Vieni e vedrai grandi cose seguendo Gesù

17 Luglio 2022

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Siamo al secondo messaggio della miniserie “incontri speciali con Gesù”. Domenica scorsa abbiamo studiato l’incontro tra Gesù e due dei suoi primi discepoli: Andrea e Giovanni. L’incontro era terminato con la domanda dei due discepoli: “Rabbi, dove abiti?” e l’invito di Gesù: “Venite e vedrete”. Un invito che entrambi accettarono e che cambiò totalmente la loro vita.

Andrea e Giovanni non avevano ancora compreso appieno che cosa significa essere discepoli di Gesù, ma avevano intrapreso la giusta strada: avevano lasciato Giovanni Battista per seguire Gesù. Erano pronti a lasciarsi sorprendere da ciò che Gesù avrebbe mostrato loro. E tu? Ti sei anche già lasciato sorprendere da ciò che Gesù aveva da mostrarti la scorsa settimana?

Oggi vedremo come questo piccolo nuovo inizio nella loro vita iniziò subito a trasformare anche le vite di molte altre persone che loro, a loro volta, invitarono a vedere Gesù. Ogni incontro fu unico e Gesù usò un approccio diverso con ognuna di loro. Similmente anche con ognuno di noi Gesù usa un approccio individuale e fatto su misura, ma con un unico scopo: raggiungere il nostro cuore e trasformarlo!

Permetti a Gesù di mostrarti la tua nuova identità

Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo); e lo condusse da Gesù. Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»). (Giovanni 1:40-42)

Dopo aver passato un’intera giornata ad ascoltare Gesù insieme a Giovanni, Andrea ebbe il forte desiderio di condividere questa scoperta con suo fratello Simone. Andrea disse a Simone di aver trovato il “Messia”, che Giovanni ci spiega che tradotto in greco significa “Cristo”. Entrambe le parole significano “unto e originariamente erano utilizzate per indicare colui che era stato scelto, o appunto “unto”, per ricoprire una carica importante all’interno del popolo di Dio, come ad esempio un re o un sommo sacerdote. Ma col tempo quel termine divenne il titolo per il Salvatore che Dio avrebbe un giorno mandato.

Dopo aver condiviso questa notizia con Simone, Andrea subito lo condusse da Gesù. Andrea non è diventato molto famoso, è più che altro conosciuto per essere stato il fratello del grande Pietro. In situazioni come queste è facile che si venga a creare una forte rivalità tra fratelli. La Bibbia è piena di esempi di rivalità tra fratelli finita male. Eppure, Andrea pare aver trovato il suo posto nel gruppo. Assieme a Pietro, e un’altra coppia di fratelli, Giacomo e Giovanni, è parte del gruppo leader dei dodici apostoli.

Evidentemente Andrea aveva trovato una strategia per accettare il suo ruolo da “discepolo dietro le quinte”, che consisteva nel portare tutto a Gesù. Leggiamo ad esempio che quando Gesù sfamò cinquemila persone, fu proprio Andrea ad avere l’idea di condurre da Gesù un ragazzo che aveva con sé cinque pani e due pesci, confidando nel fatto che poi Gesù avrebbe saputo trarre il meglio da quella situazione (Giovanni 6:8–9).

Un altro episodio è narrato in Giovanni 12:20-22, dove leggiamo che alcuni greci chiesero a Filippo di poter vedere Gesù. Filippo andò prima da Andrea per chiedergli consiglio e Andrea, senza pensarci due volte, andò a riferirlo a Gesù, perché sapeva che Lui avrebbe incontrato volentieri chiunque avesse voluto conoscerlo. Se c’è qualcosa che possiamo imparare da Andrea, è proprio la sua strategia dell’andare da Gesù con ogni problema.

In ogni caso, la soluzione di condurre subito suo fratello Simone da Gesù, fu una scelta azzeccata da parte di Andrea. Simone aveva bisogno di quell’incontro, un incontro che gli avrebbe cambiato la vita. Infatti, leggiamo che innanzitutto “Gesù lo guardò”. Che parole meravigliose! Gesù conosce il cuore di ogni persona, ma non si limita a guardarlo per poi giudicarlo, è anche in grado di trasformare quel cuore secondo i piani perfetti di Dio.

Qualcosa del piano di Dio per Simone lo intuiamo dalle parole di Gesù, che disse a Simone: “tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»). Quel nome divenne programma, perché Pietro, che tradotto significa “un pezzo di roccia, pietra”, sarebbe diventato una delle colonne portanti della nuova chiesa che sarebbe nata dopo la morte di Gesù.

Simone era conosciuto per il suo carattere esuberante, incostante e inaffidabile. Eppure, Dio stesso lo avrebbe trasformato in una roccia. Molto prima che facesse qualcosa di degno di nota, Gesù aveva già visto il suo potenziale e gli aveva dato un nome degno del suo futuro.

Hai già scoperto la tua nuova identità in Gesù? Non permettere che siano le circostanze o a ciò che gli altri pensano di te a determinare il tuo futuro. Ogni persona che si avvicina a Gesù per seguirlo riceve una nuova identità, l’identità di figlio di Dio “in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10). Segui l’esempio di Andrea e porta tutto a Gesù e permetti che sia Lui a mostrarti il potenziale che Dio ha messo in te, come fece con Pietro.

