Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. (Apocalisse 2:10)

Alcune settimane fa ho letto un romanzo che mi ha affascinato, s’intitolava “La biblioteca dei morti”. Parla di una misteriosa libreria con migliaia di libri redatti in epoca medievale. In ciascuno di questi misteriosi tomi sono elencate le date di nascita e di morte di tutti gli esseri umani, anche di quelli che devono ancora nascere e morire.

Così ho iniziato a riflettere su come cambierebbe la nostra vita se conoscessimo il giorno della nostra morte. Saremmo in ansia man mano che si avvicina il giorno? Vivremmo più consapevolmente? O ci abbandoneremmo addirittura al peccato, pensando che tanto avremo tempo di ravvederci all’ultimo momento?

Alla fine sono giunto alla conclusione che sono grato a Dio che solo lui conosce l’ora esatta della nostra morte e che ha pensato bene di tenercela nascosta. Ma cosa significa dunque se Gesù ci dice “Sii fedele fino alla morte”? Non ci sta chiedendo troppo? E se non ce la faccio? Cerchiamo insieme alcune risposte a queste domande.

La nostra fedeltà è messa alla prova

Non temere quello che avrai da soffrire… (Apocalisse 2:10a)

In Apocalisse 2 e 3 troviamo sette brevi lettere ad altrettante chiese, che Gesù stesso ha dettato all’Apostolo Giovanni. Il nostro versetto di oggi è parte della lettera che Gesù scrisse alla chiesa di Smirne. Oggi la città si chiama Izmir e si trova in Turchia.

La chiesa di Smirne, alla quale è rivolta questa lettera, ha subito una persecuzione particolarmente brutale. Gesù loda però la chiesa per aver tenuto duro, nonostante le difficoltà. È una delle due sole chiese alle quali Gesù non rivolge alcuna critica.

Il Vangelo giunse a Smirne il più tardi durante il terzo viaggio missionario di Paolo (Atti 19:10). Ignazio d’Antiochia, uno dei padri della chiesa, loda la chiesa di Smirne dicendo che è piena di amore e possiede una fede molto salda. Il vescovo di Smirne, Policarpo, divenne famoso perché fu ucciso sul rogo all’età di 86 anni dopo essersi rifiutato di adorare Cesare e di rinnegare la sua fede in Cristo.

Per molti versi, ciò che Gesù scrive alla chiesa di Smirne ci è del tutto estraneo. Noi siamo così poco abituati alle persecuzioni che in effetti le riteniamo strane (1 Pietro 4:12), ma anche Paolo ci dice che se vogliamo vivere pienamente in Cristo saremo perseguitati (2 Timoteo 3:12).  Gesù ci avverte dicendo:

Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. (Matteo 10:22)

Gesù non promette di preservarci dalla sofferenza, da una caduta o da un nostro allontanamento dalla fede di fronte alle difficoltà. Dio ci preserva, ma non in modo “automatico”, ci incoraggia invece a perseverare, ci avverte, ci indica i possibili pericoli. Questo è, sostanzialmente, il modo in cui ci preserva, ricordandoci che non dobbiamo temere, perché lui è con noi.

Gesù è come un buon allenatore che accompagna l’atleta che si prepara alla gara e poi lo segue durante la gara sostenendolo e incoraggiandolo. Non corre però la gara al posto suo. L’atleta deve metterci del suo, deve mostrare dedizione totale, determinazione e disciplina.

Ora non dobbiamo però nemmeno cadere nel tranello opposto, concentrandoci solo sulle nostre debolezze, avendo paura delle prove o della sofferenza. Se lo facciamo perdiamo la pace nel cuore che Gesù ci dà tramite lo Spirito Santo e non prendiamo sul serio che Gesù ci dice di “non temere”.

