Il cuore del problema

9 Febbraio 2025

Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Immagina di avere un’auto che inizia a fare uno strano rumore. All’inizio pensi: “Sarà solo un problema di poco conto, magari un po’ d’olio in meno o qualcosa di allentato.” Accendi la radio per coprire il rumore e continui a guidare. Ma il suono peggiora. Alla fine, ti arrendi e la porti dal meccanico. Lui apre il cofano, controlla, poi scuote la testa e dice: “Il problema non è il rumore… il motore sta per rompersi. È un problema serio, nascosto in profondità.”

Spesso la nostra vita spirituale è proprio così. Notiamo i “rumori”: comportamenti sbagliati, peccati visibili, piccole cadute. Forse anche noi pensiamo che il problema sia solo qualche comportamento da correggere. Ma Dio guarda più a fondo. In Romani 2:12-16, Paolo ci spiega che il vero problema non è quello che si vede, ma quello che si nasconde nel cuore.

E tu? Stai cercando solo di coprire il rumore con una “radio spirituale”, o sei disposto a lasciare che Dio trasformi davvero il tuo cuore?

Religione vs. Relazione

In Romani 2:12-13 troviamo una dichiarazione sorprendente:

Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l’osservano saranno giustificati. (Romani 2:12-13)

Paolo inizia parlando del destino di “tutti coloro che hanno peccato senza legge”. Il termine greco usato qui per “senza la legge(anomos) indica coloro che vivono senza aver ricevuto la rivelazione specifica della legge di Mosè. Paolo si riferisce chiaramente ai Gentili, le nazioni che non avevano ricevuto la Torah.

Eppure, Paolo non dice che questi sono “innocenti” per non averla ricevuta. Anzi, afferma che “periranno pure senza legge”. Qui, Paolo usa un verbo greco che ha una forte connotazione di rovina eterna nel Nuovo Testamento (Matteo 10:28). Non si tratta solo della morte fisica, ma di una separazione eterna da Dio.

Nel diritto romano si usava l’espressione “l’ignoranza della legge non discolpa”. Paolo afferma lo stesso principio: il peccato porta conseguenze, che uno lo sappia o no.

Poi Paolo si rivolge ai Giudei, che avevano ricevuto la Torah tramite Mosè, riferendosi a loro come a “coloro che hanno peccato avendo la legge”. I Giudei erano fieri di avere la legge di Mosè. La conoscevano, la citavano, la insegnavano. Ma Paolo dice: “quelli che l’osservano saranno giustificati”. In altre parole: non basta ascoltarla, bisogna viverla.

È come guardarsi allo specchio, vedere lo sporco sul viso e non lavarsi. Il punto è che i Giudei pensavano che la legge fosse una sorta di trofeo da esibire, ma Paolo mostra che è più simile a uno specchio che ci aiuta a vedere dove abbiamo bisogno di cambiare. Più conosciamo la volontà di Dio, più siamo responsabili di viverla.

Avere la legge è un vantaggio solo se ci guida a Cristo. Ma qui molti oggi hanno le idee confuse a riguardo. C’è chi, consapevole della propria incapacità di adempiere la legge, giunge alla conclusione che essa non abbia più alcuna importanza per noi. Parlano solo di grazia, di amore, di accettazione, e spesso dicono: “Gesù ha abolito la legge, ora siamo sotto la grazia!”. Ma è davvero così?

La Bibbia in realtà non insegna che la legge sia stata eliminata, ma che è stata portata a compimento in Cristo (Matteo 5:17). Paolo stesso, che è il più grande difensore della grazia, scrive in Romani 3:31: “Annulliamo dunque la legge mediante la fede? Così non sia; anzi, confermiamo la legge.

La grazia non è un lasciapassare per vivere come vogliamo, ma è la capacità che Dio ci dona per vivere secondo la sua volontà. La legge non è più il nostro giudice, ma rimane il nostro maestro. La legge è come una valigia troppo pesante per un bambino: ci mostra quanto siamo deboli. Ma la grazia è come un padre che prende la valigia e lo aiuta a portarla.

