Quando arrivano i problemi, a chi ti rivolgi?

11 Dicembre 2022

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Il nostro tema dell’anno era “Sperimentare Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo”. Sperimentare Dio non avviene solo la domenica al culto, ma durante tutta la nostra vita: al lavoro, in famiglia, quando siamo soli, quando tutto va bene e quando le cose vanno male… L’Apostolo Paolo riassume molto bene quello che dovrebbe essere il motto di ogni cristiano che vive con Dio e che lo sperimenta nella sua quotidianità, dicendo:

Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? (Romani 8:31)

Se confidiamo in Dio non abbiamo nulla da temere. Non abbiamo motivo di preoccuparci, di essere ansiosi, di essere sopraffatti dallo stress… Non dobbiamo preoccuparci di ciò che ci riserva il futuro, perché è la mano stessa di Dio che ci guida.

È però un dato di fatto che i problemi prima o poi arrivano per tutti. Noi tutti abbiamo preoccupazioni, sfide e difficoltà da affrontare. Ma la questione è: quando arrivano i problemi, a chi ti rivolgi? Da dove prendi le tue forze? Hai imparato a stare con il Signore e ad attingere dalla sua forza? Hai imparato a sperimentare Dio in tutte le situazioni della tua vita?

Prima o poi i problemi arrivano per tutti

La realtà che prima o poi per tutti arrivano problemi da affrontare è ben rappresentata in una famosa parabola che Gesù raccontò:

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande. (Matteo 7:24-27)

Questo è l’ultimo insegnamento contenuto nel famoso Sermone sul monte. Gesù conclude il suo discorso descrivendo le difficoltà che ogni essere umano deve affrontare nella vita e lo fa utilizzando l’immagine di una violenta tempesta che colpisce tutte le persone. Cristo non promette che non ci saranno tempeste. Ciò che però promette è che coloro che confidano in Lui sopravvivranno alla tempesta.

Mi è capitato varie volte di sentire affermazioni tipo: “Perché questa cosa doveva proprio capitare a me?”; “Se Dio è un Dio d’amore, perché ha permesso tutto questo?”; “Pensavo che se fossi diventato cristiano, Dio si sarebbe preso cura di me e mi avrebbe tenuto lontano dal male e dai problemi. Eppure, eccomi qui, pieno di problemi. Come prima, se non peggio!”.

Forse anche tu stesso ti sei già posto domande simili nella tua vita. Ma dietro a queste affermazioni c’è un’errata convinzione, ovvero che se crediamo in Gesù tutto debba per forza andare bene nella nostra vita, che non avremo mai sfide, difficoltà o sofferenze da dover affrontare. In realtà, Gesù stesso ha avvertito i suoi discepoli esattamente dell’opposto: che la strada che porta alla vita sarebbe stata difficile (Matteo 7:14).

Quando arriva la tempesta è normale essere scossi e faticare a stare in piedi. Anche una casa costruita sulla roccia verrà scossa per bene dai forti venti e verrà forse pure danneggiata dagli alberi che cadono. È normale! Ma se le fondamenta sono solide, la casa resisterà. La questione non è se dovremo affrontare delle tempeste o meno, ma come le affronteremo.

Una cosa che mi aiuta quando sono tentato di chiedermi “Perché questa cosa è successa proprio a me?”, è riflettere invece sulle seguenti domande: “Perché Dio mi ama? Perché mi perdona quando cado di nuovo nello stesso peccato? Perché continua a cercarmi quando io lo abbandono? Perché il Dio santo ama una persona peccatrice come me? Come è potuta accadere questa cosa meravigliosa proprio a me?”.

Queste domande mi aiutano a riconoscere l’amore di Dio per me anche nel mezzo della tempesta. Alla luce dell’amore di Dio, della sua misericordia e della sua grazia, le prove e le tribolazioni appaiono in una luce molto diversa. Non spariscono, ma quando le affrontiamo sapendo che il Cristo risorto è al nostro fianco, le tempeste assumono un aspetto meno inquietante. Quale verità potrebbe diventare il tuo personale fondamento sul quale stare saldo nella tempesta? Che cosa potrebbe darti forza quando tu stesso non ne hai più?

Dobbiamo scegliere di fidarci di Dio in ogni caso

Gesù ci ha detto:

Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo. (Giovanni 16:33)

Nel mondo ci sono tribolazioni, è un dato di fatto. Per sopportarle e superarle dobbiamo andare da Colui che già le ha superate. Il nostro problema più grande è che spesso fatichiamo a riconoscere che c’è uno scopo positivo e redentivo in ogni problema che affrontiamo. Se non siamo consapevoli di questa realtà, ovvero che Dio è sempre per noi, continueremo ad essere vittime impotenti di tutte le tempeste che si abbattono sulla nostra vita.

