Come vivere in attesa del ritorno di Cristo

17 Dicembre 2023

Video
Audio
Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Come pastore mi capita spesso di vivere di domenica in domenica. La domenica è un giorno molto intenso e gratificante, con il culto, la chiesa riunita a lodare il Signore e ad ascoltare la Parola. Poi segue il lunedì e tutto ricomincia da capo: incontri, riunioni, pianificazione, preghiera, preparazione del prossimo sermone… fino alla domenica seguente, con la chiesa nuovamente riunita a lodare il Signore e ad ascoltare la Parola.

Ognuno di noi vive gran parte della propria vita tra un evento significativo e l’altro: i fine settimana, le vacanze, le festività e tanto altro ancora. Attualmente siamo nel periodo dell’Avvento, un periodo che ci porta a riflettere sulla nascita di Cristo, ma anche sull’attesa del suo prossimo ritorno. E in un senso molto reale, come cristiani viviamo tutta la nostra vita nel mezzo dei due eventi più significativi della storia dell’umanità: la nascita e il ritorno di Cristo.

Quest’anno abbiamo affrontato il tema “Pronti per il ritorno del Re”, ma nell’ultimo capitolo di 2 Tessalonicesi, Paolo sposta nuovamente la nostra attenzione sulla necessità di vivere bene il periodo dell’attesa. E lo fa esortandoci a fare tre cose: pregare, essere obbedienti e confidare nel Signore.

Prega per la diffusione della Parola di Dio

Paolo inizia il capitolo conclusivo della sua lettera con alcune richieste di preghiera. In primo luogo, Paolo chiede di pregare “perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata” (3:1). Mi piace come Paolo sottolinei l’importanza della Parola del Signore invece di mettere sé stesso in primo piano. Perché, come Paolo scrisse ai Romani, è il Vangelo e non colui che lo predica ad essere “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16)!

Poi Paolo chiede di pregare “perché noi siamo liberati dagli uomini molesti e malvagi” (3:2). Molti stavano contrastando Paolo e il suo tentativo di diffondere la Parola. Lo stesso vale anche oggi, Satana cerca di frenare ogni diffusione del Vangelo e dobbiamo esserne consapevoli. Preghiamo dunque anche per la protezione di chiunque diffonde la Parola di Dio.

Leggendo queste parole di Paolo ho dovuto fare un po’ di autocritica, perché anche se è buono e giusto che preghiamo per le nostre sfide lavorative o famigliari, per la nostra salute e per tante altre cose ancora, non dovremmo tralasciare di pregare per coloro che sono spiritualmente malati e hanno bisogno della potenza trasformatrice della Parola nella loro vita.

Possiamo e dobbiamo – io per primo – intensificare le nostre preghiere perché la Parola del Signore si diffonda con forza e perché sia glorificata nelle nostre famiglie, sul nostro posto di lavoro, nella nostra città! È anche importante che preghiamo per protezione per coloro che diffondono il Vangelo, poiché, come dice Paolo, “non tutti hanno la fede” (3:2) e soffriremo per mano di chi non ha fede.

Il nostro scopo non può essere semplicemente quello di andare in chiesa e di preservare la nostra felicità in attesa del ritorno del Signore. Il nostro scopo è di essere luce nel mondo, proprio come Gesù è la luce. Proprio come queste candele dell’Avvento ci ricordano che con la sua nascita Cristo ha portato la luce nel mondo.

Quindi, mentre attendiamo pazientemente il ritorno di Cristo, ricordiamoci di pregare perché la luce del Vangelo si diffonda e trovi cuori pronti ad accoglierlo. Preghiamo concretamente per tutte le opportunità che potremmo avere in questo periodo natalizio di diffondere la buona notizia della salvezza che Gesù Cristo ci offre.

Sii ubbidiente alla Parola di Dio

La seconda esortazione di Paolo per la nostra vita in attesa del ritorno di Cristo è di essere ubbidienti nel mettere in pratica ciò che lui e gli altri apostoli ci hanno insegnato. Paolo era fiducioso che la maggior parte dei Tessalonicesi avrebbero messo in pratica i suoi insegnamenti. Nel loro caso particolare si riferisce al fatto che ognuno avrebbe dovuto lavorare per non essere di peso agli altri, seguendo l’esempio di Paolo stesso e degli altri apostoli mentre erano a Tessalonica (3:8-10).

