Dio agisce in noi, per poter poi agire tramite noi
Daniele Scarabel
Pastore
Riprendiamo oggi la storia di Giuseppe in Genesi 41. Vivere nelle promesse di Dio non è facile, ancor meno quando, come Giuseppe, ci si trova ingiustamente in prigione, dimenticati da tutti, ma non da Dio. Ricordate Giuseppe nel capitolo 37? Aveva avuto dei sogni in cui il Signore gli aveva rivelato che un giorno tutta la sua famiglia si sarebbe sottomessa a lui. Giuseppe, con un po’ di arroganza, si vantò di quei sogni e sappiamo come è finita: venduto come schiavo in Egitto.
Tuttavia, ciò che accadde a Giuseppe era necessario per portare alla luce il suo peccato di orgoglio e la sua tendenza a voler avere il controllo. Oggi ritroviamo un Giuseppe trasformato, dopo 13 anni di attesa, pronto a essere innalzato da Dio. In Proverbi 29:23 leggiamo: “L’orgoglio abbassa l’uomo, ma chi è umile di spirito ottiene gloria”. L’umiltà non è naturale per noi; solo Cristo poteva affermare di essere umile di cuore. Ma se permettiamo allo Spirito Santo di lavorare in noi, sarà Dio stesso a innalzarci nel momento giusto.
Umiliati davanti al Signore
Alla fine di due anni interi, il faraone fece un sogno. (Genesi41:1)
Nel capitolo 40, abbiamo visto Giuseppe interpretare il sogno del gran coppiere del faraone, predicendo il suo ritorno alla carica. Eppure, alla fine del capitolo leggiamo: “Il gran coppiere però non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò”. Passarono altri due anni di attesa in prigione. Giuseppe dovette imparare cosa significhi aspettare i tempi di Dio, ad amare Dio per chi è, e non per ciò che fa. Questa attesa aveva però uno scopo.
Ciò che accadde a Giuseppe è tipico per il modo in cui Dio opera nella nostra vita. Il Regno di Dio è un po’ un regno al contrario, perché Dio non è interessato a quanto straordinari possiamo sembrare agli altri; ciò che conta è che gli permettiamo di plasmare le nostre vite. Inoltre, i piani di Dio andavano ben oltre la semplice vita di Giuseppe perché, mentre Dio preparava Giuseppe, stava preparando anche il cuore del faraone attraverso due sogni che lo turbarono e che nessuno in Egitto riusciva a interpretare.
Solo allora il capo dei coppieri si ricordò di Giuseppe, nel momento previsto da Dio. Il faraone chiamò così Giuseppe affinché gli desse l’interpretazione dei suoi sogni, e Giuseppe, che non era più l’arrogante giovane di 17 anni, ma un uomo che aveva imparato l’umiltà nella scuola di Dio, rispose:
Non sono io, ma sarà Dio che darà al faraone una risposta favorevole. (Genesi 41:16)
Un altro personaggio biblico che dovette affrontare un simile processo è Pietro. Pietro era molto orgoglioso e voleva essere sempre in prima fila, fino al punto da affermare davanti a tutti che non avrebbe mai abbandonato Gesù. Ma dopo aver rinnegato Gesù tre volte, Pietro si sentiva sconfitto e indegno.
Quando Gesù lo ristabilì e gli disse “pasci le mie pecore” (Giovanni 21:15-17), Pietro, umiliato e consapevole della sua debolezza, si affidò completamente a Dio, e questo gli permise di diventare uno dei leader più forti della Chiesa primitiva. E fu proprio Pietro che, alla fine della sua vita, scrisse una profonda verità:
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. (1 Pietro 5:6-7)
Giuseppe, come Pietro, imparò a dire: “Signore, sono tuo. Fai di me ciò che vuoi”. Umiliarci non fa parte della nostra natura umana, ma se c’è qualcuno di fronte al quale non dobbiamo temere di farlo, questo è Dio. Questi due esempi biblici mostrano come, quando ci affidiamo a Dio e ci umiliamo, non perdiamo nulla, ma invece otteniamo forza e nuove opportunità. Umiliarsi davanti a Dio significa riconoscere la propria dipendenza da Lui e ammettere i propri limiti, errori e peccati. È la consapevolezza che non possiamo fare tutto da soli, che abbiamo bisogno della Sua grazia e del Suo intervento nella nostra vita.
