Perché abbiamo bisogno della chiesa?

29 Maggio 2022

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Perché abbiamo bisogno della chiesa per sperimentare Dio? Forse per molti la risposta è scontata, ma non per tutti. Nelle chiese evangeliche diamo molta importanza al sacerdozio universale dei credenti, ovvero al fatto che Dio è ugualmente accessibile a tutti i credenti e che ogni cristiano, anche senza una nomina ufficiale, può servire Dio.

Questa importante dottrina, unita al crescente individualismo nella nostra società, ci può però portare a trascurare un altro aspetto ugualmente importante: la nostra appartenenza alla Chiesa come un unico corpo. È ciò che afferma l’Apostolo Paolo: “Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua” (1 Corinzi 12:27).

Abbiamo bisogno della chiesa perché la chiesa è il corpo di Cristo. C’è a chi piace affermare che “la chiesa non è un luogo, ma sono le persone”. Sarebbe però più corretto dire che una chiesa è un gruppo di persone riunite in un luogo: è il raduno regolare a far sì che la chiesa sia tale. Ed è proprio il tempo regolare passato insieme a persone delle quali pensiamo di non aver bisogno, che rende il vangelo concreto anche per chi sta fuori.

Che cosa significa tutto questo per noi? Perché abbiamo bisogno della chiesa per sperimentare Dio in tutta la Sua pienezza? Scopriamo insieme alcuni principi secondo i quali la chiesa dovrebbe funzionare.

Principio #1: Ognuno è essenziale

Se il piede dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se l’orecchio dicesse: «Siccome io non sono occhio, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. (1 Corinzi 12:15-16)

Chi fa parte della chiesa? Sebbene tutti possano entrare nell’edificio della chiesa, solo le persone che sono nate di nuovo fanno parte del corpo di Cristo. È nato di nuovo chiunque ha riconosciuto il proprio bisogno di essere salvato dal peccato e di ricevere il perdono, la grazia e l’amore di Dio tramite Cristo.

Se non hai fatto questa esperienza può essere che tu non ti senta ancora parte della chiesa, in quel caso ti invito a riflettere su ciò che Cristo ha fatto per te morendo in croce: ti offre il perdono dei tuoi peccati e ti invita ad entrare a far parte della Sua famiglia.

Se però hai sperimentato una conversione e una nuova nascita, allora fai parte del corpo di Cristo. Se ti sei davvero convertito a Cristo, allora non puoi fare altro che desiderare di riunirti insieme ad altri credenti in Cristo per adorare e lodare Dio.

Che tu ti ritenga una mano o un occhio, ovvero un organo importante, oppure un’apparentemente inutile appendice della quale il corpo potrebbe anche fare a meno, la verità è che ognuno di noi è parte del corpo di Cristo e dunque essenziale per il suo funzionamento.

Se Dio ha scelto di inserirti nel corpo di Cristo, rappresentato in questa chiesa locale, è perché ha ritenuto il tuo contributo essenziale per la sua crescita. Senza di te il corpo non funziona correttamente e anche tu hai bisogno del resto del corpo. Più però ci rifiutiamo di accettare la nostra responsabilità all’interno della chiesa nella quale lo Spirito Santo ci ha messi, meno Dio potrà usare la chiesa per portare avanti i suoi scopi.

L’appartenenza alla chiesa non è passiva, è un impegno reale e il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di lasciare un impatto con ciò che facciamo. Quando la domenica vieni al culto, sei consapevole del fatto che anche a te lo Spirito Santo rivela le verità di Dio e che puoi contribuire attivamente alla buona riuscita del culto? Ad esempio condividendo le tue impressioni, con una preghiera, una testimonianza, un versetto che il Signore ti mette sul cuore. Oppure condividendo con i fratelli dopo il culto in che modo il Signore ti ha parlato. Sei consapevole di quanto prezioso ed essenziale è il tuo contributo per la crescita della chiesa?

Principio #2: Ognuno di noi deve accettare i propri limiti

Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto. (1 Corinzi 12:17-18)

Se da un lato ognuno di noi deve accettare la propria responsabilità all’interno della vita della chiesa, dall’altro dobbiamo accettare il fatto che abbiamo dei limiti. Dio non ci ha equipaggiati per fare tutto, ha dato a ciascuno di noi doni e talenti individuali. Dio non ha voluto che una sola persona facesse tutto, anche se questa persona è il pastore! La sua intenzione è che, se ognuno di noi fa la sua parte, la nostra chiesa rifletterà meglio Cristo nella società.

Come membri del corpo di Cristo, possiamo essere paragonati ai pezzi di un puzzle. Ogni pezzo ha sporgenze e rientranze. Le sporgenze rappresentano i nostri punti di forza (doni, talenti, capacità), mentre le rientranze rappresentano le nostre debolezze (limiti, carenze, aree non sviluppate). La cosa bella è che i pezzi si completano l’un l’altro e producono un bell’insieme.

Ti è già capitato di aver quasi finito un puzzle, per poi scoprire che mancano alcuni pezzi? È un’esperienza decisamente frustrante. Lo stesso vale per la chiesa. Come ogni pezzo di un puzzle è importante, così ogni membro del corpo di Cristo è importante. Quando manca un pezzo al puzzle, la sua assenza è molto evidente e danneggia il quadro, così anche l’insieme si indebolisce quando siamo assenti dal corpo di Cristo.

Quando però ogni pezzo di un puzzle è al suo posto, non sarà il singolo pezzo ad essere importante, bensì l’intero quadro. Lo stesso dovrebbe essere nel corpo di Cristo. Mi rendo conto che, in una comunità come la nostra con poche persone costrette a fare tanto, un singolo membro potrebbe facilmente arrivare ai propri limiti. E so che ora sto parlando contro i miei stessi interessi, ma è importante che ognuno svolga i suoi compiti con gioia.