Lasciati trovare da Gesù

Il giorno seguente, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo, e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, della città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe». (Giovanni 1:43-45)

Il giorno seguente Gesù incontrò Filippo, che solitamente viene citato come quinto nei vari elenchi dei dodici apostoli, dopo Andrea e Pietro, Giovanni e Giacomo. È molto probabile che tutti si conoscessero bene e fossero amici già prima di incontrare Gesù. Se Pietro divenne il leader per primo gruppo di quattro discepoli, Filippo fu il leader del secondo gruppo di quattro.

Da come Filippo rispose alla chiamata di Gesù, è evidente che fosse già pronto nel suo cuore e che anche stesse cercando la verità. Infatti, quando poi andò dal suo amico Natanaele gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe”. Gesù aveva trovato Filippo; eppure, Filippo aveva l’impressione di aver lui stesso trovato Gesù.

Non succede a volte anche a noi la stessa cosa? Se pensi a come hai incontrato Gesù, diresti che sei stato tu a trovare Lui o Lui a trovare te? In realtà, ciò che Gesù disse in seguito ai suoi discepoli, a prescindere che siano stati loro a “trovare” Gesù o che fosse stato Gesù a chiamarli, vale anche per noi: “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi” (Giovanni 15:16). Sei consapevole di essere stato scelto da Gesù?

Lo stesso vale anche per ogni volta che ci sentiamo magari soli e abbandonati e poi a un certo punto riscopriamo la presenza di Dio nella nostra vita e ci sentiamo nuovamente ripieni di Spirito Santo. In realtà non siamo stati noi a trovarlo, ma è stato il Signore a non aver mai smesso di cercarci e di starci vicino.

O come dice Davide nel Salmo 139:

Dove potrei andarmene lontano dal tuo spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? (Salmo 139:7)

È notevole che Filippo abbia risposto positivamente e senza ulteriori domande all’invito “seguimi” di Gesù, perché, da come ci viene presentato nel Nuovo Testamento, Filippo aveva un carattere cinico e calcolatore. Negli episodi in cui appare, Filippo risalta sempre come il membro più pessimista e pignolo del gruppo. La sua tendenza naturale sarebbe stata di dubitare o fare domande, per poi vedere cosa sarebbe successo. Insomma, non era proprio la persona più spontanea e spesso la sua fede era più debole rispetto a quella degli altri discepoli. Un po’ mi ci rivedo in Filippo e mi rincuora che Gesù abbia comunque scelto proprio uno come lui.

Il suo carattere esce ad esempio poco prima che Andrea condusse da Gesù il ragazzo con i cinque pani e i due pesci. Gesù, infatti, vedendo la folla affamata chiese proprio a Filippo: “Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?”. E Filippo gli rispose: “Duecento denari di pani non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto” (Giovanni 6:5.7).

Giovanni ci dice che Gesù gli fece quella domanda per metterlo alla prova. È probabile che Filippo fosse il responsabile della logistica e delle provviste. Ed è logico che lo fosse proprio lui, perché pare proprio essere il tipo di persona che valuta bene le circostanze, calcolando tutto nel dettaglio. Anche in quel caso Filippo aveva già fatto tutti i suoi calcoli ed era giunto alla conclusione che, umanamente parlando, non c’era una soluzione a quel problema.

Posso proprio immaginarmi la situazione, perché probabilmente avrei fatto esattamente la stessa cosa. Invece di godersi il momento e di vedere Gesù all’opera parlando a una folla così grande, è probabile che Filippo passò il tempo a cercare disperatamente una soluzione per come sfamare tutte quelle persone. Ma è proprio a quel punto che Gesù voleva portarlo: a vedere l’impossibilità della situazione.

Sei anche tu pronto a lasciarti trovare da Gesù nel mezzo delle varie situazioni della vita, anche in quelle più disperate? Se anche tu spesso ti scontri con l’impossibilità di trovare una soluzione umana ai problemi, impara da ciò che successe a Filippo. Forse anche tu hai iniziato a seguire Gesù pieno di entusiasmo, per poi diventare sempre più cinico di fronte agli eventi della vita. Eppure, se Gesù ti ha chiamato è perché voleva averti al suo fianco e permetterti di essere testimone dei grandi miracoli che vuole fare anche nella tua vita. Lasciati sorprendere!

Sei pronto a vedere grandi cose con Gesù?

Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?» Filippo gli rispose: «Vieni a vedere». Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode». Natanaele gli chiese: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto». Natanaele gli rispose: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele». (Giovanni 6:46-49)

Evidentemente Filippo e Natanaele erano buoni amici, ma tanto di più di lui non sappiamo. Dal racconto emerge però la sua natura scettica, nonostante fosse molto probabilmente anche lui interessato a conoscere l’identità del Messia. Essendo andati insieme a seguire Giovanni Battista nel deserto, questi primi discepoli condividevano tutti gli stessi interessi.

