Abramo: giustificato per fede

30 Marzo 2025

Peter Oster

Peter Oster

Anziano

Come possiamo avvicinarci a un Dio santo?

Oggi tratteremo il capitolo 4 dai versetti 1 a 8 della lettera ai Romani. Però prima di parlare di questi versetti farò una introduzione abbastanza lunga per contestualizzare il tema della giustificazione per mezzo della fede e mostrare la difficoltà di avvinarci a Dio.

Mi ha aiutato il fatto che ho ricominciato a leggere da capo la Bibbia e ho terminato il libro del Levitico, il libro che descrive la legge di Mosè, che Dio gli ha rivelato sul Monte Sinai.

Leggendo mi sono reso conto che con il popolo d’Israele stava succedendo qualcosa di impensabile. Il santo unico vero Dio, creatore del cielo e della terra, doveva risiedere con la sua gloria in mezzo a un popolo peccatore.

Il posto esatto della presenza della gloria di Dio era nel luogo dove c’era l’arca rivestita d’oro che aveva un coperchio chiamato propiziatorio. Questo coperchio portava due cherubini in oro battuto e la presenza di Dio era in mezzo agli angeli. L’arca era posta nella tenda dell’incontro posto dietro alla cortina divisoria nel luogo chiamato santissimo.

Solo il sommo sacerdote poteva accedere al luogo santissimo e solo una volta all’anno in occasione di una particolare festa (Jom Kipur). E tutto questo non senza una serie di rituali con spargimento e aspersione di sangue di animali che venivano offerti in sacrificio per il perdono dei peccati del sacerdote stesso e del popolo.

Poi quando l’accampamento si spostava e anche la tenda dell’incontro veniva spostata bisognava procedere in un modo particolare in modo che nessuno tranne i sacerdoti entrassero in contatto con gli oggetti sacri come l’arca o il candelabro perché altrimenti morivano. In particolare i sacerdoti dovevano avvolgere gli oggetti in speciali coperte. Poi una famiglia in particolare dei Leviti (i Keatiti) dovevano trasportare questi oggetti e Dio aveva raccomandato la massima attenzione, affinchè questa famiglia non si estinguesse.

Tutto questo per mostrare quanto era difficile per un essere umano avvicinarsi alla presenza di Dio. Per un peccatore l’incontro con la presenza di Dio era e penso che anche oggi sarebbe mortale.

Per questo motivo Dio ha dovuto istituire un sistema di regole molto complicato e impegnativo da adempiere, che comprendiamo solo in parte, per poter risiedere in mezzo al popolo. La presenza di Dio, anche se richiedeva profonda devozione per il popolo doveva essere però una sorgente immensa di benedizione.

La storia in seguito ha mostrato che il patto del Sinai era sì un patto perfetto, ma l’incapacità di adempierlo ha portato a delle terribili catastrofi per gli ebrei. Per questo alla fine questo patto si è rivelato solo temporaneo perché per essere partecipi di una salvezza eterna ci voleva qualcosa di diverso. Ed è alla fine di questo che parliamo oggi.

Per questo, se hai l’impressione che Dio sia lontano, che non ascolti le tue preghiere o che non si interessi di te o se hai l’impressione che tu stesso non basti al suo cospetto questo non è un caso. In fondo prima di parlare dell’amore di Dio per noi, della sua grazia, della sua misericordia e della sua salvezza bisogna capire che sono cose che non meritiamo e che non si possono pretendere in tutta semplicità, come si capisce benissimo dai primi capitoli della lettera ai Romani, scritta dall’apostolo Paolo.

Di base il genere umano è separato da Dio e per questo il tema di oggi, Giustificati per fede, non deve essere preso alla leggera, perché è la chiave per entrare in contatto con Dio, essere accolto da lui e beneficiare del suo amore particolare.

