Come vivere nelle promesse di Dio

Daniele Scarabel
Pastore
Due settimane fa abbiamo parlato di come Giacobbe fu costretto a fuggire di casa, dopo aver ingannato suo padre e suo fratello. Giacobbe aveva perso praticamente tutto, ma non aveva perso la cosa più importante: la sua relazione con un Dio estremamente fedele. Dio apparve a Giacobbe in un sogno rinnovandogli le promesse fatte ad Abraamo e Isacco e, inoltre, promettendogli che sarebbe stato con lui e che lo avrebbe protetto ovunque sarebbe andato.
Giacobbe non mostrò però di aver compreso a fondo la grazia di Dio. In lui era certamente iniziato un processo di trasformazione spirituale, ma si trovava nella tipica situazione nella quale molti di noi si trovano sul cammino con Dio: sapeva di doversi comportare diversamente, ma ancora non riusciva del tutto ad abbandonare le sue vecchie abitudini.
Oggi vedremo Giacobbe cercare di vivere nella promessa ricevuta da Dio. E nel suo caso, iniziare con la ricerca di una moglie non gli sembrò essere una cattiva idea…
Impara a confidare sempre più in Dio e meno in te stesso
All’inizio del capitolo 29 leggiamo di come Giacobbe arrivò a Caran, nel paese di suo zio Labano. La descrizione degli avvenimenti è troppo particolare, per pensare che si tratti di un caso fortuito. Giacobbe arrivò nel paese di Caran ed ecco che trovò subito il pozzo giusto. E guarda caso, i pastori che erano lì con le loro pecore conoscevano suo zio Labano e, poco dopo, ecco arrivare anche la bella e forte Rachele con le pecore di Labano…
Giacobbe era arrivato nel posto giusto e nel momento giusto. Evidentemente la mano di Dio, come gli era stato promesso, lo stava guidando, ma credo anche che Giacobbe fosse ancora molto meno spirituale di quanto possa sembrare e che dietro a questo incontro ci fosse in parte anche il suo zampino.
Il racconto è molto simile a quello narrato in Genesi 24, dove il servo di Abraamo si recò nella stessa regione alla ricerca di una moglie per Isacco. Ma in quel capitolo leggiamo che, quando il servo di Abraamo giunse a destinazione la prima cose che fece fu pregare (24:12-14), chiedendo a Dio un chiaro segno che la donna che avrebbe incontrato sarebbe stata quella giusta.
Giacobbe, invece, non pregò una singola volta e l’incontro con Rachele sembra essere anche il frutto di una ricognizione fatta a regola d’arte. È anche sospetto il fatto che Giacobbe cercò di convincere i pastori lì riuniti ad allontanarsi, per assicurarsi di essere solo all’arrivo di Rachele. Ed ecco ciò che poi successe:
Quando Giacobbe vide Rachele figlia di Labano, fratello di sua madre, e le pecore di Labano, fratello di sua madre, si avvicinò, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e abbeverò il gregge di Labano, fratello di sua madre. Poi Giacobbe baciò Rachele, alzò la voce e pianse. (Genesi 29:10-11)
Al versetto due leggiamo che “la pietra sulla bocca del pozzo era grande” e che i pastori la rotolavano assieme per far uscire l’acqua per abbeverare le pecore. Giacobbe voleva forse mostrare a Rachele quanto fosse forte rotolando da solo la pietra? Insomma, a me qui sembra di vedere ancora troppo il caro vecchio Giacobbe abituato a raggiungere i suoi obiettivi come aveva sempre fatto: pianificando tutto nel dettaglio con l’inganno.
Giacobbe era abituato ad avere successo, ma quando finalmente vide Rachele ebbe una forte reazione emotiva, forse dettata dal fatto che riconobbe, nonostante tutto, la mano di Dio in quella situazione. Notiamo però un’altra differenza tra lui e il servo di Abraamo. Quando il servo di Abraamo capì che Dio gli aveva appena mostrato la futura moglie di Isacco, s’inchinò, adorò il SIGNORE, e pregò. (Genesi 24:26). Giacobbe invece non pregò, si limitò a piangere.
Forse hai anche tu già sperimentato una situazione nella quale il Signore ha guidato le circostanze nella tua vita, mostrandoti chiaramente la sua fedeltà nonostante la tua testardaggine o i tuoi tentativi di fare a modo tuo. Come hai risposto? La tua è stata una reazione puramente emotiva oppure hai dato gloria a Dio, permettendo alla tua fiducia in Lui di crescere ancora di più? Come rispondi solitamente alle evidenti dimostrazioni della fedeltà di Dio?
