Come affrontare il peccato che ci avvolge
Daniele Scarabel
Pastore
Nella psicologia si parla spesso di “strategie di coping”. Ne avete mai sentito parlare? Sono in sostanza quei meccanismi di adattamento e di risposta che una persona può adottare quando si trova in condizioni di stress di varia natura e/o particolarmente conflittuali.
Purtroppo, non sempre le strategie che mettiamo in pratica sono positive e così, in fasi di stress, tendiamo ad agire così come abbiamo imparato a fare sin da piccoli… Ti sei mai reso conto di questo? E ti sei mai chiesto come mai, anche se sei credente da tanto tempo, ci sono situazioni nelle quali tendi a ripetere sempre di nuovo gli stessi errori?
Tenete a mente questi pensieri, mentre ci apprestiamo ad affrontare Genesi 20. Oggi torneremo infatti un passo indietro nella storia di Abraamo, prima della nascita di suo figlio Isacco, e vedremo nuovamente un Abraamo che, anche dopo 25 anni di cammino con Dio, non sembra aver superato i suoi punti deboli: tendeva a fidarsi solo di sé stesso, a essere disonesto, a manipolare, ad essere egoista… Tutti problemi che non aveva veramente affrontato. E così, questa sua tendenza al peccato lo ha avvolto sempre di nuovo…
Il peccato che ci avvolge
Abraamo partì di là andando verso la regione meridionale, si stabilì fra Cades e Sur; poi abitò come straniero in Gherar. Abraamo diceva di sua moglie Sara: «È mia sorella». E Abimelec, re di Gherar, mandò a prendere Sara. (Genesi 20:1-2)
Nel capitolo precedente, Abraamo aveva assistito alla potente manifestazione dell’ira di Dio contro le città di Sodoma e Gomorra, ma arrivato a Gherar il peccato lo avvolse nuovamente. Rifece esattamente lo stesso errore commesso 25 anni prima in Egitto, mentendo sul fatto che Sara fosse sua moglie. E leggendo questa storia ci viene da pensare: “Perché lo sta facendo di nuovo? Non ha imparato nulla dall’ultima volta quando è stato in Egitto?”.
Ma siamo sinceri: non ti è mai capitato di pensare la stessa cosa di te stesso? Hai mai fatto qualcosa di stupido per poi pensare: “Ma perché l’ho fatto di nuovo? Pensavo di aver superato questo problema!”? E così anche Abraamo, il grande uomo di fede, sotto stress torna ad essere manipolatore, ingannatore, disonesto e autoprotettivo. Un passo avanti, due indietro. Ti rivedi in questo? Questa è la vita con Dio! E se pensavi che affidando la tua vita a Gesù avresti smesso di peccare una volta per tutte e che tutti i tuoi problemi sarebbero spariti all’istante, allora o non hai capito il Vangelo oppure qualcuno non ti ha raccontato tutta la verità.
Il Vangelo è sì la buona notizia che per mezzo di Gesù Cristo abbiamo pace con Dio, ma anche del fatto che Dio vuole iniziare un’opera trasformatrice per mezzo dello Spirito Santo in ognuno di noi. E questo è un processo che dura tutta la vita! Ora non fraintendetemi: se sei credente avrai già vissuto una trasformazione alla tua conversione, perché come dice Paolo:
Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. (2 Corinzi 5:17)
Ma il problema della nuova vita in Cristo è che le vecchie abitudini sono difficili da spezzare. Anche se vogliamo fare ciò che è giusto, le vecchie abitudini hanno la tendenza a tornare a galla. Ed è proprio anche ciò di cui l’Apostolo Paolo parla in Romani capitoli 6, 7 e 8. Al capitolo sei Paolo descrive la nostra nuova identità in Cristo, sottolineando il fatto che Cristo, con la sua morte e risurrezione, ha spezzato le catene che ci tenevano legati al peccato.
Arriviamo quindi alla fine del capitolo sei pensando: “Esatto, so di essere morto al peccato, mi considero dunque morto al peccato e do gloria a Dio!”. Ma poi c’è il capitolo sette, dove Paolo descrive la situazione nella quale noi tutti ci troviamo, con il peccato ancora presente nella nostra vita quotidiana e che ci spinge a fare ciò che in realtà non vorremmo.
Se ci fosse solo il capitolo sei senza il sette, saremmo tutti incredibilmente frustrati. Arriveremmo a pensare che c’è qualcosa di sbagliato in noi, nella nostra fede o in Dio. Ma ciò che il capitolo sei ci insegna è che Cristo ci ha liberati dalla schiavitù del peccato, ma non dalla sua influenza o presenza nella nostra vita. E così Paolo termina il capitolo sette dicendo: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Romani 7:24). Ma poi arriva romani 8:1:
Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.