Il mediatore di un nuovo patto

Parliamo allora di questo nuovo patto che Dio doveva offrire all’umanità in sostituzione di quello del Sinai.

Ricordiamoci che nel rapporto con l’umanità Dio ha sempre stabilito dei patti per regolare la reciproca relazione. Questo fin dall’inizio. Per esempio il patto con Adamo di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, il patto con Noè con il segno dell’arcobaleno, il patto del Sinai con il popolo d’Israele di cui ho parlato sopra, e il patto del Nuovo Testamento.

Benchè il patto del Sinai fosse come detto un patto perfetto per permettere la presenza di Dio in mezzo al popolo d’Israele e coprire i peccati del popolo, non bastava a redimere l’umanità. Infatti abbiamo già letto in Romani 3:20 che l’apostolo Paolo giunge alla conclusione

perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà la conoscenza del peccato.

Per questo Dio è intervenuto in maniera definitiva, rivelando sé stesso in Cristo e stabilendo un patto che non può più essere superato. Dopo aver sperimentato per una durata di 1500 anni che il sangue di millioni di animali sparsi in sacrificio espiatorio non poteva risolvere definitivamente il problema del peccato che ci separa da Dio, Dio stesso diventa il sacrificio perfetto, che con lo spargimento del suo sangue redime il mondo. In 1.Pietro 1:18-19 leggiamo:

siete stati riscattati…con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.

e 1.Giovanni 5:20

… noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna.

Con questi due passaggi del Nuovo Testament riconosciamo che effettivamente Cristo ha preso il posto degli agnelli sacrificali, che Cristo e Dio sono identici e che il cristiano tramite il sacrificio di Cristo è riscattato, cioè liberato da una condizione di schiavitù del peccato, per non dire del diavolo, per appartenere a Dio.

Dopo aver posto queste basi, nel testo che trattiamo oggi, cioè Romani 4:1-8 l’apostolo Paolo spiega a noi, ma soprattutto agli Ebrei come possiamo beneficiare dell’opera di salvezza di Dio: cioè per fede. Se vuoi sapere cosa devi fare per essere saalvato, la prima cosa chedevi fare è credere in Gesù, il Salvatore.

Il testo Romani 4:1-8

La comprensione di questo concetto, cioè la giustificazione per fede, non era assolutamente immediata per gli Ebrei. I sacerdoti e gli ebrei pii, come lo erano i farisei, erano completamente focalizzati sulla legge di Mosè e sui loro insegnamenti. L’idea di Gesù, mediatore di un nuovo patto più perfetto (Ebr. 1) basato sulla fede di base non rientrava nel loro schema. Infatti loro, nello statu quo, si aspettavano un messia che riportasse in auge il popolo ebreo e che istituisse un regno di pace. Per questo l’apostolo Paolo nel testo di oggi parla di Abramo, un personaggio della Bibbia ancora più importante di Mosè, per mostrare un principio diverso da quello dell’obbedienza alla legge, un principio che però non era nuovo. Leggo Romani 4:1-8

1Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne? 2Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi, ma non davanti a Dio; 3infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». 4Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; 5mentre a chi non  opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

6Così pure Davide proclama la beatitudine dell’uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo (Sal 51:6 Sepuaginta): 7«Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. 8Beato l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».

I testi di Paolo sono un po’ complicati, lo ammetto e forse non avete potuto seguire così alla svelta, ma qui parliamo della fede come atteggiamento gradito a Dio e della speranza di riscatto e liberazione dal male che è una beatitudine.

La fede richiesta dal Nuovo patto per stringere un’alleanza con Dio è un principio differente dalla richiesta di obbedienza necessaria per il Patto del Sinai, cioè differente da un comportamento basato su opere giuste che acquisiscono dei meriti. Per Dio la fede ha un valore superiore alle opere in relazione alle cose divine. Come abbiamo sentito nella bella predica di Giovanni di settimana scorsa la fede esclude il vanto e non da spazio all’orgoglio per i propri meriti, ma da tutti i meriti a Dio.  Ed è proprio questo insegnamento che l’apostolo Paolo vuole trasmettere parlando di Abramo.