Gesù qui ci sta innanzitutto assicurando la sua protezione e il suo intervento divino. Prima ancora di chiederci di essere fedeli, ci sta ricordando che lui è fedele! Ogni volta che quest’anno parleremo dell’essere fedeli nelle cose piccole, dobbiamo sempre tenere a mente che la fedeltà è innanzitutto una caratteristica di Dio:

Riconosci dunque che il SIGNORE, il tuo Dio, è Dio: il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua bontà fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti. (Deuteronomio 7:9)

Oggi il cristianesimo occidentale sembra pensare a Gesù come a colui che dà slancio alla nostra vita, che ci allontana da qualsiasi situazione difficile in cui ci siamo trovati, per porci in un luogo sicuro e felice. In realtà Gesù ci esorta ripetutamente a essere perseveranti e pazienti in ogni lotta e combattimento, a pregare con costanza, a confessare la verità di Dio.

Nell’affrontare tutto questo Gesù ci dice “non temere!”, anche se arriveranno dure prove…

È volontà di Dio che superiamo la prova

… ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. (Apocalisse 2:10b)

Il vero persecutore dei cristiani e della chiesa è Satana. Dio stesso permette al diavolo di metterci alla prova. Gesù avverte i credenti di Smirne che il diavolo stava per cacciare alcuni di loro in prigione per metterli alla prova. In realtà a quei tempi essere cacciati in prigione equivaleva a una condanna a morte, quindi è come se stesse dicendo che alcuni di loro sarebbero morti a causa della loro fede.

All’inizio della lettera Gesù si presenta con le parole “Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita” (Apocalisse 2:8). Gesù sa cosa significa essere messo alla prova dal diavolo e soffrire fino alla morte! Conosce intimamente il dolore, la sofferenza e la perdita. Gesù ci ricorda anche che la morte non è la fine della storia. Dio ha risuscitato Cristo dai morti e apre la strada alla risurrezione a chiunque abbia riposto la sua fiducia in Lui per la salvezza.

Quindi, anche se Dio permette al diavolo di metterci alla prova, anche se dobbiamo attraversare qualsiasi tipo di sofferenza a causa della nostra fede, non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre di prove e di sofferenze che Cristo ha già attraversato e sconfitto prima di noi.

Perché Dio lo permette? Perché il diavolo può metterci alla prova? Per rendere la nostra fede ancora più salda, per fare di noi dei fedeli servitori! Affinché la gloria di Dio sia manifestata in noi! Dio permette spesso eventi nella nostra vita che ci travolgono, che ci tolgono dalla nostra zona comoda e ci spingono in situazioni che vanno oltre la nostra capacità di gestire le cose, por ricordarci che Gesù è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Lo fa per spingerci ulteriormente fra le sue braccia, per aiutarci a mettere da parte il nostro orgoglio.

Nel tuo caso probabilmente la prova non consisterà nel permettere al diavolo di metterti in prigione. Ma Dio potrebbe permettere altre prove: la perdita della tua reputazione, malintesi, ingiustizie, problemi di salute, stress sul lavoro, conflitti familiari o difficoltà finanziarie. Ogni cosa che Dio permetterà sarà fatta su misura per andare alla radice del problema dell’orgoglio e del controllo nella nostra vita.

Anche se Dio permette la prova, è però sempre lui ad averne il controllo. Satana non è mai libero di fare ciò che vuole, bensì agisce sempre nei limiti che Dio gli concede.

Questo lo deduciamo ad esempio dal fatto che la tribolazione per la chiesa di Smirne sarebbe durata dieci giorni. Dieci giorni possono sembrare un numero strano, ma nell’Apocalisse spesso incontriamo numeri strani e apparentemente casuali. Nei commentari si trovano svariate spiegazioni.

I dieci giorni possono riferirsi alle dieci persecuzioni iniziate con Nerone e terminate con Diocleziano alla fine del III secolo. Molti dicono che è un numero simbolico, come altri numeri di questo stesso libro. Potrebbe anche essere collegato al fatto che i giochi dei gladiatori della città di Smirne duravano 10 giorni e che i vincitori vincevano una corona.

