Dio è con te
Daniele Scarabel
Pastore
Chi mi conosce bene sa che, se c’è una cosa che proprio non amo sono le montagne russe. Di qualsiasi tipo. Mi viene il terrore anche solo a pensare di salire su una di esse. E a dire la verità non amo nemmeno le montagne russe nella vita. Mi piace quando tutto va avanti tranquillo, senza troppe soprese o troppi alti e bassi. A volte la vita assomiglia però purtroppo alle montagne russe e non possiamo fare altro che seguirne gli alti e basi con l’aiuto di Dio.
Due settimane fa abbiamo iniziato a studiare la vita di Giuseppe nel libro della Genesi, il quarto dei grandi patriarchi dell’Antico Testamento. Giuseppe era il favorito tra 12 fratelli, amato e coccolato dal padre. L’invidia dei fratelli aumentò però a tal punto che decisero di venderlo come schiavo in Egitto. Giuseppe passò dalle stelle alle stalle…
Eppure, Giuseppe è uno di quei rari esempi di persone che sembra davvero sempre camminare a stretto contatto con Dio per tutta la sua vita, anche nel bel mezzo di una frenetica corsa sulle montagne russe. Ma in tutto ciò, in Genesi 39 c’è un’importante affermazione, ripetuta ben quattro volte, che salta particolarmente all’occhio: il Signore era con Giuseppe.
Il Signore è con te in ogni fase della vita
Giuseppe fu portato in Egitto; e Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò da quegli Ismaeliti che ce l’avevano condotto. (Genesi 39:1)
Giuseppe è dunque finito come schiavo al servizio di un certo Potifar, un uomo molto importante e potente in Egitto. E, per quanto ne sa, potrebbe non mai più rivedere la sua famiglia. E sono certo che in alcuni momenti di tranquillità, Giuseppe ha avuto modo di riflettere, pensando: “Avrei potuto fare qualcosa di diverso? Sono forse stato troppo arrogante con i miei fratelli?”. Ma allo stesso tempo avrà anche pensato: “Mi sono davvero meritato tutto questo? Essere venduto come schiavo dai miei stessi fratelli? È così ingiusto!”.
E forse anche tu oggi hai pensieri simili riguardo ad alcune situazioni della tua vita. Forse anche tu, a un certo punto della tua vita, hai pensato: “È vero, avrei potuto fare alcune cose diversamente, ma ho davvero meritato tutto ciò? Ho cercato di vivere per la gloria di Dio, eppure la situazione nella quale mi trovo è così ingiusta!”. Come nel Salmo 13, dove il salmista grida: “Fino a quando, o SIGNORE, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?” (Salmo 13:1).
La Bibbia non ci nasconde che anche nella vita del credente possono susseguirsi fasi con sentimenti molto contrastanti. Possono esserci fasi di gioia spirituale, nella quali ci sentiamo molto vicini a Dio, leggiamo la Bibbia e Dio ci parla, preghiamo e Dio ci risponde. Ma poi ci sono anche quelle fasi nei quali il sentimento predominante è la desolazione spirituale. Quando Dio sembra essere distante, quando fatichiamo a sentire l’amore di Dio per noi, quando ci perdiamo nei sensi di colpa, nei rimorsi e nell’autocommiserazione.
La verità è che Dio è ugualmente presente nei periodi di gioia spirituale come nei periodi di desolazione spirituale. Negli alti e nei bassi della nostra vita Dio è con noi. Lo vediamo molto bene guardando alla vita di Giuseppe:
Il SIGNORE era con Giuseppe: a lui riusciva bene ogni cosa e stava in casa del suo padrone egiziano. Il suo padrone vide che il SIGNORE era con lui e che il SIGNORE gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva. (Genesi 39:2-3)
Giuseppe, pur trovandosi in una terribile situazione, cercò di trarne il meglio. E come ci riuscì? Ci riuscì perché il Signore era con lui! Inizialmente gli saranno stati affidati i lavori più umilianti. Eppure, invece di lamentarsi, piagnucolare o lottare contro tutto ciò, decise di mettere tutto l’impegno in qualsiasi lavoro gli si presentasse davanti, come se lo facesse per Dio.