Il contrario dell’umiltà è l’orgoglio, che è un ostacolo alla crescita spirituale. L’orgoglio ci impedisce di vedere le nostre aree di debolezza e ci rende ciechi davanti ai bisogni degli altri. In Proverbi 16:18 si dice: “La superbia precede la rovina, e lo spirito altero precede la caduta.” Quando siamo pieni di orgoglio, non siamo in grado di ricevere correzioni, non siamo aperti a ciò che Dio vuole fare nella nostra vita e rischiamo di cadere in peccati che potrebbero essere evitati. Umiliarsi davanti a Dio significa perciò lasciare che Lui ci mostri dove l’orgoglio sta influenzando il nostro cuore.
Umiliarci davanti al Signore non solo ci permette di crescere spiritualmente, ma ci libera anche dal peso del controllo, dell’ansia e della paura. Per questo vorrei incoraggiarti a chiedere allo Spirito Santo di mostrarti se c’è dell’orgoglio in qualche ambito della tua vita che sta prendendo il sopravvento. E se dovesse esserci, non temere di umiliarti sotto la potente mano di Dio, gettando su di Lui ogni tua preoccupazione.
Ed egli ti innalzerà a suo tempo
Così il faraone disse a Giuseppe: «Poiché Dio ti ha fatto conoscere tutto questo, non c’è nessuno che sia intelligente e savio quanto te. Tu avrai autorità su tutta la mia casa…». (Genesi 41:39-40)
Giuseppe venne elevato a una posizione di grande potere, secondo solo al faraone. I sogni del faraone indicavano che ci sarebbero dapprima stati sette anni di abbondanza, seguiti da sette anni di carestia. Giuseppe consigliò al faraone di raccogliere abbondanti riserve nei primi sette anni, per poi distribuirle al popolo durante i sette anni di carestia. Il faraone fu d’accordo e Giuseppe si mise all’opera.
Così, durante i sette anni d’abbondanza, raccolse “grano come la sabbia del mare: in così gran quantità, che si smise di contarlo, perché era incalcolabile” (Genesi 41:49). Oltre ad avere successo politico e strategico, Giuseppe fu pure benedetto a livello privato. All’età di 30 anni il faraone gli diede una moglie egiziana che gli partorì due figli: Manasse ed Efraim, che avrebbero dato vita a due delle dodici tribù di Israele.
Dietro a tutto ciò che accadeva a Giuseppe, Dio stava però compiendo un piano ben più grande della salvezza personale di Giuseppe. La carestia, infatti, colpì “tutta la terra” e “da tutti i paesi venivano in Egitto, da Giuseppe, per comprare grano” (Genesi 41:57). E leggiamo anche che il futuro della famiglia di Giacobbe, delle dodici tribù di Israele dalle quali sarebbero sorti i re e i sacerdoti di Israele, era a rischio.
Dio aveva però sovranamente preparato e posizionato Giuseppe nel posto giusto al momento giusto. Il Salmo 105, che riassume un po’ la storia di Israele, ci mostra chiaramente il piano divino, dicendo che “mandò davanti a loro un uomo, Giuseppe, che fu venduto come schiavo… finché si avverò quanto aveva predetto” (Salmo 105:17-19). Dio non stava semplicemente trasformando Giuseppe; stava preparando un piano di salvezza per l’intera umanità, che avrebbe un giorno portato alla nascita di Cristo.
Nella desolazione, quando sentiamo Dio lontano, è facile che arriviamo a pensare che tutto si giri attorno a noi. Ci preoccupiamo di come uscire dalle difficoltà, di come affrontare le sfide apparentemente insormontabili e di come possiamo ritrovare la nostra personale pace interiore o di come possiamo ritrovare una profonda e rinnovata intimità con Dio. E sono tutte cose buone e giuste, ma non escludere che dietro a tutte le avversità che stai affrontando possa esserci un piano di Dio ben più grande, che vada oltre la tua stessa vita!
