In fuga dalla grazia – 1a Parte

7 Marzo 2021

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Il Signore fece venire un gran pesce per inghiottire Giona. Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse: «Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce. Tu mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto. Io dicevo: “Sono cacciato lontano dal tuo sguardo! Come potrei vedere ancora il tuo tempio santo?” Le acque mi hanno sommerso, l’abisso mi ha inghiottito; le alghe si sono attorcigliate alla mia testa. Sono sprofondato fino alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue sbarre su di me per sempre; ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio! Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici con canti di lode, adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore». E il Signore diede ordine al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terraferma. (Giona 2)

Cercando di fuggire da Dio e di evitare la sua chiamata divina, che lo avrebbe portato a Ninive ad annunciare la buona notizia della salvezza, Giona si imbarcò su una nave diretta a Tarsis. Fece di tutto pur di fuggire dal Signore. In realtà, senza rendersene conto, stava anche fuggendo dalla sua grazia!

Il testo non si concentra però sul rifiuto di Giona, bensì sulla sovranità di Dio, sulla sua misericordia e sulla sua grazia. Se c’è qualcosa che possiamo imparare da questa storia, è che quando Dio ha una chiamata per una persona, muoverà cielo e terra per assicurarsi che i suoi propositi siano adempiuti.

Anche noi però, come Giona, a volte fatichiamo a vedere la grazia di Dio e abbiamo bisogno di tempo per rendercene conto. Dio, nella sua misericordia, concesse a Giona il tempo necessario, anche se per il profeta non è stata certamente un’esperienza piacevole…

La severa misericordia di Dio

Il Signore fece venire un gran pesce per inghiottire Giona. Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. (Giona 2:1)

Qui leggiamo che Dio “fece venire” un gran pesce per inghiottire Giona. Questo verbo lo ritroveremo al capitolo 4, dove è descritto che il Signore “procurò un ricino”, “mandò un verme” e “procurò un turbinoso vento orientale” (Giona 4:6-8). Vediamo come ogni dettaglio in questa storia è stato orchestrato da Dio per insegnare a Giona qualcosa di molto importante.

Alcuni mettono in dubbio che questo fatto sia realmente accaduto, ma non vedo perché Dio non avrebbe potuto far venire un pesce per salvare Giona, anche se avesse dovuto crearne uno dal nulla fatto su misura per trasportare Giona. In ogni caso quel pesce divenne una sorta di scialuppa di salvataggio per Giona, che lo salvò dalla sua spirale in discesa.

Abbiamo già visto che Giona dapprima discese a Giaffa, poi andò sotto coperta nella nave e infine fu gettato nel mare, per poi scendere ancora più in profondità. Questa è un’immagine per come Giona stava anche scendendo spiritualmente sempre più in basso. Giona doveva toccare il fondo, doveva essere spogliato del suo orgoglio prima di poter essere salvato.

Giona ci mostra che Dio ha sempre un modo per portarci al punto in cui Lui vuole averci, anche se non è sempre piacevole. Il pesce è un esempio perfetto di tale severa misericordia. Certo, il pesce salvò la vita di Giona inghiottendolo, ma era pur sempre una sorta di prigione acquatica dalla quale Giona doveva ancora riuscire ad uscire. Ogni aiuto sembrava oramai irraggiungibile e ogni speranza sembrava perduta. Giona era ancora vivo, ma per quanto lo sarebbe stato?

Quando rifiutiamo di fare la volontà di Dio e disobbediamo a Dio, come fece Giona, ci vuole spesso un trattamento radicale per rimediare. A volte abbiamo anche noi semplicemente bisogno di un intervento della severa misericordia di Dio, per poter essere nuovamente consapevoli della sua grazia nei nostri confronti.

Nel caso di Giona c’era un difetto di fondo nel suo carattere, che era rimasto nascosto fintanto che la sua vita andava bene. Fu solo attraverso un completo fallimento che poté iniziare a riconoscere ciò che non andava in lui e a cambiare. Il suo problema era che dichiarava di conoscere la misericordia di Dio, mentre in realtà non ne aveva capito il profondo significato.

Lo stesso può succedere anche a noi. Senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, possono ancorarsi in noi atteggiamenti, pensieri, convinzioni o abitudini sbagliate, che ci portano lentamente ad allontanarci spiritualmente da Dio. Possiamo benissimo continuare a dichiarare di credere in Lui e di voler vivere con lui, mentre in realtà ci stiamo basando sulle nostre forze.

Non aspettare che Dio ti costringa a una pausa forzata, prima di riflettere sulla tua vita.