Dio a volte permette situazioni che per noi non hanno alcun senso. Ma il suo invito è: confida in me! Ricorda che Dio è sempre ancora saldamente seduto sul Suo trono! Ha ancora il controllo! Cristo ha sconfitto il mondo, il peccato e la morte, è risorto e cammina ora con noi, capiti quel che capiti. La nostra forza non sta nella nostra capacità di vincere le battaglie, ma nel sapere che Lui ha già vinto per noi.

Se hai abbracciato la fede in Cristo perché volevi liberarti dai problemi, sei andato dalla persona sbagliata. Lo stesso Apostolo Paolo che ha affermato “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?”, aveva dovuto affrontare talmente tante tribolazioni nella sua vita, da poter affermare di avere il mondo intero contro di sé. Ai Corinzi scrisse:

Spesso sono stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. (2 Corinzi 11:23–27)

Se c’era qualcuno che avrebbe potuto lamentarsi di essere stato dimenticato da Dio questo era Paolo! Paolo ha affrontato molte tempeste nella vita, ma in mezzo a tutte le prove Paolo trovò forza nella sua fede. Cristo divenne la sua forza (Colossesi 1:29). Il suo “segreto” fu di non perdere mai la fiducia nella mano del Signore che lo proteggeva.

Quando il Signore è con noi, possiamo procedere con fiducia, sapendo che Lui ci vede, che comprende il quadro generale e che è consapevole di tutti i dettagli della nostra vita. Possiamo essere certi che Egli ha il potere di fare tutto ciò che desidera per proteggerci nelle tempeste; i miracoli sono la sua specialità: pensate solo al grande pesce che mandò per Giona (Giona 2:1), a quando Gesù calmò la tempesta (Matteo 8:26) o a quando Dio salvò dalla tempesta la nave sulla quale Paolo era prigioniero facendoli approdare a Malta (Atti 27).

Ricorda che se Dio permette delle tempeste nella tua vita è per uno scopo ben preciso. Le sue azioni nei nostri confronti provengono da un cuore ripieno di puro amore per i suoi figli. Nella Bibbia troviamo molte promesse in questo senso. Nell’Antico Testamento, Dio ha detto:

Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia. (Isaia 41:10)

E nel Nuovo Testamento, Gesù ha detto:

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno. (Giovanni 10:27-30)

Non temere e non lasciarti sopraffare dall’ansia, perché il Cristo risorto è per te e ora vive in te tramite lo Spirito Santo! Se camminiamo con Lui, non abbiamo il diritto di dire: “Povero me”. Al contrario, dovremmo affermare: “Quanto sono benedetto ad avere un Dio che mi ama, un Dio che non mi lascerà né mi abbandonerà mai!”.

Ma tutte queste promesse non resteranno che una bella teoria, se non impariamo ad abitare al riparo dell’Altissimo e a riposare all’ombra dell’Onnipotente (Salmo 91:1). Non basta limitarci a correre dentro e fuori dalla presenza del Signore, fermandoci davanti a Lui solo per poco tempo. Non basta cercarlo solo occasionalmente o solo nel momento del bisogno. Le promesse di Dio sono per coloro che dimorano alla sua presenza.

Tutti hanno momenti di crisi. Ma alcuni corrono ansiosamente a cercare Dio per farsi aiutare, mentre altri rimangono sempre alla sua presenza e hanno così accesso al suo aiuto immediato. Non mettere in dubbio l’amore di Dio, non mettere in dubbio la sua volontà. Puoi fidarti del cuore di Dio. C’è qualcosa di concreto, anche se si tratta solo di un piccolo passo, che potrebbe aiutarti ad abitare al riparo dell’Altissimo e a riposare all’ombra dell’Onnipotente?

Non allontanarti dalla tenda del Signore

C’è un passaggio nell’Antico Testamento che mi tocca particolarmente:

Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico; poi Mosè tornava all’accampamento; ma Giosuè, figlio di Nun, suo giovane aiutante, non si allontanava dalla tenda. (Esodo 33:11)

Nel tentativo di capire come guidare al meglio popolo d’Israele, Mosè aveva regolarmente dei momenti di intimità con Dio. A questo scopo “Mosè prese la tenda, e la piantò per sé fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento, e la chiamò tenda di convegno” (Esodo 33:7). È in quella tenda di convegno che il Signore parlava con Mosè.