Ed è questo che fa oggi la legge, ci mostra il nostro bisogno di Cristo, ci guida nella giustizia, e ci insegna a vivere una vita che onora Dio (Galati 3:24). Il problema non è mai stata la legge, ma il nostro cuore ribelle che non riesce a osservarla. Ed è qui che entra in gioco la grazia: non per abolire la legge, ma per trasformare il nostro cuore in modo che possiamo viverla con libertà e amore.

Dio non ci ha dato la legge per imprigionarci, né la grazia per lasciarci dove siamo. La legge ci mostra chi siamo, la grazia ci trasforma in ciò che dovremmo essere. Ecco perché la vera domanda non è solo se conosciamo la Parola, ma se la lasciamo lavorare dentro di noi. Sto solo ascoltando la Parola, o sto permettendo a Dio di trasformare il mio cuore? Quando ti presenterai davanti a Dio, la domanda non sarà: “Quanto hai studiato la Bibbia?”, ma: “Quanto ti sei lasciato trasformare dalla verità che ti ho mostrato?”.

La coscienza è come una bussola

Però Dio non giudica solo sulla base della legge scritta. Ogni uomo ha una guida interiore: la sua coscienza. Ed è proprio di questo che parla Paolo nel secondo punto…

Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a sé stessi; essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. (Romani 2:14-15)

Paolo mostra che esistono principi morali universali. Anche chi non conosce la Bibbia sa che rubare è sbagliato, che dire la verità è giusto e che bisogna rispettare i genitori. Perché? Perché Dio ha impresso la sua legge nei nostri cuori. È un riflesso dell’Immagine di Dio in noi.

Paolo sottolinea che, anche là dove Dio non ha direttamente rivelato la sua legge, “l’opera della legge è scritta nei loro cuori”. In altre parole: Dio ha messo nel cuore umano la capacità di distinguere il bene dal male. Qui Paolo si riferisce a una rivelazione naturale presente in ogni essere umano.

Ecco perché nessuno può dire di essere completamente innocente. Anche senza conoscere la legge di Dio, tutti abbiamo dentro di noi un testimone silenzioso: la coscienza. È come un tribunale interiore che esamina le nostre azioni e motivazioni, mettendoci a confronto con la realtà del bene e del male.

Conosciamo tutti quei momenti in cui, senza che nessuno ci dica nulla, sentiamo dentro di noi che qualcosa non va. Recentemente, mentre compravo pezzi per il sifone del lavandino, ho messo una piccola guarnizione nel sacchetto con i tubi vecchi senza rendermene conto. Solo arrivato all’auto mi sono accorto di non averla pagata. Inizialmente ho pensato: “Ma sì, è solo una sciocchezza, costa pochi franchi”. Tuttavia, qualcosa dentro di me non mi lasciava in pace. La mia coscienza stava “suonando l’allarme”, costringendomi a tornare indietro e pagare.

Ma cosa succede se smettiamo di ascoltare la coscienza? La coscienza ci avverte del pericolo del peccato. Ma noi possiamo smettere di ascoltarla, possiamo ignorarla, abituarci alla sua voce o addirittura spegnerla (1 Timoteo 4:2). Il rischio è che, con il tempo, il peccato non ci sembri più tale. Ma il problema rimane.

Il solo fatto che abbiamo una coscienza dimostra che l’essere umano possiede una consapevolezza morale innata. Non siamo semplicemente guidati dall’istinto; Dio ci ha dato una bussola interiore, che però ha i suoi limiti: Può dirci dove andare, ma non può portarci a destinazione.

Ecco perché abbiamo bisogno di qualcosa di più grande: non solo una guida interiore, ma un Salvatore che possa davvero cambiare il nostro cuore. Non basta sapere cosa è giusto; abbiamo bisogno di essere liberati dalla colpa e dal potere del peccato. La buona notizia è che Gesù ha già fatto tutto questo per noi:

Quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì sé stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente! (Ebrei 9:14)

Ecco perché non basta ascoltare la nostra coscienza: abbiamo bisogno di lasciarla nelle mani di Dio, affinché sia lo Spirito Santo a sintonizzarla sulla volontà del Padre. Solo Cristo può purificare il nostro cuore, correggere la nostra rotta e portarci nella direzione giusta. Quindi la domanda non è solo: “Seguo la mia coscienza?”. La domanda è: “Sto lasciando che sia Cristo a guidarmi verso la verità, o sto decidendo da solo quale direzione prendere?”