In ogni caso il significato è che Dio stesso limita la durata della persecuzione. Gesù cercava di dare speranza alla Chiesa perseguitata. Gesù vuole che tu superi la prova e non permette che duri oltre il necessario. Il suo scopo è di toglierci quelle cose che abbiamo messo davanti a Dio sostituendolo, non di farci del male.

Dio, nel suo immutabile amore per noi, fa sempre in modo di riconquistarci a sé stesso. Vuole liberarci da ogni legame che ci allontanerebbe da lui e ristabilire l’intimità della nostra relazione con il Padre.

Stai soffrendo? Due cose valgono anche per te, come erano vere per Smirne: anche tu puoi trarre incoraggiamento dalle parole di Gesù. Gesù stesso ti chiama a non temere, nonostante quello che stai passando o stai per passare. E in secondo luogo, la sofferenza che stai attraversando non durerà per sempre, quindi non temere, ma sii fedele anche di fronte alla morte, perché la morte non è la fine…

L’obiettivo è la corona della vita

Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. (Apocalisse 2:10c)

Così termina il nostro versetto. “Sii fedele fino alla morte” significa “sii fedele a Gesù anche se questo dovesse portarti ad affrontare il tuo peggiore nemico, che è la morte”. Non vuol dire che non possiamo mai cadere o inciampare, non vuol dire che non potranno esserci episodi nella nostra vita durante i quali il nostro amore per Dio si raffredda o che ci portano così al limite da abbandonare la speranza.

Dio sa che l’uomo non è infallibile e questa esortazione di Gesù non è da intendere come una minaccia del tipo: “Guai a te se non sarai fedele, perché allora non riceverai la corona della vita!”. È invece un incoraggiamento: “Sii fedele, perché quando avrai affrontato la morte io ti prometto che ti darò la corona della vita”. La corona della vita non è altro che la vita eterna stessa, che Dio donerà a tutti i credenti che saranno rimasti fedeli e costanti fino alla morte.

L’Apostolo Paolo scrive qualcosa di simile a Timoteo riferendosi a sé stesso:

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. (2 Timoteo 4:7-8)

Quando avrai combattuto il combattimento e la corsa sarà finita, quando giungerai al traguardo della tua vita, la corona che sarà posta sulla tua testa sarà la corona della vita eterna. Niente più dolore, niente più calunnie, niente più vergogna, niente più lacrime, niente più depressione, niente più frustrazione e scoraggiamento.

Dio ci chiede di essere fedeli nell’amministrare la parte del regno di Dio che lui ci affida. Dio desidera utilizzarti come uno strumento nelle sue mani. Ma ancora di più ci chiede di confidare nel fatto che lui stesso ci aiuterà a giungere al traguardo.

La richiesta di rimanere fedeli fino alla morte non è poi una richiesta così grande o addirittura impossibile, se teniamo conto di quanto è stato meraviglioso finora con noi il Signore e che lo Spirito Santo stesso ci accompagna ad ogni passo sul nostro cammino.

In realtà potremmo leggere il nostro versetto in questo modo: “Non temere… io ti darò la corona della vita”. La chiave per riuscire a restare fedeli fino alla morte è il non temere, perché nulla può portare via quello che lui ha acquistato per noi sulla croce.

La cosa peggiore che può capitarci in questa vita può essere definita come “sofferenza fino alla morte”, ma nemmeno questo può separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù:

Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano. (Giacomo 1:12)

Per essere fedeli nelle piccole cose è necessario che siamo in chiaro su qual è il nostro obiettivo e su quale è il punto di partenza. Il nostro obiettivo è la “corona della vita”, ovvero la vita eterna stessa. E il nostro punto di partenza è la nostra unione con Gesù Cristo. Se noi restiamo uniti a lui, niente e nessuno potrà toglierci la corona della vita.

Amen

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