Ti capita mai di sentirti condannato nella tua vita cristiana? Cioè, quando sai di essere libero dalle catene del peccato, ma poi ti rendi conto che le vecchie abitudini sono difficili da spezzare. E allora pensi: “Sono condannato? C’è qualcosa di sbagliato in me? C’è qualcosa che non va nella mia fede?”. La verità è che non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù! Ma perché allora, se siamo giustificati per fede in Cristo, Dio ci fa attraversare questo continuo e impegnativo processo che dura tutta la vita?
La grazia di Dio che ci trasforma
Continuiamo con la storia di Abraamo. Abimelec, il re di Gherar, senza pensar male prende Sara per moglie. Ma Dio gli appare in sogno annunciandogli che presto sarebbe morto per aver preso in moglie una donna sposata. Abimelec si giustifica dicendo di essere stato ingannato da Abraamo e Dio conferma la sua buona fede ordinandogli di restituire Sara ad Abraamo. In quel caso Abimelec e la sua famiglia sarebbero stati salvi.
È incredibile come ancora una volta Dio nella sua grazia interviene per togliere Abraamo dai guai. E così, il giorno seguente Abimelec, giustamente arrabbiato, chiamò Abraamo dicendo:
Che ci hai fatto? In che cosa ti ho offeso, ché tu abbia attirato su di me e sul mio regno questo grande peccato? Tu mi hai fatto cose che non si debbono fare. (Genesi 20:9)
Una storia molto imbarazzante per Abraamo. Ma, anche alla luce di tutta la bontà di Dio nei confronti di Abraamo, la sua risposta nei versetti successivi non è molto soddisfacente… Abraamo cercò di giustificarsi spiegando che Sara era in realtà sua sorellastra. Diede poi addirittura quasi la colpa a Dio, dicendo di aver escogitato quello stratagemma “quando Dio mi fece emigrare lontano dalla casa di mio padre” (Genesi 20:13). Sotto stress Abraamo diventava ingannatore e manipolatore perché è così che era abituato a fare.
È un dato di fatto che nella vita di ognuno di noi c’è dell’ombra! Il Vangelo non prende semplicemente tutti i comportamenti malsani, peccaminosi e distruttivi della vostra vita e li cancella. Magari fosse così semplice! È invece piuttosto così che questi comportamenti vengono fuori nei momenti di stress, di difficoltà, di frustrazione e di solitudine… Ed è solo quando invitiamo il Signore a far parte di questo processo, che Egli inizia a trasformarci in una persona diversa.
Quando una persona sceglie di credere in Gesù Cristo, ciò che avviene è la cosiddetta giustificazione per fede: per mezzo di Cristo abbiamo pace con Dio e, per quanto riguarda Dio, quando Lui ci guarda ci vede santi a motivo di ciò che Cristo ha fatto per noi. Ma allo stesso tempo inizia ciò che la Bibbia chiama il processo di santificazione.
Nel Nuovo Testamento ogni persona che appartiene al Signore è dichiarata “santa”, ma allo stesso tempo la santificazione è anche un processo attivo nella vita di ogni credente:
Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate. (1 Tessalonicesi 4:3)
E questa santificazione, ovvero l’imparare a vivere senza fare affidamento sulle nostre vecchie e malsane abitudini, avviene spesso facendo un passo avanti e due indietro. Come nella vita di Abraamo. E così, quando il peccato torna a manifestarsi nella nostra vita, Dio ci ricorda che quel tipo di comportamento non è ciò per cui Lui ci ha creati, ma è ciò che siamo diventati.
È in quei momenti il Signore ci ricorda quanto abbiamo bisogno di umiliarci davanti a Lui e di riconoscere che la sua potenza si dimostra perfetta proprio nella nostra debolezza! Ed è proprio quando sono onesto riguardo ai miei problemi, che sperimenterò Dio lì pronto ad aiutarmi dicendomi: “Se lo desideri posso trasformarti davvero in una persona diversa, sei interessato?”. Questo è il Vangelo! E per certi versi, Abraamo ha vissuto un’esperienza molto simile.
Il piano di Dio che è più grande della nostra stessa vita
Facciamo ora un salto al capitolo 21, versetti 22 e seguenti. Dopo la nascita di Isacco, il tanto atteso figlio, Abraamo ebbe un nuovo incontro con Abimelec durante il quale stipularono un patto per regolamentare l’utilizzo e la spartizione delle limitate risorse idriche della zona.