Ho purtroppo visto tante persone avere reazioni fortemente emotive alla provvidenza divina nella loro vita e dare meravigliose testimonianze, senza però poi vedere in loro un reale cambiamento o un crescente desiderio di sottomettersi maggiormente alla volontà di Dio. La conseguenza è stata che alla prossima crisi sono sprofondate ancora più di prima.
La nostra più grande debolezza è di solito la nostra forza portata all’estremo, perché, se siamo forti in qualcosa, pensiamo non aver più bisogno di Dio in quell’ambito. Se dunque vuoi vivere nelle promesse di Dio non basta che tu reagisca emotivamente alla sua provvidenza, devi anche imparare a confidare sempre di più in Lui e sempre meno nelle tue forze e capacità. Presta dunque attenzione ai tuoi punti di forza, perché potrebbero rivelarsi proprio la tua più grande debolezza, spingendoti a confidare troppo in te stesso e troppo poco in Dio!
Impara dallo specchio che il Signore ti mette di fronte
Ora, Labano aveva due figlie, Rachele, la minore, che è descritta al versetto 17 come “avvenente e di bell’aspetto” e Lea, la sorella maggiore, della quale è scritto che “aveva gli occhi delicati”, il che non è che un modo carino per dire che non corrispondeva agli standard di bellezza di Giacobbe.
Giacobbe, che aveva occhi solo per Rachele e che era accecato dall’amore, propose dunque a Labano di lavorare sette anni per lui in cambio di sua figlia. Labano acconsentì ed è così che ebbe inizio il grande inganno di Labano ai danni di Giacobbe. Dopo sette anni…
Giacobbe disse a Labano: «Dammi mia moglie, perché il mio tempo è compiuto, e io andrò da lei». Allora Labano radunò tutta la gente del luogo e fece un banchetto. Ma, la sera, prese sua figlia Lea e la condusse da Giacobbe, il quale si unì a lei. Labano diede la sua serva Zilpa per serva a Lea, sua figlia. L’indomani mattina ecco che era Lea! Giacobbe disse a Labano: «Che mi hai fatto? Non è per Rachele che ti ho servito? Perché mi hai ingannato?». (Genesi 29:21-25)
In questo testo c’è molta ironia. Vediamo Giacobbe, l’ingannatore abituato ad ottenere sempre ciò che voleva, Giacobbe che aveva ingannato suo padre fingendo di essere il fratello Esaù, essere ingannato da Lea che finse di essere sua sorella Rachele. E se vi chiedete come sia possibile che Giacobbe non se ne fosse accorto, c’è una semplice spiegazione: siccome i matrimoni duravano parecchi giorni, la mia ipotesi è che Giacobbe fosse talmente ubriaco da non rendersi conto di ciò che stava succedendo.
E anche se questa storia può, a prima vista, sembrare una catastrofe, credo che Dio abbia permesso tutto ciò per insegnare qualcosa a Giacobbe, che per la prima volta nella sua vita fu costretto a sperimentare sulla propria pella cosa significa essere ingannato. In un certo senso potremmo dire che Dio mise Labano nella vita di Giacobbe per insegnargli che “Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili” (1 Pietro 5:5).
Non ti è mai capitato di essere confrontato con un amico, un collega di lavoro o un famigliare che, con il suo atteggiamento di mette duramente alla prova, per poi renderti conto che si comporta esattamente come fai spesso tu? Hai mai pensato che, quando nella tua vita incontri persone che ti fanno impazzire, forse è perché in parte sei proprio come loro. A volte è necessario che Dio ci metta di fronte persone con i nostri stessi difetti per farci ragionare.
Vedi difetti caratteriali nelle persone che ti circondano? Vedi amici o parenti che hanno punti ciechi spirituali così evidenti, al punto da farti innervosire? Hai mai pensato che Dio potrebbe averli messi sul tuo cammino per mostrarti, come in uno specchio, alcuni dei tuoi maggiori difetti? In 1 Pietro 5:6-7 leggiamo:
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.
Mi rendo benissimo conto che è molto più facile vedere i difetti negli altri che in noi stessi, ma potrebbe darsi che Dio abbia messo determinate persone nella tua vita, per incoraggiarti ad umiliarti di fronte a Lui ammettendo di non essere così perfetto come pensavi?