Se senti che il tuo servire in chiesa ti sta diventando un peso, prenditi del tempo per parlarne con Dio. Prendi sul serio i tuoi limiti e chiedi al Signore cosa Lui desideri che tu faccia. Forse ha preparato per te altri compiti che ti riempirebbero con più gioia e, chissà, forse la mancanza di collaboratori in alcuni ambiti potrebbe aprire nuove opportunità per altri.

Dio ha dato a ciascuno di noi doni, talenti e capacità individuali, ma ha anche posto dei limiti per renderci dipendenti gli uni dagli altri, così che altri possano compensare alle nostre debolezze. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per sperimentare il Signore.

Principio #3: Ognuno di noi deve onorare l’altro

Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? Ci son dunque molte membra, ma c’è un unico corpo; l’occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno. (1 Corinzi 12:19-24a)

Qui Paolo dice che dobbiamo avere rispetto gli uni per gli altri perché ognuno di noi è necessario, che ce ne rendiamo conto o meno. Anche se non vedo il mio cuore battere, non significa che vorrei cercare di andare avanti senza di esso! Dobbiamo onorare l’altro per il contributo che può dare alla vita del corpo.

In ogni corpo è presente una varietà di cellule. Ci sono cellule nervose, cellule sanguigne, cellule muscolari e molte altre, ognuna con una funzione distinta. Il corpo funziona senza problemi, non perché le cellule si riuniscono e decidono democraticamente cosa fare, ma perché ognuna di esse fa ciò per cui è stata progettata. La funzione della testa è quella di coordinare tutte queste funzioni diverse in modo che il corpo funzioni in modo efficace, sapendo che ogni cellula fa ciò per cui è stata progettata.

Il corpo non funzionerebbe correttamente se le sue cellule scegliessero di fare di testa loro. Ogni volta che le cellule del nostro corpo non funzionano correttamente, significa che il corpo è malato, che qualcosa non va. Come quando un corpo è colpito dal cancro!

Ogni membro del corpo deve essere incoraggiato e apprezzato per ciò che può fare nella vita della chiesa. Non c’è contributo che non sia importante e non c’è membro del corpo che sia insignificante, anche se ci sarebbero persone delle quali a volte faremmo volentieri a meno.

Qualcuno potrebbe chiedersi: perché dovrei frequentare una chiesa che mi delude e mi ferisce costantemente, quando potrei benissimo vivere la mia fede per conto mio? Io credo che sia normale essere frustrati dalla chiesa. Anzi, direi che la frustrazione fa parte del processo di santificazione che Dio ha previsto per noi. Saranno proprio tutti gli inconvenienti e le frustrazioni che percepiamo quando ci riuniamo insieme come chiesa a farci crescere, a sfidarci nel prendere esempio da Cristo e a rendere il Vangelo reale nella nostra vita.

Io posso, ad esempio, predicare su cosa significhi: “Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi” (Colossesi 3:13). Ma sarà solo quando ci capiterà di peccare gli uni verso gli altri, che potremo sperimentare davvero cosa significa sopportarci e perdonarci a vicenda.

Se non te ne sei già accorto te ne accorgerai presto: la chiesa è un corpo composto da persone che come te lottano contro il peccato, con difetti evidenti e che probabilmente non avresti scelto come amici… Eppure la Bibbia ci dice che in Cristo la chiesa è “gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Efesini 5:27).

Principio #4: Ognuno di noi deve essere consapevole dell’altro

Ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui. (1 Corinzi 12:24b-26)

L’apostolo Paolo si impegnò a correggere la chiesa di Corinto che faticava a trovare unità nel mezzo della diversità. Furono proprio le divisioni all’interno della chiesa che lo portarono a formulare alcuni tra i suoi più chiari insegnamenti sul corpo di Cristo: usò questa metafora per spiegare in che modo la chiesa avesse bisogno della collaborazione di tutti i suoi membri.

Chiunque sa quanto dolore e disagio può causare una parte del corpo alla quale solitamente non prestiamo attenzione, quando non funziona più come dovrebbe. Se hai mai sofferto di emorroidi sai di che cosa parlo… Prova a stare seduto tutto il giorno con il fondoschiena in fiamme! A questo va ad aggiungersi la vergogna, perché chi parla volentieri di una parte così indecorosa del proprio corpo? Eppure, a quel punto quella parte del corpo poco decorosa, necessiterà di tutte le nostre cure.

Ecco perché, secondo Paolo, dovremmo prestare attenzione a tutte le parti del corpo di Cristo, della chiesa, soprattutto a quelle che possono sembrarci più deboli e forse indecorose. Quando un membro soffre, tutti dovrebbero soffrire; e tutti dovrebbero intervenire. Se c’è un luogo in cui le persone si preoccupano, dovrebbe essere la chiesa, e se nella nostra chiesa si vivrà o meno questo tipo di comunione, dipenderà da ognuno di noi.

Sei consapevole delle persone che frequentano la nostra chiesa? Ti sei già accorto che ultimamente ci sono persone nuove? Le conosci già? Hai dei pregiudizi nei loro confronti? Ti sei accorto che qualcuno è da mesi che non viene più? Pensi che gli altri si accorgerebbero se tu non dovessi più venire o se saresti costretto a stare a casa o in ospedale per tanto tempo?

Apparteniamo a Dio e gli uni agli altri: siamo tante membra di uno stesso corpo. Ci sono molte ragioni per cui potremmo trascurare la chiesa, ma c’è un motivo per cui dobbiamo riscoprirla: tramite quelle persone che forse non ci piacciono particolarmente, il Signore desidera dimostrarci il suo amore.

Amen

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