È un miracolo?

23 Ottobre 2022

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

La scorsa settimana abbiamo parlato di fede e guarigione e di come abbiamo un Dio misericordioso che ama darci ciò che non meritiamo. È sicuramente così che quando ci troviamo di fronte a certi casi di guarigione inaspettata, possiamo affermare che si tratti di un miracolo. Ma possiamo aspettarci ancora oggi anche altri tipi di miracoli? È giusto pregare per un miracolo? Esiste ancora il dono di fare miracoli? Questi saranno i temi che tratteremo oggi.

Io personalmente credo che i miracoli avvengano ancora. Credo anche che il dono spirituale di operare miracoli sia ancora operativo nella Chiesa, anche se credo che nessun cristiano possa fare miracoli a volontà, quando vuole, in qualsiasi momento. Credo, piuttosto, che a qualsiasi cristiano potrebbe essere dato il potere di operare un miracolo in un’occasione particolare, a seconda della volontà sovrana di Dio e sulla base dei suoi sovrani propositi.

La definizione di un miracolo

Nel nostro linguaggio quotidiano la parola miracolo è usata in modo poco chiaro per descrivere qualsiasi cosa, dalla guarigione di una persona cieca dalla nascita a una semplice risposta alla preghiera di trovare un parcheggio libero davanti alla chiesa la domenica mattina quando sei in ritardo al culto. Qual è dunque una buona definizione biblica di un miracolo? Possiamo considerare dei miracoli anche le risposte insolite alle nostre preghiere?

Un fattore che ha contribuito alla confusione riguardo ai miracoli è che molti cristiani, pur credendo in Dio e amando Dio con tutto il loro cuore, lo vivono come lontano dal mondo, lontano da qualsiasi coinvolgimento diretto nelle loro vite quotidiane. Eppure, ci sono diversi testi che affermano il coinvolgimento immediato di Dio in ogni cosa che va dalla crescita di un filo d’erba (Salmo 104) allo sviluppo di un feto nel grembo di sua madre (Salmo 130).

Leggiamo anche che è “in” Dio che “viviamo, ci muoviamo e siamo” (Atti 17:28) e che “tutte le cose sussistono in lui” (Colossesi 1:17b). Se guardi alla tua vita quotidiana, quanto riesci a vedere il coinvolgimento di Dio in tutto ciò che fai e che accade attorno a te? Sei davvero convinto che Dio eserciti un costante e sovrano controllo su tutti gli aspetti della sua creazione, compresa la tua vita?

Riesci anche tu a dire con Davide nel Salmo 139:

SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci. Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero. Tu mi scruti quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie. (Salmo 139:1-3)

Non possiamo, dunque, definire un miracolo semplicemente come un “intervento diretto di Dio nel mondo”, come se lo facesse solo ogni tanto, mentre per il resto del tempo se ne sta lì a guardare. Dio è sempre coinvolto in tutto ciò che accade nel mondo!

Alcuni hanno allora definito un miracolo come Dio che opera direttamente nel mondo, ma senza usare mezzi secondari. Pensiamo ad esempio alla risurrezione di Gesù dai morti, che era indubbiamente un miracolo. Eppure, Dio sembra più contento di utilizzare mezzi o strumenti per produrre risultati straordinari. Avrebbe certamente potuto produrre cibo sufficiente dal nulla, per sfamare i cinquemila, ma ha preferito servirsi dei pochi pani e pesci di un ragazzo.

Altri definiscono un miracolo come un intervento di Dio contrario alle leggi della natura. Ma Dio stesso è il creatore delle forze che operano nella natura, non ci sono forze nell’universo che operano al di fuori del controllo provvidenziale di Dio.

Per questo mi piace la seguente semplice definizione proposta dal teologo Wayne Grudem:

Un miracolo è un tipo di intervento di Dio meno comune tramite il quale egli suscita il timore e la meraviglia delle persone e rende testimonianza a sé stesso. (Wayne Grudem, Teologia sistematica, p. 457)

È importante ricordare che, a prescindere da come noi definiamo un miracolo, non dobbiamo pensare a un Dio che di solito è assente e disinteressato alla nostra vita, mentre quando compie il miracolo lo è. È invece piuttosto così che quel Dio, che è sempre e comunque presente nella nostra vita, che mantiene, sostiene e dirige ogni cosa, a volte sceglie di agire in maniera sorprendente e alla quale non siamo abituati, affinché lui ne esca glorificato.

Quindi direi che sì, possiamo considerare dei miracoli anche le risposte insolite alle nostre preghiere, se queste risposte sono abbastanza insolite da suscitare meraviglia e da spingere le persone a riconoscere che la potenza di Dio era attiva in quel momento. Non dovremmo però annacquare troppo la nostra definizione di miracolo da parlare di miracolo a ogni risposta di Dio a una nostra preghiera. In ogni caso, se Dio risponde alle nostre preghiere, che sia usando mezzi ordinari o straordinari, è importante che lo riconosciamo e che ci ricordiamo di glorificare Dio per ciò che ha fatto!

Farete opere maggiori

Parlando di miracoli, una delle cose più incredibili dette da Gesù si trova in Giovanni 14:

In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre. (Giovanni 14:12)

Questo versetto crea non poche perplessità in chi lo legge. Cosa significa che faremo opere maggiori di quelle fatte da Gesù? L’interpretazione più diffusa è che le parole di Gesù si riferiscano a qualcosa di diverso dalle opere miracolose e dalle guarigioni fisiche. Le “opere maggiori” si riferirebbero al fatto che i suoi discepoli avrebbero avuto un maggiore successo evangelistico rispetto a Gesù, pensando al numero di anime che avrebbero portato alla salvezza.

