentre dormivo, e me ne sono accorto solo quando al mattino mi sono guardato allo specchio.

Però è proprio questo lasciarci andare, questa perdita del controllo, che ci permette di riposare, di rigenerarci, di riprendere le forze ed essere nuovamente carichi per affrontare una nuova giornata. Se invece abbiamo un sonno costantemente disturbato, la mancanza di riposo ci impedirà di recuperare le energie a dovere. E se come cristiani non impariamo a lasciarci andare e riposare in Cristo, ma facciamo come mio figlio che si impuntava per restare sveglio, quale sarà il risultato? Cosa succede ad un bambino stanchissimo che non vuole dormire? Che alla fine crolla! E lo stesso vale anche per la nostra fede.

Ora, tutto molto interessante, ma come possiamo tradurre questi concetti all’interno della vita cristiana? Perché alla fine di questo si tratta, no? Cosa significa concretamente nella nostra quotidianità?
Voglio darvi alcuni esempi di come Gesù ha affrontato la questione con le persone che ha incontrato.

3. Provo a fare un sonnellino

Nel Vangelo di Luca, al capitolo 10 è raccontato il momento in cui Gesù manda davanti a sé 70 discepoli, a 2 a 2, in diverse città, a predicare e a preparare così il suo arrivo. Dopo un po’ di tempo i discepoli ritornano da Gesù, pieni di gioia. Stavano esplodendo dalla felicità, e cominciano a raccontare a Gesù i miracoli incredibili che hanno fatto in quelle città. E qui accade la cosa interessante, Gesù non asseconda questo entusiasmo, ma gli dice “…non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Perché Gesù parla in questo modo ai discepoli? Sembra duro da parte sua? Eppure Gesù parla in questo modo perché vuole preservare i discepoli, lui sapeva che sarebbero arrivati tempi duri e cosa avrebbero fatto a quel punto i discepoli? Si sarebbero disperati! Le esperienze vanno e vengono e se la nostra gioia si fonda su di esse, allora tutto può cadere da un momento all’altro. La gioia per un successo di oggi, può trasformarsi in angoscia per un fallimento di domani. Gesù si preoccupava che quella gioia restasse viva anche quando le circostanze sarebbero cambiate. Perciò Gesù cerca di riportare i discepoli al centro, li riporta all’unica cosa che non sarebbe cambiata, il fatto che i loro nomi erano scritti nei cieli.

Provate a pensare ad un grande predicatore dei nostri tempi, che per diverso tempo ha successo e vede la propria chiesa crescere ed essere incredibilmente benedetta sotto ogni aspetto. Poi ad un certo punto, per un motivo sconosciuto, la chiesa comincia a svuotarsi, e si ritrova con una chiesa mezza vuota ed un sacco di problemi da risolvere. Oppure ipotizziamo che la chiesa continui ad andare bene, ma lui va in pensione. E tutta la notorietà che aveva prima, improvvisamente scompare. Nessuno lo chiama più a predicare da nessuna parte, ed ora che non è più così utile tutti si dimenticano di lui. Se la sua gioia, se la sua soddisfazione, se la sua gratificazione, in poche parole, se il suo riposo era fondato sulle prestazioni, ecco che crollerà completamente. Ma se il suo riposo è in Gesù, allora per quanto possa fare male, ed essere difficile, potrà affrontare la situazione in maniera diversa.

Vediamo un altro esempio simile. La vicenda di Marta e sua sorella Maria, che troviamo sempre nel Vangelo di Luca al capitolo 10. Qui succede che Marta invita Gesù in casa sua e mentre Marta è impegnata in tutte le faccende che ci sono da fare quando si hanno ospiti in casa, Maria sua sorella, si era semplicemente messa vicino a Gesù e lo ascoltava. Questa cosa ovviamente fa arrabbiare Marta che inizia a lamentarsi con Gesù del comportamento di sua sorella dicendo: “Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. E Gesù cosa risponde a Marta? “Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta”.
Cosa significa? Ancora una volta il personaggio del nostro racconto ha perso di vista la cosa più importante. Per Marta la cosa che contava di più era far vedere a Gesù quanto lei fosse brava in quello che faceva. E sottolinea i difetti della sorella per far risaltare i propri meriti. Marta pensava che quello che lei faceva per Gesù avesse molto più valore di stare con Gesù, di godere della sua presenza.

Un altro esempio ancora lo troviamo alla fine del Vangelo di Giovanni, al capitolo 21, Gesù cammina e discute con Pietro del suo futuro, e gli rivela anche che sarebbe morto da martire a causa del vangelo. A quel punto Pietro si gira e vede che stava arrivando Giovanni, e così Pietro chiede a Gesù quale sorte sarebbe spettata a Giovanni. E Gesù gli rispose: “Se io voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa?”. In poche parole: Giovanni, a te, che te frega? Fatti gli affari tuoi! Cosa ne sarà di Giovanni è una cosa che riguarda lui e Dio. Parafrasando, questa è un po’ la risposta di Gesù. Gesù invita Pietro, ed anche ognuno di noi, a guardare alla nostra vita con Dio. Quella è la nostra responsabilità, è lì che possiamo lavorare ed è lì che ci dobbiamo muovere. Invece siamo troppo spesso orientati a vedere cosa fanno gli altri, come si comportano, siamo sempre pronti a guardare con occhio critico la vita altrui. Una cosa simile era anche accaduta a Giovanni stesso, il quale aveva visto un uomo che scacciava i demoni nel nome di Gesù, ma siccome quest’uomo non era con loro, nel gruppo di quelli che seguivano Gesù, allora Giovanni glielo aveva proibito. E cosa ha risposto Gesù quando Giovanni glielo ha detto? “Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi” (Lu. 9:50). Di nuovo, Gesù sta dicendo a Giovanni di pensare al suo.

La Bibbia ci fornisce molti altri esempi dove Gesù in qualche modo rallenta le persone, come se gli dicesse: Calma… calma che stai perdendo di vista la cosa più importante! Tu e Dio! Ti stai focalizzando sui contorni, e dimenticando la portata principale.

E io credo che questo ci succede per lo stesso motivo per il quale mio figlio non voleva addormentarsi: per la paura di perdere il controllo. L’incapacità di lasciarci semplicemente andare. Prendere il giogo di Gesù, significa esattamente questo, perdere il controllo, lasciarci condurre da lui. Smettere di voler a tutti i costi proiettare verso il mondo, e verso Dio, un’immagine artificiale di noi stessi, ma andare a Gesù fragili, deboli, stanchi, per essere innanzitutto consolati, accolti, accettati. Quando abbassiamo le nostre difese e permettiamo alle nostre fragilità di emergere, allora ci avviciniamo alle braccia del Padre e lì troviamo riposo e conforto.

Sembra una cosa banale, ma davanti a Gesù, dobbiamo imparare ad essere noi stessi, perché lui già ci vede per ciò che siamo e ci accoglie, la domanda è se anche noi siamo in grado di accoglierci per ciò che siamo.

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