Le opere di Abraamo

1Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne? 2Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi, ma non davanti a Dio.

L’anno scorso abbiamo trattato il libro della Genesi e sicuramente vi ricorderete di Abramo e della sua storia. Abramo ha vissuto una vita impressionante. Doveva vivere come straniero in una terra promessa che non poteva ancora possedere, destreggiandosi al meglio, era generoso, lasciando la terra fertile a Lot, liberò Lot da re nemici sconfiggendo un intero esercito e così via. Ma in questo testo Paolo ci dice che lui non è stato giustificato tramite le sue opere. Se Abramo non poteva essere giustificato dalle sue opere nemmeno noi lo possiamo. L’apostolo Paolo ha parlato della condizione umana insegnandoci che nessuno è giusto davanti a Dio. E neppure Abramo poteva esserlo attraverso le opere.

Molte persone nella nostra società vogliono essere persone buone, si rendono conto che esiste un’esigenza interiore e perciò si danno a molte pratiche per essere migliori. E se anche questo sforzo è lodevole non basterà mai per poter essere veramente giusti/ riabilitati dal peccato davanti a Dio.

Questo vuol dire che su questa via non potrai mai giungere ad una pace interiore persistente. Molte persone desiderano una pace interiore, ma non riescono a raggiungerla proprio perché le opere non possono riabilitarci davanti a Dio. Nessun peccato può essere cancellato da una buona opera.

La fede di Abramo

3infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». 

Leggendo questo versetto mi sono chiesto: quando è che è avvenuto esattamente questo fatto?

Non era quando per fede Abramo uscì da Ur in Caldea, neanche quando da Caran si avviò per entrare nella terra promessa di Canaan, neanche quando fu circonciso a 99 anni e neanche quando per obbedienza voleva offrire Isacco suo figliolo amato a Dio in sacrificio.

Gli avvenimenti che hanno preceduto questo enunciato erano la liberazione di Lot e degli abitanti di Sodoma dalla prigionia del re Chedorlaomer col suo esercito, poi il rifiuto di tenersi i beni del re di Sodoma come ricompensa e poi l’incontro con il mitico re di Salem, cioè Melchisedec, figura di Cristo. Ma non era questa strepitosa vittoria di Abramo, e nemmeno la sua integrità rifiutando i beni del re di Sodoma a procurargli questa giustizia, perché non può essere acquisita per opere.

Dio dopo questi avvenimenti parla ad Abramo (Gen 15:5-6) e gli dice:

… «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». 6 Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia.

Quindi deduciamo che per questo Dio invisibile l’atteggiamento di fiducia in Lui è di importanza primordiale. Io direi, al quel punto Abramo e Dio erano amici…e Dio fa ciò che un amico fa, perdona e rende Abramo giusto, cioè lo riabilitato da qualunque colpa. Ma questo per fede e non per opere.

Diremo allora: ma le opere allora non valgono nulla? Soffermiamoci su questa domanda, ma non troppo a lungo perché ci distrae un po’:

4Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; 

Controdomanda, secondo voi Dio rimane in debito verso qualcuno? Penso proprio di no. Qui leggiamo che anche le opere hanno un salario che è dovuto. Quindi le persone che operano in bene riceveranno una ricompensa. Gesù stesso ne parla dicendo (Mt 6:20):

 fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. 21 Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.

Le buone opere creano un tesoro in cielo e fanno in modo che il nostro desiderio è rivolto verso l’alto, cioè dove sono custoditi i tesori. L’unica cosa però da ricordare è che le opere non possono creare la giustizia necessaria.