Questa spiegazione però non mi convince. Dapprima perché Gesù descrive la persona che avrebbe compiuto queste opere maggiori come “chi crede in me”. Si riferisce, quindi, a tutti i credenti senza distinzione e non solo a un piccolo gruppo di discepoli.

Inoltre, nel versetto precedente Gesù dice:

Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. (Giovanni 14:11)

In altre parole, Gesù ha detto: “Se il mio insegnamento o il messaggio che ho proclamato o il modo in cui ho interagito con le persone lasciano dubbi nella vostra mente su chi sono, guardate le mie opere. Lasciate che le mie opere vi parlino assieme alle mie parole e vi portino alla fede”. Le “opere” che portano alla fede sono quindi più delle “parole” dette da Gesù. Sono atti visibili di qualche tipo che hanno il potenziale di condurre qualcuno alla fede in Cristo.

Non dimentichiamo, inoltre, che Gesù disse che chi crede in lui avrebbe anche fatto le opere che fece lui. Le “opere” che noi dovremmo compiere potrebbero essere maggiori degli atti miracolosi e delle guarigioni compiute da Gesù, ma certamente non minori.

Perché allora vediamo così pochi miracoli? Perché la promessa di Gesù non è incondizionata. Il semplice fatto che uno creda in Gesù non significa che farà per forze le stesse opere miracolose che ha fatto lui. Il potenziale per tali opere con potenza soprannaturale è per chiunque sia un vero credente, ma se qualcuno non crede a questa promessa, se qualcuno dubita che i miracoli possano avvenire anche oggi per mezzo del dono dello Spirito Santo, se qualcuno manca di fede o ha aspettative estremamente basse su ciò che Dio potrebbe fare attraverso di noi oggi, se qualcuno non prega appassionatamente e regolarmente per tali opere di grande potenza, è altamente improbabile che le opere che Gesù ha fatto saranno presenti nella vita e nel ministero di quella persona.

Quindi, chiunque crede in Gesù ha il potenziale per fare le opere che ha fatto lui, ma non tutti i credenti faranno e vedranno necessariamente miracoli. Se questo avverrà o meno dipende in ultima analisi da Dio. È pur sempre lo Spirito Santo a distribuire i suoi doni a ogni persona come vuole (1 Corinzi 12:11).

La potenza di operare miracoli

E così giungiamo all’ultima questione importante: che cosa si intende con il dono di operare miracoli, descritto in 1 Corinzi 12:10 come “potenza di operare miracoli”? Innanzitutto, il termine moderno “miracoli” non rende precisamente l’idea della parola greca utilizzata da Paolo, che non è altro che la forma plurale della parola dynamis, ovvero “potenza”. La traduzione più letterale delle parole di Paolo è “operazioni di potenze”.

Questo dono si riferisce a un qualsiasi tipo di attività in cui è evidente la sovrana potenza di Dio. Si tratta però di manifestazioni della potenza di Dio che vanno oltre le guarigioni, perché anche se tutte le guarigioni sono manifestazioni della potenza di Dio, non tutte le manifestazioni di potenza si traducono in guarigioni.

Che tipo di manifestazioni di potenza soprannaturale potrebbe avere avuto in mente Paolo? Potremmo includere le rare occasioni nelle quali qualcuno è risorto dai morti, come ad esempio quando Pietro risuscitò Tabita (Atti 9:40). Oppure quando Paolo giudicò il mago Elima rendendolo temporaneamente cieco (Atti 13:8–11), come la anche la morte istantanea di Anania e Saffira quando Pietro pronunciò un giudizio contro di loro (Atti 5:1-11).

Potremmo includere anche miracoli come la trasformazione di acqua in vino (Giovanni 2:6-9), Gesù che calmò la tempesta (Luca 8:24) o la moltiplicazione dei pani e dei pesci (Matteo 14:19). Oppure anche quelli che chiameremmo esorcismi, ovvero le liberazioni soprannaturali da potenze demoniache.

Questo, credo, è ciò che Paolo aveva in mente quando parlava della “potenza di operare miracoli” (1 Corinzi 12:10). Ovvero quelle situazioni nelle quali lo Spirito Santo conferisce a una persona, in una particolare circostanza, il potere di rispondere a un bisogno unico per realizzare lo scopo che Dio desidera.

Esiste ancora questo tipo di dono? Indubbiamente sì, anche se non lo vediamo all’opera molto spesso. Io credo che Dio continui a concedere il “dono di miracoli” come lo faceva nella chiesa primitiva: raramente, occasionalmente e spesso (ma non sempre) mediante un cristiano che cerca Dio, crede in Dio e prega per una particolare vittoria soprannaturale.

Il dono spirituale di operare miracoli è un dono che tutti dovremmo ricercare, come del resto tutti i doni spirituali, ma se viene concesso o meno dipende solo da Dio. E se lo concede una volta, non è detto che debba farlo sempre. Se le preghiere che rivolgi a Dio nascono da un desiderio sincero di vedere Dio glorificato, perché non dovrebbe risponderti? Quindi la mia domanda è: vogliamo credere che Dio voglia compiere anche oggi miracoli nel nostro mezzo e per mezzo di noi?

Amen

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