Filippo aveva presentato a Natanaele Gesù come il Messia, descrivendolo come “Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe”. È come se gli avesse detto: “Non ci crederai mai, ho scoperto chi è il Messia: è Gesù di Nazaret, il figlio di Giuseppe il falegname!”. La risposta di Natanaele, che in tuti gli altri Vangeli viene chiamato Bartolomeo, fu: “Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?”. E qui notiamo tutto il suo iniziale scetticismo.

Pur essendo vero che il profeta Michea aveva annunciato che il Messia sarebbe venuto da Betlemme (Michea 5:1), l’affermazione di Natanaele è semplicemente dispregiativa e forse anche razzista. Eppure, Gesù scelse proprio quell’uomo, perché voleva mostrargli grandi cose! E questo grazie a Filippo che lo invitò con le semplici parole: “Vieni a vedere”. Fu infatti proprio l’incontro personale tra Natanaele e Gesù a trasformare uno scettico in un credente. È ciò che quasi sempre accade: le persone vengono trasformate proprio da un incontro personale con Gesù. Il nostro compito è solo quello di portare le persone a Lui!

Gesù, vedendo Natanaele, parlò direttamente al suo cuore dicendo: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode”. È probabile che Gesù stesse facendo riferimento a Giacobbe, il patriarca di Israele che, a differenza di Natanaele, fu ricordato per aver ottenuto la benedizione di Dio con l’inganno (Genesi 27:35).

Ma cosa fu esattamente a convincere Natanaele? Il racconto a questo punto si fa un po’ criptico, perché quando Natanaele gli chiese “Da che cosa mi conosci?”, Gesù gli rispose: “Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto”. Furono queste parole a colpire Natanaele diritto nel cuore.

Probabilmente Gesù aveva veramente visto Natanaele sotto un fico ben specifico, forse era lì nelle vicinanze quando aveva incontrato Filippo, ma dalla reazione di Natanaele è probabile che quel momento passato sotto il fico fosse stato molto speciale per lui. Non sappiamo cosa passasse per la mente di Natanaele quel giorno mentre stava seduto all’ombra di quel fico, ma è come se Gesù gli avesse detto: “Natanaele, conosco il tuo cuore, so cosa stai veramente cercando e ho la risposta alle tue domande”.

Questo è l’aspetto di questo incontro che più mi colpisce, perché mi conferma sempre di più che la cosa più importante è lasciare agire Gesù nel cuore delle persone, invece che cercare di convincerle di ciò che crediamo noi.

Se vogliamo far capire a qualcuno che dovrebbe cambiare qualcosa nella sua vita, è sempre molto più efficace portare quella persona a Gesù per far sì che sia direttamente Lui, tramite lo Spirito Santo, a parlare al cuore di quella persona. Non importa se si tratta di un non credente o di un credente che vogliamo aiutare a vivere meglio la sua fede, il principio è sempre lo stesso: è molto meglio se è lo Spirito Santo a convincere il cuore di quella persona!

A Natanaele non restò altro che affermare: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”. Wow! Natanaele non solo riconobbe che colui che aveva davanti era il Messia promesso, ma lo riconobbe pure come il Figlio di Dio. Solo lo Spirito di Dio può averglielo rivelato! Ma Il Signore non aveva ancora finito di stupirlo:

Gesù rispose e gli disse: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, tu credi? Tu vedrai cose maggiori di queste». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo». (Giovanni 6:50-51)

Gesù chiarisce subito un aspetto molto importante. Da una parte afferma che la nostra fede non deve essere basata solo sui miracoli che Dio fa nella nostra vita. Ma dall’altra afferma anche che se abbiamo fede, vedremo Dio fare cose ancora più grandi nella nostra vita!

Gesù promette a Nataniele e agli altri discepoli che avrebbero visto “il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”. Che cosa significa? Gesù stava probabilmente facendo riferimento a Genesi 28:12, dove Giacobbe sognò una scala che scendeva dal cielo e gli angeli che salivano e scendevano quella scala.

È in questo modo che Dio si rivelò a Giacobbe e riaffermò l’alleanza stipulata con Abramo, promettendo a Giacobbe (che in seguito sarà chiamato Israele) che la sua discendenza sarà numerosa e che la Terra Promessa apparterrà un giorno ai suoi discendenti. Con queste parole Gesù fece capire che stando con Lui avrebbero visto cose ben più grandi di quelle promesse a Giacobbe! In altre parole: avrebbero visto Gesù in azione in tutta la sua potenza divina. E questo non vale solo per Natanaele, ma vale anche per ognuno di noi!

Riassumendo, possiamo dire che Gesù ci chiama per darci una nuova identità e ci invita a seguirlo per mostrarci il potenziale che Dio ha messo in ognuno di noi. Gesù desidera che ci lasciamo trovare da Lui in ogni situazione della nostra vita, anche nelle più disperate. Ci invita a lasciarci sorprendere da ciò che ha preparato per noi e a vederlo in azione in tutta la sua potenza divina tramite lo Spirito Santo che opera in ognuno di noi. Sei pronto a vedere cose ancora più grandi seguendo Gesù?

Amen

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