Potifar se ne accorse presto perché fece di Giuseppe il suo maggiordomo, affidandogli l’amministrazione di tutto quello che possedeva. E fu così che “il SIGNORE benedisse la casa dell’Egiziano per amore di Giuseppe” (Genesi 39:5). A quel punto è probabile che Giuseppe pensò: “Forse il mio duro lavoro, a quanto pare, sta dando i suoi frutti. La mia fiducia in Dio, la mia fede nel fatto che Dio è con me mi sta ripagando e sto facendo carriera!”. Potrebbe anche aver pensato che, alla fine, avrebbe forse potuto guadagnarsi la libertà e rivedere la sua famiglia. Avrà magari anche iniziato a sognare e a sperare.
Ma c’era ancora un’importante lezione da imparare, ovvero, che i momenti di gioia spirituale non li possiamo controllare, sono dei doni dello Spirito Santo che agisce in noi e possono trasformarsi senza preavviso in fasi di profonda desolazione spirituale.
Essere con il Signore è sempre la scelta vincente
Potifar lasciò tutto quello che aveva nelle mani di Giuseppe; non s’occupava più di nulla, tranne del cibo che mangiava. Giuseppe era avvenente e di bell’aspetto. Dopo queste cose, la moglie del padrone di Giuseppe gli mise gli occhi addosso e gli disse: «Unisciti a me!» Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che ha. In questa casa, egli stesso non è più grande di me e nulla mi ha vietato, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?» Benché lei gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì a unirsi né a stare con lei. (Genesi 39:6-10)
Ciò che possiamo vedere da questa situazione è che, non solo il Signore era con Giuseppe, ma anche Giuseppe era con il Signore. Lo capiamo da come rispose alla tentazione. Anche se non sappiamo quanto bella fosse quella donna e quanto difficile fu per Giuseppe resistere alla tentazione, sappiamo che scelse la via più difficile dell’obbedienza a Dio. Qualunque altro servo avrebbe probabilmente acconsentito, anche se solo per paura di perdere il posto di lavoro. Ma Giuseppe non lo fece.
La sua motivazione era il desiderio di non peccare contro Dio e di non deludere la fiducia del suo padrone. Giuseppe stava dunque facendo tutto giusto. Stava facendo la volontà di Dio e si stava comportando lealmente nei confronti del suo padrone. Logicamente dovremmo aspettarci ancora più benedizioni da parte di Dio, un periodo di gioia spirituale ancora più intenso. Ma le cose peggiorarono quando un giorno la moglie di Potifar lo “afferrò per la veste e gli disse: «Unisciti a me!»”. Giuseppe riuscì a fuggire, ma lei gli strappo la veste e, con la veste in mano, lo accusò davanti a tutti e a suo marito di aver voluto abusare di lei.
Quando il padrone di Giuseppe udì le parole di sua moglie che gli diceva: «Il tuo servo mi ha fatto questo!» si accese d’ira. Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, nel luogo dove si tenevano chiusi i carcerati del re. Egli era dunque là in quella prigione. (Genesi 39:19-20)
Ora, è vero che Potifar si arrabbiò, ma è anche vero che con una simile accusa avrebbe messo a morte chiunque altro. Perché dunque scelse di gettare Giuseppe nella prigione del re? Per me è chiaro che fu Dio a proteggere Giuseppe, avendo messo Potifar di fronte a una difficile scelta: assecondare sua moglie e dunque uccidere Giuseppe perdendo così la gallina dalle uova d’oro, ovvero colui che gli garantiva la benedizione di Dio e la prosperità oppure gettarlo in prigione.
Giuseppe finì dunque nuovamente dalle stelle alle stalle, ma una cosa non era cambiata: Dio era sempre ancora lì con lui, sebbene in apparenza non fosse così. Giuseppe scelse la via più difficile, quella della lealtà al Signore e al suo padrone. Sul momento non sembra essere stato ripagato per la sua scelta e forse si è pure chiesto se non sarebbe stato più semplice assecondare i desideri della moglie di Potifar.
C’è qualche decisione che devi prendere o scelta difficile che devi fare? Se ti trovi di fronte a un bivio nella tua vita e a dover scegliere tra il fare la volontà di Dio e il seguire la via più facile, non esitare a scegliere la via che Lui ti indicherà anche se ti sembra improponibile! Fare la volontà di Dio è sempre la scelta vincente. Non ripaga forse nell’immediato, ma certamente a lungo termine. Giuseppe avrebbe infatti presto di nuovo sperimentato che, come dice l’Apostolo Paolo, “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28).