Questa esortazione non è rivolta direttamente a noi, in quanto non credo che nella nostra chiesa ci sia qualcuno che si stia approfittando degli altri non lavorando. Ci sono però dei principi basilari per la condotta cristiana che vanno rispettati. Il tutto riassunto nella frase:

Quanto a voi, fratelli, non vi stancate di fare il bene. (2 Tessalonicesi 3:13)

Essenzialmente Paolo ci esorta a non stancarci nel voler mettere in pratica la volontà di Dio per la nostra vita. E questo vale per ogni ambito: sul posto di lavoro, nel matrimonio, nell’educazione dei nostri figli, nel come viviamo la nostra sessualità, nel nostro rapporto con il denaro, nello scegliere accuratamente le nostre amicizie, nel tipo di pensieri che permettiamo di entrare nella nostra mente, nei sogni che inseguiamo, nel come curiamo la nostra relazione con Dio e in tanti altri ambiti ancora.

Ogni persona è innanzitutto responsabile per sé stessa perché, come Paolo scrisse ai Corinzi:

Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla. (1 Corinzi 6:12)

In generale la Bibbia ci insegna ad avere una vita ordinata e impegnata nel seguire la volontà del Signore. Ed è così che un cristiano dovrebbe comportarsi in attesa del ritorno di Cristo.

Purtroppo, a Tessalonica c’erano persone che si comportavano “disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili” (3:11). Questo può accadere anche da noi, non per forza per quanto riguarda il lavoro, ma in altri ambiti della vita cristiana.

E qui subentra la responsabilità della chiesa nel mantenere l’ordine, come ci spiega Paolo:

Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l’insegnamento che avete ricevuto da noi. (2 Tessalonicesi 3:6)

E se qualcuno non ubbidisce a ciò che diciamo in questa lettera, notatelo, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni. (2 Tessalonicesi 3:14)

Sono richieste che possono sembrarci esagerate o troppo dure, ma dobbiamo comprendere che lo scopo è quello di preservare la chiesa. È spiritualmente pericoloso per la chiesa tollerare al suo interno una credente che apertamente si ribella alla volontà di Dio per la sua vita.

A Tessalonica le persone si contagiavano a vicenda con l’idea che fosse giusto smettere di lavorare e di farsi mantenere in attesa del ritorno di Cristo, portando il caos e l’anarchia nella chiesa. Nel nostro caso la menzogna che potrebbe diffondersi sarebbe magari un’altra, ma la conseguenza sarebbe la stessa: ci distrarrebbe dal nostro obiettivo, ovvero il vivere bene la nostra vita in attesa del ritorno di Cristo. O, peggio ancora, potrebbe spingere altri ad abbandonare la fede in Cristo e ad allontanarsi da Dio.

Paolo sostanzialmente richiede alla chiesa di interrompere i rapporti fraterni con chi si comporta disordinatamente. Il separarsi da certi credenti in determinate situazioni è un principio biblico, anche se deve essere sempre l’ultimo doloroso passo di un lungo processo, nel quale lo scopo è di far ragionare la persona sul proprio comportamento e di portarla al ravvedimento. Perciò Paolo aggiunge: “Però non consideratelo un nemico, ma ammonitelo come un fratello” (3:15). L’obiettivo deve sempre essere di incoraggiare la persona al ravvedimento, con pazienza, amore e tanta preghiera. Il disciplinare qualcuno in chiesa richiede molta attenzione, preghiera e valutazione del caso.

Confida nella fedeltà del Signore

Paolo non desidera però concludere la sua lettera con una nota negativa, per questo motivo ha inserito nell’ultimo capitolo tutta una serie di incoraggiamenti:

Ma il Signore è fedele ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno. (2 Tessalonicesi 3:3)

Il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo. (2 Tessalonicesi 3:5)

Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni maniera. Il Signore sia con tutti voi… La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. (2 Tessalonicesi 3:16.18)

Noi siamo deboli, tendiamo a sbagliare, possiamo anche lasciarci prendere da idee sbagliate arrivando così a scombussolare un’intera chiesa, ma Paolo ci ricorda che il Signore è fedele! Fedele in che cosa? Nel mantenere le sue promesse! Sarà Lui stesso a renderci saldi nel compiere buone opere, a darci le forze per fare la sua volontà e nel guardarci dal maligno.