Questa lezione vale in particolare nel matrimonio. Nella consulenza matrimoniale abbiamo imparato che, quando il partner ci fa particolarmente arrabbiare, la soluzione migliore è quella di lamentarci con Dio invece che con il partner. Da una parte perché così possiamo lasciare il desiderio di cambiare il nostro partener nelle mani di Dio e dall’altra perché permettiamo a Dio di parlare anche al nostro cuore.
In quelle situazioni – e questo non vale solo nel matrimonio – accade spesso che Dio mi parla dicendomi: “Sei sicuro che è solo l’altro ad aver sbagliato? Vogliamo parlare anche dei tuoi difetti e dei tuoi errori?”. Dio lo fa sovranamente perché vuole che noi cambiamo. Pensaci la prossima volta che qualcuno ti farà impazzire con i suoi difetti caratteriali.
Combatti con il Signore contro la carne
La storia continua con Labano che propose a Giacobbe un ulteriore accordo: gli avrebbe dato anche Rachele in moglie, a patto che restasse a lavorare per lui per altri sette anni… Giacobbe accettò e, dopo una sola ulteriore settimana di festeggiamenti, leggiamo che:
Giacobbe si unì pure a Rachele, e amò Rachele più di Lea, e servì Labano per altri sette anni. (Genesi 29:30)
In totale Giacobbe dovette dunque lavorare ben quattordici anni per un uomo che gli diede la figlia sbagliata come moglie. E, inoltre, si ritrovò con quattro donne, Lea e Rachele con le rispettive serve Zilpa e Bila, che concorrevano per le sue attenzioni! Cosa avrebbe potuto andare storto? Praticamente tutto, come vedremo le prossime domeniche…
Giacobbe era abituato a vincere, era abituato a ingannare, a manipolare, a controllare. E la frustrante verità riguardo ai patriarchi dell’Antico Testamento è che non possiamo dire che ci siano in tutto di buon esempio. Dall’altra parte le loro storie ci sono d’incoraggiamento perché possiamo facilmente riconoscerci in loro e possiamo imparare dai loro errori. E credo che queste storie siano qui per darci la speranza che Dio vuole cambiarci. In Romani 6 leggiamo:
Ma sia ringraziato Dio perché eravate schiavi del peccato ma avete ubbidito di cuore a quella forma d’insegnamento che vi è stata trasmessa; e, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. (Romani 6:17-18)
Noi siamo in netto vantaggio, anche rispetto alle persone dell’Antico Testamento, in quanto il Vangelo ci rende liberi dalla schiavitù della nostra vecchia vita. E ora siamo chiamati da Dio, sulla base di ciò che Cristo ha fatto per noi in croce, a rivestirci della nuova identità che abbiamo in Cristo. Lo Spirito Santo sta facendo un’opera nella nostra vita per renderci più simili a Gesù, ma tutto inizia solo quando riponiamo la nostra fiducia in Cristo.
Se non impari a fidarti di Cristo, non sperimenterai mai una vera trasformazione spirituale. Puoi forse arrivare a capire concettualmente che c’è bisogno di una trasformazione, ma la potenza della trasformazione viene solo da ciò che lo Spirito Santo fa in te. Se non affidi pienamente a Cristo la tua vita, puoi al massimo essere religioso, puoi arrivare a fare pulizia e a sforzarti di migliorare il tuo comportamento, puoi lottare contro le dipendenze e magari anche riuscire a liberartene, ma non sperimenterai mai la vita con Dio.
Se invece hai sperimentato come Dio ha già iniziato in te quel lento e doloroso processo di trasformazione, il miglior modo per permettergli di lavorare ancora di più in te è quello di affrontare sempre di nuovo una sana e sincera conversazione con Lui, dicendo con Davide:
Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna. (Salmo 139:23)
La differenza rispetto a Giacobbe è che noi abbiamo una speranza, non solo in un Dio fedele, ma in un Dio fedele che ci ha mandato Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, per liberarci dal dominio del peccato e della morte! Ricorda che ci vuole tempo per questo processo di trasformazione spirituale, perché ci sentiamo a nostro agio a vivere come abbiamo sempre vissuto. Arrivando persino a dire: “Oramai sono fatto così!”. Ma no, non è così che sei fatto! Questo è solo ciò che hai permesso a te stesso di diventare.
Dio vuole poter fare breccia in quello che sei stato per trasformarti in qualcosa di diverso, che assomigli di più a Gesù. Sei disposto ad avere questa conversazione con Dio?
Amen