Come ci mostra l’esempio di Giuseppe, questo è un processo che può prendere molto tempo. Non cercare di accelerare i tempi, perché sarà Lui a innalzarti a suo tempo. Se dovesse innalzarti prima del tempo potresti pensare che si tratti solo di ristabilire la tua persona e non cogliere il piano più grande nel quale Dio potrebbe volerti coinvolgere. Ma anche se Dio non dovesse avere piani più grandi per te, ricorda che anche il solo processo di crescita spirituale che potresti attraversare è parte della cura che Dio ha per te.
Come rispondi tu all’opera di Dio in te? Sei pronto a lasciarlo lavorare in te, magari togliendo a poco a poco il tuo orgoglio, per poi poter agire attraverso di te? Qual è il Giuseppe di Genesi 37 in te? Dove c’è orgoglio in te? Dove c’è arroganza in te? Quali sono le cose che stai cercando di controllare, invece di lasciarle nelle mani di Dio?
Non ti scoraggiare
Anche Paolo ci incoraggia in questo senso dicendo:
Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne. (2 Corinzi 4:16-18)
Se oggi ti trovi in una fase di difficoltà o attesa, ricordati che Dio potrebbe usare proprio quella situazione per lavorare non solo in te, ma anche attraverso di te. Il processo può essere lungo e doloroso, ma è Dio stesso che ti sta preparando per qualcosa di più grande. Sii paziente e getta su di Lui ogni preoccupazione, perché Egli ha cura di te.
Possono esserci afflizioni di diverso tipo. Penso ad esempio alle giovani mamme e a quanto è estenuante essere mamma di piccoli bambini. È un tipico esempio di un processo attraverso il quale Dio non sta facendo solo qualcosa in te come giovane mamma, ad esempio per insegnarti ad essere paziente o a non scoraggiarti, ma ti sta anche preparando a fare qualcosa attraverso di te, con tutto ciò che potrai investire nella vita dei tuoi figli.
O penso a chi si trova in un matrimonio difficile. Magari hai provato per anni a cambiare il tuo coniuge, ma non è possibile, perché solo Dio può cambiarlo. Forse Dio sta agendo in te proprio in questo periodo per renderti un marito o una moglie migliore. Ma anche in questo caso, ricorda che non si tratta solo di te, perché permettendo a Dio di cambiare il tuo cuore, potrebbe anche usare te per raggiungere poi il cuore di tua moglie o di tuo marito.
Qualcuno di voi si trova forse in una difficile situazione lavorativa. Forse ti senti in ansia pensando ai difficili rapporti con il tuo capo o con i colleghi. Ma è possibile che Dio ti abbia messo proprio là dove vuole averti? Che forse, oltre a lavorare al tuo carattere, desidera compiere qualcosa di più grande attraverso di te nella vita di altre persone? Getta su di Lui le tue preoccupazioni in attesa che sia Lui a risollevarti a suo tempo.
La storia di Giuseppe ci porta direttamente a Cristo, che “umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:8). Come Giuseppe, Cristo fu innalzato nel momento stabilito da Dio, ma la sua elevazione non fu solo per la salvezza di una nazione, bensì per la salvezza del mondo intero.
In Cristo vediamo non solo la risposta alle nostre afflizioni, ma anche il compimento del piano di Dio per la redenzione dell’umanità. Così come Dio ha preparato Giuseppe per essere un canale di salvezza, Cristo è stato preparato per essere il Salvatore definitivo, colui che ci offre vita eterna e pace. Non importa quale sia la tua afflizione attuale, guarda a Cristo, il nostro esempio perfetto, e trova in Lui la forza e la speranza per il futuro.
Le afflizioni possono essere svariate e di diverso tipo. Ma vorrei incoraggiarti a distogliere lo sguardo da ciò che momentaneamente ti affligge, per volgerlo alle cose eterne. Questo modo diverso di vedere le cose non risolverà forse i tuoi problemi, ma potrebbe aiutarti non solo a vedere ciò che Dio sta facendo in te, ma a vedere anche il perché lo sta facendo.
Amen