Il testo sembra indicare che Giona ebbe bisogno di tre giorni prima di poter nuovamente pregare. Evidentemente ebbe bisogno di tempo per riflettere. Alcuni si sono chiesti se Giona abbia passato il tempo tenendo il broncio, per poi giungere alla conclusione che avrebbe dovuto pentirsi e cercare nuovamente Dio. O forse sperava di essere presto digerito dal pesce e che il suo calvario sarebbe finito una volta per tutte?

Non lo sappiamo. In ogni caso è chiaro che, se Giona doveva cominciare finalmente a risalire, sia nell’acqua che nella fede, doveva dapprima essere portato alla fine di sé stesso. Per poter risalire doveva dapprima scendere. A questo punto della storia, l’azione si ferma completamente per lasciare Giona solo con il suo Dio.

Noi tutti abbiamo bisogno di questi momenti nella nostra vita, momenti nei quali stiamo soli con Dio, a riflettere sulla nostra vita, a parlare con lui delle nostre sfide, delle nostre frustrazioni, dei nostri problemi.

Quand’è l’ultima volta che sei stato solo con Dio? Senza distrazioni, lontano dalla routine, dalla frenesia che ti impedisce di ascoltare la sua voce. Non pensare che sia un segno di debolezza se senti il bisogno di una pausa dalla quotidianità per rinsaldare il tuo rapporto con Dio. Anzi, è Dio stesso che lo desidera e preferirebbe non dover ricorrere a metodi troppo drastici per costringerti a fermarti e ad ascoltarlo…

Gesù deve diventare tutto ciò che abbiamo

Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse: «Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto». (Giona 2:2-3a)

Alla fine dei tre giorni Giona riuscì nuovamente a pregare, pur non avendo ancora ricevuto garanzia che sarebbe stato salvato. Questo dimostra che Giona aveva fede e che Dio può dare una pace totale anche prima che la risposta arrivi.

Sebbene Giona riuscì a pregare solo dopo tre giorni, non restò comunque in silenzio. Giona gridò al Signore dal fondo della sua angoscia. Non sempre riusciamo a rivolgere al Signore preghiere di lode, di adorazione e di ringraziamento. A volte abbiamo bisogno di silenzio, di meditazione, di riflessione.

Altre volte abbiamo bisogno di esternare la nostra frustrazione gridando a Dio. La mia esperienza personale è, che non importano tanto le parole e che anche se in certi momenti il nostro parlare con Dio ci sembra piuttosto un continuo lamento, invece che una preghiera, è molto meglio riversare su Dio tutta la nostra rabbia, delusione e tristezza, piuttosto che tenerci tutto dentro. Anche questa è una forma di comunione e comunicazione con Dio.

L’apostolo Paolo ci esorta dicendo:

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. (Filippesi 4:6)

E permettetemi di aggiungere: anche quando non riesci ad accompagnare le tue preghiere con ringraziamenti, porta comunque tutto a Dio!

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. (Filippesi 4:7)

Non sappiamo bene come, ma in quei tre giorni di silenzio il Signore rispose a Giona, la sua pace scese su Giona e lui capì di essere nelle mani di un Dio misericordioso che lo avrebbe salvato. Non sempre risponde come vorremmo noi, ma possiamo stare certi che ci ascolta e che sa di che cosa abbiamo bisogno, “perché gli occhi del Signore sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti alle loro preghiere (1 Pietro 3:12).

Le parole utilizzate da Giona nella sua preghiera mi ricordano molto alcuni Salmi:

Nella mia angoscia invocai il SIGNORE, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi. (Salmo 18:6)

Un abisso chiama un altro abisso al fragore delle tue cascate; tutte le tue onde e i tuoi flutti son passati su di me. (Salmo 42:7)

Esulterò e mi rallegrerò per la tua benevolenza; poiché tu hai visto la mia afflizione, hai conosciuto le angosce dell’anima mia. (Salmo 31:7)

Quando non troviamo le giuste parole, nulla ci impedisce di usare i Salmi o altre preghiere che troviamo nella Bibbia e farle nostre. Per questo è così importante continuare a riempire il nostro serbatoio spirituale con la Parola di Dio nei giorni in cui ci sentiamo vicini a Dio, benedetti e grati per la presenza di Gesù e del suo amore. In questo modo, quando arrivano i giorni di siccità, di distanza da Dio e di angoscia, avremo un profondo serbatoio di Scritture dal quale attingere.

A Giona quel periodo servì per riconoscere che doveva dipendere unicamente da Dio. Pensiamo anche ai tanti altri esempi biblici. Giacobbe non era pronto a guidare la famiglia di Dio finché non fu costretto a fuggire dalla sua casa. Fu solo quando tornò in patria, dopo anni di maltrattamenti per mano di suo suocero, che Giacobbe incontrò Dio faccia a faccia (Genesi 32:1-32).