Ciò che vediamo qui è un Abraamo diverso, che non solo stava imparando a fidarsi di Dio dopo la nascita di Isacco, ma anche un Abraamo che stava affrontando con Dio le ombre della sua vita, agendo in modo diverso. Se prima tendeva a manipolare, controllare, ingannare e mentire, questa volta fece tutto alla luce del sole.
Questa opportunità di crescita per Abraamo si concluse con un gesto molto significativo:
E Abraamo piantò un tamarindo a Beer-Seba e lì invocò il nome del SIGNORE, Dio dell’eternità. (Genesi 21:33)
La particolarità del Tamarindo è che ha una crescita estremamente lenta ed è un albero longevo che può diventare plurisecolare. Ma perché Abraamo, un uomo di cento anni, ha piantato un albero che avrebbe impiegato parecchi decenni a crescere? È perché aveva finalmente compreso che il Signore, il “Dio dell’eternità” (El Olam), stava portando avanti un progetto che andava ben oltre la stessa vita di Abraamo e che avrebbe coinvolto i suoi discendenti.
Da qui in poi vediamo Abraamo vivere per il resto dei suoi giorni alla luce della sua vita spirituale e non più nell’ombra. Non che l’ombra fosse scomparsa del tutto, ma la stava affrontando in modo diverso, con la potenza di Dio che si manifestava nella sua debolezza.
Cosa impariamo dunque da questo testo? Impariamo che Dio desidera invitare ognuno di noi ad entrare in un processo di trasformazione. Se hai confidato in Gesù Cristo, allora sei stato sigillato con lo Spirito Santo di Dio e lo Spirito di Dio opererà nella tua vita per trasformarti. Sentirai magari la voce della tua coscienza che ti dice: “Sei sicuro di aver bisogno di un altro drink? Sei sicuro di doverlo fare? Quel sito internet che stai per guardare, probabilmente si tratta di pornografia. Sei sicuro di doverlo aprire?”. Lascio a te immaginare altri esempi…
Quello è lo Spirito di Dio che ti dice: “Quello non sei tu. Puoi farlo se vuoi, ma non sei obbligato a farlo. Anzi, Dio ha in serbo qualcos’altro per la tua vita”. Lo spirito di Dio è all’opera nella nostra vita, ma spetta a noi soffermarci sempre di nuovo e dire, come il salmista:
Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna. (Salmo 139:23-24)
Puoi dire: “Spirito Santo, ti invito ad agire in me. E anche se la lista è lunga, ti chiedo di indicarmi tutto ciò che in me non è come tu lo vorresti”. Sarebbe l’inizio di un bellissimo processo.
Poi Dio opera attraverso la sua Parola che è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, al punto da giudicare i sentimenti e i pensieri del cuore (Ebrei 4:12). Hai mai notato che a volte leggere la Bibbia è piacevole, mentre altre volte fa davvero male? Questa è la bellezza della Parola di Dio che ci è stata data sia per affermare le belle verità dell’amore e della grazia di Dio per noi, sia per smascherare il peccato che c’è nel nostro cuore. Se non leggi la Bibbia, non stupirti però se poi non agisce potentemente nella tua vita!
E infine c’è anche il popolo di Dio, i fratelli e le sorelle che Dio ha messo al tuo fianco. Dio ci ha creati per vivere insieme in relazione, per incoraggiarci l’un l’altro, per sfidarci l’un l’altro, per stimolarci l’un l’altro all’amore e alle buone azioni, per pregare l’uno per l’altro, per amarci abbastanza da dire: “Hai mai notato che in momenti di stress tendi a comportarti secondo le tue vecchie abitudini?”. È anche di questo che abbiamo bisogno.
Per concludere voglio invitarvi a fare un passo concreto. Dio vuole fare un’opera nella tua vita tramite il suo Spirito, la sua Parola e il suo popolo. E se ti trovi come Abraamo, a vivere momenti nei quali cadi nelle tue vecchie e malsane abitudini e ti sembra di non vedere alcuna trasformazione nella tua vita, vorrei semplicemente dirti: non sei solo! In Ebrei 12 leggiamo:
Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. (Ebrei 12:1-2a)
Non è sbagliato cadere, come fece Abraamo, ma tutto dipende da come reagiamo alla caduta. Semplicemente alzarti e andare avanti non risolverà il problema. È solo questione di tempo e si ripresenterà. Gesù vuole aiutarti ad affrontare il peccato in modo che non ti avvolga più così facilmente. Fissa il tuo sguardo su di Lui!
Amen