Come Dio considera la fede in Cristo

Nel versetto 5 invece Paolo si rivolge di nuovo alla fede che ci interessa ora:

5mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

Qui Paolo generalizza il concetto della giustizia in base alla fede. Vuol dire che non era una prerogativa unicamente per Abramo. Chi crede alle promesse di Dio ottiene in regalo la giustizia o meglio la riabilitazione, cioè il perdono di Dio. Però nella traduzione della Nuova riveduta trovo interessante la formulazione. Rileggiamo: chi crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

Ma chi è colui che giustifica l’empio? Colui che giustifica l’empio è Cristo Gesù che muore in croce per salvare noi uomini.

Cioè Dio considera giusti alla stregua di Abramo coloro che credono in Cristo, il Dio che si dona in sacrificio di espiazione per salvarci.

Quindi qui siamo giunti a un punto chiave della questione. Una cosa che potevano capire gli Ebrei all’epoca e che per noi è importantissima. L’unico mezzo che abbiamo per appropriarci dell’opera salvifica di Cristo, per poterla rendere applicabile a noi stessi, per poter essere resi giusti da Dio ed essere salvati, è di credere profondamente in Cristo e la sua opera per noi.

La giustificazione per fede è sì a gratis per noi, ma il prezzo pagato da Cristo è stato immenso. La Parola creatrice è venuta nel mondo in una stalla a Betlemme ed è morte in croce a Gerusalemme. Però Cristo è risuscitato il terzo giorno e ora è alla destra del Padre. A lui dobbiamo gratitudine e adorazione.

È perciò chiaro che una tal fede dovrà influenzare tutta la nostra persona. È logico che ci saranno delle opere in conseguenza a questa salvezza. Anzi senza opere addirittura la fede può essere messa in discussione come leggiamo nella lettera di Giacomo.

Mi viene in mente adesso un anziano cristiano di una chiesa che frequentavo quando ero in Svizzera Interna, quando un giorno mi ha detto: “Lo sai in cielo si entra a gratis, ma quando li vedrai là riuniti, tutti avranno le loro opere con loro, tutti avranno dato”.

Il privilegio del perdono

Nei prossimi versetti l’apostolo Paolo cita il re Davide nel Salmo 51:

6Così pure Davide proclama la beatitudine dell’uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo (Sal 51:6 Sepuaginta): 7«Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. 8Beato l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».

Il re Davide era una persona particolare che godeva di una elezione e che possedeva lo Spirito di Dio che era una cosa straordinaria ai tempi dell’Antico Testamento. Lui si trovava sotto il giogo della Legge mosaica. Questa legge permetteva di vivere alla presenza di Dio, era limitata nel suo effetto e richiedeva un focus permanente sull’adempimento degli obblighi verso Dio. A quei tempi il fatto di essere perdonati semplicemente e ricevere in pratica una veste bianca da Dio veniva recepito come un privilegio immenso. E questo dalla bocca di un re potente che possedeva ogni privilegio materiale.

Ed è proprio ciò che Dio offre oggi a noi in Cristo. Dio ha abbassato la soglia a zero per perdonare le persone ed avere una relazione con loro.

Dio invita te e me a ricevere il costante perdono, la salvezza e la vita eterna, non tramite opere estenuanti, una virtù che non abbiamo o altro, ma attraverso la fede in Cristo e alla sua opera redentrice alla croce di Golgota. La morte di Cristo e la sua risurrezione sono stati degli eventi storici, reali, testimoniati e Dio vuole che ci crediamo. Che mettiamo la nostra fiducia in lui come fece Abramo per essere suoi amici. Anzi molto di più perché attraverso la fede riceviamo l’adozione da Dio:

In Romani 8:15 l’apostolo ne parla dicendo:

E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!»

Avere Dio come padre…questo è il dono per chi crede in Gesù, cioè per chi ha fede. Si può chiedere di più? Ora le porte per avvicinarci a Dio sono completamente aperte senza alcuna barriera, lode a Dio. Preghiamo allora  per avere più fede.

Amen

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