Il risveglio personale nella vita di Mosè fu un esempio per l’intera nazione, ma fu un esempio particolare per il suo giovane aiutante Giosuè. Quando Mosè entrava nella tenda alla presenza di Dio, anche Giosuè ci andava con lui. Ma un particolare mi ha colpito: “Giosuè, figlio di Nun, suo giovane aiutante, non si allontanava dalla tenda”.

Conosciamo molto bene le parole di incoraggiamento che Dio diede a Giosuè quando fu il suo turno di condurre Israele nella terra promessa, più di 40 anni dopo:

Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai. (Giosuè 1:9)

Credo che la fame di Giosuè di stare alla presenza di Dio sia uno dei motivi per cui fu scelto per questo incarico. Giosuè aveva ricercato continuamente la presenza del Signore per tutti quegli anni e questa ulteriore promessa non era altro che la risposta di Dio al desiderio di Giosuè di averlo al suo fianco. Questa storia di Giosuè ha fatto crescere in me una certezza: voglio trascorrere più tempo alla presenza di Dio!

Noi abbiamo il grande privilegio di non doverci più recare in una tenda o in un tempio per stare alla presenza di Dio. Dio ha reso possibile l’incontro con Lui in ogni momento, perché ha preso dimora in noi tramite lo Spirito Santo. Ma quello che ci serve è comunque il desiderio di non allontanarci dalla presenza di Dio.

Pensa a come potrebbe essere la tua vita se passassi più “tempo nella tenda” alla presenza del Signore! Se camminiamo con il Signore saremo pronti per le tribolazioni, saremo pronti per qualsiasi sfida si presenti nella vostra vita. Saremo però anche pronti a ricevere la guida, la saggezza e la potenza dello Spirito di Dio. E, cosa ancora più importante, vedremo come Dio realizzerà il suo proposito in noi.

Quando Giosuè iniziò a guidare Israele alla conquista della terra promessa, lo fece seguendo diligentemente le indicazioni del Signore. Anche quando le indicazioni ricevute nella tenda del convegno erano veramente strane, come quando la strategia di Dio per conquistare Gerico fu di far marciare l’esercito attorno alla città di Gerico per sette giorni (Giosuè 6:3-5).

Giosuè aveva un problema dopo l’altro da affrontare. Conquistata una città, ce n’era un’altra con nuove sfide. Dopo aver conquistato Gerico dovette fare i conti con la disubbidienza di Acan, uno dei soldati, che fu la causa della sconfitta contro la città di Ai. Ma anche in questo caso Giosuè si rivolse al Signore e fece ciò che Lui gli disse (Giosuè 7:24-26). Così facendo allontanò l’ira di Dio dal suo popolo.

La prossima sfida era però già dietro l’angolo. Dopo aver conquistato la città di Ai, dovette fare i conti con i Gabaoniti, che pur di sfuggire allo sterminio ricorsero all’astuzia e all’inganno. Si finsero ambasciatori di un paese lontano e convincendo Giosuè a stabilire con loro un patto che li avrebbe lasciati in vita (Giosuè 9:15).

Giosuè si lasciò ingannare perché decise di fidarsi di ciò che vedeva, ma il testo stesso ci rivela che “non consultò il Signore” (Giosuè 9:14). La questione sembrava abbastanza semplice, Giosuè credeva che avrebbero potuto cavarsela da soli. Commise questo errore perché fece ciò che spesso facciamo anche noi: dimenticò di consultare il suo Dio.

Perché questo accade? Perché a tutti noi è già capitato di prendere autonomamente decisioni per la famiglia, per l’azienda, per i figli… e Dio le ha benedette. E così, senza pensarci troppo, inseriamo il pilota automatico, ci appoggiamo alla nostra saggezza, alla nostra forza e ci scordiamo di consultare il Signore. Pochi scelgono consapevolmente di non più consultare Dio, spesso accade perché siamo semplicemente troppo occupati a fare altro. Parlo per esperienza!

Vogliamo davvero costruire la nostra casa senza “guardare a Gesù” in tutte le questioni, grandi o apparentemente piccole? Nessuna questione è troppo insignificante, nessuna sfida troppo facile, nessun problema troppo piccolo per non andare con ogni richiesta in preghiera davanti al nostro Dio. Anche se dovese trattarsi solo di una scusa per passare ancora più “tempo nella tenda” con Lui.

Cosa potrebbe significare per te concretamente passare più “tempo nella tenda” con Dio? Se lo farai, la tua casa sarà saldamente edificata sulla roccia e non crollerà anche quando la tempesta arriverà. Il nostro Re d’amore ci sorride, ci invita ad avvicinarci per stare in comunione con Lui e per darci buoni consigli. Non esitare ad andare da Lui sempre più spesso, con gioia e con ogni tipo di richiesta.

Amen

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