Solo Cristo cambia il cuore

Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo. (Romani 2:16)

Paolo conclude questa sezione con una dichiarazione potente e inequivocabile: ci sarà un giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Cristo Gesù. L’espressione “nel giorno” non si riferisce a un momento vago o simbolico, ma a una realtà concreta e definitiva: il giorno del giudizio finale, stabilito da Dio, in cui ogni essere umano dovrà rendere conto della propria vita (Atti 17:31; 2 Corinzi 5:10).

A questo punto, la domanda cruciale è: chi sarà il Giudice? Paolo risponde chiaramente: Cristo Gesù. Gesù non è solo il Salvatore del mondo; è anche il Giudice del mondo. Colui che oggi ci offre grazia, un giorno emetterà la sentenza. Questa doppia realtà ci pone davanti a una scelta: se oggi rifiutiamo Gesù come Salvatore, un giorno lo affronteremo come Giudice.

Dio non giudicherà solo ciò che è visibile agli altri, ma anche i segreti più nascosti del nostro cuore: pensieri, motivazioni, desideri (Ecclesiaste 12:14; Luca 8:17). Nulla gli è nascosto. Ma attenzione: non tutti affronteranno lo stesso tipo di giudizio. La Bibbia distingue due tipi di giudizio:

  • Per gli increduli, sarà un giudizio di condanna eterna (Apocalisse 20:11-15).
  • Per i credenti, sarà un giudizio delle opere, per ricevere una ricompensa e non una condanna (2 Corinzi 5:10). Chi è in Cristo non deve temere questo giorno, perché il suo giudizio è già stato pagato sulla croce (Romani 8:1).

Ecco perché Paolo parla di “mio vangelo”. Non perché il Vangelo sia suo in senso personale, ma perché per lui è una realtà che ha cambiato radicalmente la sua vita. E questo vale anche per noi. Se oggi riconosciamo Gesù come il Signore della nostra vita, se gli affidiamo il nostro cuore, non dobbiamo temere quel giorno.

A questo punto la domanda è inevitabile: se oggi fosse quel giorno, sarei pronto a incontrare Cristo? Ma c’è una buona notizia: il Giudice è anche il Salvatore. Colui che un giorno giudicherà i segreti degli uomini è lo stesso che oggi ci invita a ricevere la sua grazia. Se oggi ci affidiamo a Lui, quel giorno non sarà un giorno di paura, ma di gioia. Non ci troveremo davanti a un Giudice sconosciuto, ma tra le braccia di un Salvatore che ci ha amati fino alla croce. Perché colui che giudicherà i nostri segreti è lo stesso che ha dato la sua vita per redimerli.

Riassumendo: il cuore del problema è il problema del cuore. Se il tuo cuore è stanco di lottare da solo, sei disposto a lasciarlo nelle mani di Colui che può davvero trasformarlo?

Immagina di avere un problema serio al cuore, ma di continuare a prendere solo antidolorifici per alleviare i sintomi. Ma i sintomi non sono il vero problema: il cuore stesso è malato. E nessun cerotto può guarire una malattia interna. Hai bisogno di un medico. E Gesù è quel Medico che è venuto per trasformare ciò che conta davvero: il cuore.

Oggi hai un’opportunità. Non rimandare. Se senti che Dio sta parlando al tuo cuore, non ignorarlo. Gesù non vuole solo giudicare il tuo peccato; vuole guarirti. Il cuore del problema è il problema del cuore. Ma la buona notizia è che Cristo è la cura. Se senti che Dio sta parlando al tuo cuore, oggi puoi rispondere.

Amen

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