Paolo era fiducioso che i Tessalonicesi avrebbero fatto ciò che lui aveva ordinato loro, perché sapeva che al di sopra di tutto c’è la fedeltà di Dio. E anche noi lo possiamo essere! Perché, come Paolo scrisse ai Filippesi, “colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Filippesi 1:6).  

Se Cristo opera in noi e se diamo spazio allo Spirito Santo nella nostra vita, allora avremo il desiderio e la forza per obbedire ai comandamenti di Dio. Allora saremo in grado di attendere con perseveranza e con gioia il giorno in cui il Re dei re e il Signore dei signori farà ritorno sulla terra.

Quindi il mio appello alla fine di questa serie è: non scordarti di chiedere al Signore in preghiera tutto l’aiuto di cui hai bisogno per riuscire a compiere la sua volontà nella tua vita di tutti i giorni!

Se senti di avere difficoltà nella tua fede, chiedi a Dio di rafforzarla. Se hai bisogno di aiuto nel perseverare nella volontà di Dio, prega ogni giorno il Signore di sostenerti con la forza dello Spirito Santo. Se ti senti perso nel peccato o stai lottando contro la tentazione, non continuare a lottare da solo, ma chiedi a Dio di darti la forza per combatterlo o di mettere qualcuno al tuo fianco in grado di sostenerti.

E se stai bene, prega per i fratelli e le sorelle della chiesa che potrebbero aver bisogno di rivolgere nuovamente i loro cuori all’amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo. È molto facile scoraggiarsi nel fare il bene, ma non perdetevi d’animo. Non rinunciate a fare del bene, è ciò che Dio vuole per noi mentre attendiamo il suo ritorno.

Capita a tutti, prima o poi, di essere feriti dopo aver investito tempo e forze nell’aiutare qualcuno, solo per poi vedere la persona allontanarsi da noi e forse anche da Dio. Quando questo accade, la tentazione di non voler più investire nelle persone può essere grande. Ma non dimentichiamo ciò che Paolo disse agli Anziani di Efeso quando si congedò da loro:

In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. (Atti 20:35)

Il tema di quest’anno era: Pronti per il ritorno del Re! Abbiamo visto che Cristo presto tornerà per portare con sé la sua chiesa, che in quel momento incontreremo tutte le persone credenti che nel frattempo sono già morte in Cristo. Abbiamo anche imparato che stiamo andando incontro a tempi duri, bui e difficili per la Chiesa, con il male che prenderà sempre più il sopravvento nel mondo. Sappiamo però anche che la sofferenza non sarà eterna, perché Cristo tornerà, sconfiggerà il male e ci darà eterna pace ed eterno riposo.

Nel frattempo, continuiamo a pregare per la diffusione del Vangelo, impegnandoci a camminare in obbedienza alla Parola di Dio e non stancandoci di fare del bene. Sempre ricordando che Dio è fedele ed è sempre con noi per sostenerci con il suo amore, la sua pace e la sua grazia.

Amen

Altri sermoni

Come affrontare il peccato che ci avvolge

Come affrontare il peccato che ci avvolge

Nella psicologia si parla spesso di “strategie di coping”. Ne avete mai sentito parlare? Sono in sostanza quei meccanismi di adattamento e di risposta che una persona può adottare quando si trova in condizioni di stress di varia natura e/o particolarmente...

Ottimismo o speranza?

Ottimismo o speranza?

Gesù Cristo è risorto! Qualcuno ha affermato: “Se Cristo è risorto, allora tutto il resto è irrilevante. E se Cristo non è risorto, allora tutto il resto è irrilevante”. Che cosa significa? Che, se Gesù è risorto dai morti, allora tutto il resto a confronto è...

Da Melchisedec a Cristo

Da Melchisedec a Cristo

Trattando la storia di Abramo abbiamo tralasciato un incontro che il patriarca ebbe con un misterioso re di nome Melchisedec. A questo incontro sono dedicati solo tre versetti di Genesi 14, ma fu significativo per Abramo perché gli permise di prendere nuovamente...