Anche Abramo, Giuseppe, Davide, Elia e Pietro sono diventati leader potenti attraverso il fallimento e la sofferenza. Innumerevoli cristiani hanno fatto la stessa esperienza. È spesso solo quando raggiungi il fondo, quando tutto cade a pezzi, quando tutti i tuoi schemi e le tue risorse sono rotti ed esauriti, che sei finalmente aperto ad imparare come dipendere completamente da Dio.

Non puoi renderti conto che Gesù è tutto ciò di cui hai bisogno finché Gesù non è tutto ciò che hai.  O per usare le parole di Gesù:

Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. (Matteo 10:39)

Come è possibile che Dio sia così misericordioso, paziente e benevolo? Con Giona e con noi? Un indizio lo troviamo nelle parole della preghiera di Giona…

Gesù – più grande di Giona

«Dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce… tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto… Sono cacciato lontano dal tuo sguardo… Le acque mi hanno sommerso; l’abisso mi ha inghiottito». (Giona 2:3-6)

Quando Giona riprese coscienza e si ritrovò nel ventre del pesce, è poco probabile che abbia subito capito cosa fosse successo, infatti credeva di essere morto. Ci avrà messo un po’ a capire che la profonda oscurità che lo circondava non era il soggiorno dei morti, lo sheol.

Lo sheol indicava generalmente il luogo di dimora di tutti i morti, ma anche il luogo di sofferenza e perdizione eterna. Ma quando gridò al Signore da quel posto che gli ricordava la morte, il Signore udì la sua voce.

Questo è un pensiero confortante per ognuno di noi. Il Signore ascolta la tua voce. Anche se ti dovesse capitare di attraversare un periodo nel quale ti senti più morto che vivo, sappi che il Signore ti sente, se solo sei disposto a gridare a Lui. Perché ne sono così sicuro? Perché Giona indica a qualcuno più grande di lui: Gesù Cristo.

Quando Gesù si definisce “più grande di Giona”, fa riferimento ai tre giorni e alle tre notti di Giona negli abissi (Matteo 12:40-41). Sulla croce Gesù rivisse la sofferenza di Giona, che si sentì cacciato lontano dallo sguardo di Dio, ma in misura infinitamente maggiore. Lo capiamo dal suo grido:

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Matteo 27:46)

Giona discese nelle profondità del mare per salvare i marinai e per porre fine alla sua odissea, ma Gesù sperimentò la morte e la separazione da Dio per salvare Giona. Giona fu schiacciato sotto il peso delle “onde e dei flutti” (Giona 2:4) delle “acque” (Giona 2:6), ma Gesù fu sepolto sotto le onde e i flutti dell’ira di Dio.

Quindi puoi stare certo che, qualunque sia il tuo problema, Dio lo risolve con la sua grazia. La grazia di Dio elimina la colpa una volta per tutte. Puoi anche essere pieno di rimpianti per il tuo passato o puoi anche vivere con un grande senso di fallimento. Ma non importa ciò che hai fatto. Anche se tu fossi cento volte peggiore di quello che sei, i tuoi peccati non sarebbero nessun problema per la misericordia di Dio.

La grazia elimina la paura del fallimento, che fu forse proprio parte del problema di Giona. Molti dei nostri più profondi desideri di successo non sono in realtà che dei miseri tentativi di essere noi stessi ciò che Cristo dovrebbe essere per noi.

Il pensiero: “se raggiungo questo o quest’altro traguardo, allora sarò accettabile per Dio!” è profondamente radicato in noi come lo era in Giona. Ma se la smettiamo di attingere auto-accettazione da altre fonti, ogni nostra paura svanisce. Diventiamo poi impavidi, ma senza diventare sfacciati o orgogliosi, perché sappiamo che Cristo è la nostra forza.

Se guardiamo a Cristo, invece che ai nostri insuccessi o alle nostre forze, arriveremo a dire come Giona alla fine della sua preghiera, che la “la salvezza viene dal Signore (Giona 2:10). E questo significa che ogni cosa viene da lui, non solo una parte. La salvezza non viene in parte da te e in parte dal Signore. Viene totalmente dal Signore.

Se continui a pensare: “vorrei solo essere più degno”, ancora non capisci il significato della grazia. Cristo è colui che ti rende degno! Se affermi: “desidero tanto sentire Dio nella mia vita, ma non lo vedo all’opera in me”, allora non hai ancora capito quanto fondamentale sia la sua grazia. Se tu arrivi a desiderare il Signore con tutto il tuo cuore, vuol dire che Dio è già all’opera in te! Non saresti in grado di desiderarlo per conto tuo. La salvezza viene dal Signore!

Amen

 

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