Ricorda che spesso Dio agisce dietro le quinte
E il SIGNORE fu con Giuseppe, gli mostrò il suo favore e gli fece trovar grazia agli occhi del governatore della prigione. Così il governatore della prigione affidò alla sorveglianza di Giuseppe tutti i detenuti che erano nel carcere; e nulla si faceva senza di lui. Il governatore della prigione non rivedeva niente di quello che era affidato a lui, perché il SIGNORE era con lui, e il SIGNORE faceva prosperare tutto quello che egli intraprendeva. (Genesi 39:21-23)
Come abbiamo già visto due settimane fa, la storia di Giuseppe ci insegna molto di più di ciò che potrebbe sembrare a una prima lettura superficiale. Non si tratta, infatti, solo di una storia tragica di un uomo che fu venduto come servo e che finì nella prigione del re d’Egitto a causa di un’incredibile ingiustizia. No, questa storia ci insegna anche a osservare il modo in cui Dio agisce e opera dietro le quinte nel mondo invisibile.
Forse anche la tua attuale storia è tragica come quella di Giuseppe. Magari ti trovi a lottare con una malattia senza guarigione in vista, stai faticando sul posto di lavoro o ti trovi senza lavoro, sei stato ferito o tradito da qualcuno, stai lottando con pensieri negativi che ti schiacciano… E magari vedi pure come le cose sembrino peggiorare, nonostante tu stia cercando di confidare nel Signore e di aggrapparti a Lui. Forse, in questo momento, Dio ti sembra lontano.
Ma ciò che valeva per Giuseppe vale anche per te: se tu confidi in Cristo, il Signore è con te! È con te negli alti e nei bassi della tua vita. Il suo amore per te, la sua bontà e la sua misericordia non cambiano. E anche se le circostanze di Giuseppe non fossero mai cambiate, se fosse rimasto rinchiuso nella prigione del re fino alla fine dei suoi giorni, il Signore sarebbe comunque stato lì con lui e la sua presenza gli sarebbe bastata.
La domanda per ciascuno di noi è dunque: la presenza di Dio nella tua vita ti basta? Se tu gli sei fedele, se fai la sua volontà, se preghi e ti aggrappi a Lui, ma le tue circostanze non cambiano o addirittura peggiorano, ti sarà sufficiente sapere che il Signore è lì con te?
Prima di andarsene Gesù disse ai suoi discepoli: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20). Quando Paolo si ritrovò in prigione, solo e abbandonato, senza che qualcuno lo assistesse scrisse a Timoteo: “Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte” (2 Timoteo 4:17). E mentre lottava contro un “angelo di Satana” che lo tormentava e dopo aver pregato il Signore tre volte perché lo liberasse, Dio gli disse: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Corinzi 12:9).
Gesù ci insegna che Lui è venuto morire in croce per i nostri peccati, che è stato sepolto e che è risorto per poterci offrire una nuova vita eterna e nuova speranza. Se confidiamo in Lui e gli chiediamo di perdonare i nostri peccati, Lui stesso verrà a dimorare in noi tramite lo Spirito Santo. Verrà a vivere con noi e sarà con noi. E se siamo in Cristo, non ci lascerà e non ci abbandonerà. Sei tu in Cristo? Hai fatto di Lui il tuo Signore e Salvatore?
Se al momento ti trovi in una fase di profonda gioia spirituale, se senti il Signore particolarmente vicino a te, allora rallegrati, vivila appieno e ringrazia Dio per questo. Ma sappi che Egli è ugualmente presente anche se ti trovi in un periodo di desolazione spirituale. A volte potrai anche pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in te, e non voglio escludere che a volte ci possano davvero essere peccati segreti e non confessati che ti impediscono di stare in comunione con il Signore. In quel caso pentiti, confessali e torna a desiderare Dio con tutto il cuore.
La maggior parte delle volte ti ritroverai però a fare la volontà di Dio e a ricercarlo con tutto il cuore, ritrovandoti comunque in un periodo di profonda aridità spirituale. Potrai pensare che ci sia qualcosa che non va in te, ma in realtà potrebbe essere vero proprio il contrario. Può essere che il Signore ti abbia considerato abbastanza maturo da insegnarti cosa significa amarlo semplicemente per chi Lui è, per la sua semplice presenza e per il suo amore per te. E non per quello che fa per te, non per come ti fa sentire, ma semplicemente perché è Dio ed è al tuo fianco.
Sono due le cose che Dio vuole insegnare oggi a noi siamo in Cristo tramite la storia di Giuseppe. La prima è che il Signore è sempre presente, allo stesso modo, qualunque cosa stia accadendo. E la seconda è che sarà sempre con noi, non ci lascerà e non ci abbandonerà.
Amen