La legge della fede annulla ogni vanto

23 Marzo 2025

Giovanni Accadia

Giovanni Accadia

Anziano

Domenica scorsa abbiamo visto che la giustizia di Dio non viene dalle opere e che la gloria di Dio viene riacquistata in Cristo.

Ora in questi versetti vediamo una transizione sotto forma di domanda.

ROMANI 3:27-31

27 Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; 28 poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge. 29 Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non è egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, è anche il Dio degli altri popoli, 30 poiché c’è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l’incirconciso ugualmente per mezzo della fede.

31 Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge.

Oggi affronteremo aspetti che abbiamo già sentito e che magari sentiremo ancora nelle prossime prediche in questa lettera.

Vogliamo riflettere su questi aspetti con sfaccettature e enfasi differenti.

Paolo è quello che fa in questa lettera, noi cerchiamo di stargli dietro: nomina un argomento e poi lo rispiega in modo diverso.

Infatti i versetti di oggi aprono un argomento che poi esporrà nel capitolo 4.

(Esempio allegorico)

Mi sono inventato un’allegoria basata su un racconto e su un principio biblico, vorrei provare a raccontarvela:

“Immaginatevi l’arrivo delle anime de credenti alla presenza di Dio nei luoghi celesti.

Al ceck-in c’è un angelo preposto a riconoscere e dare il benvenuto ai nuovi arrivati.

Possiamo immaginare qualsiasi personaggio che troviamo nella bibbia:

immaginati arrivare il  patriarca Abramo.

L’angelo per capire chi è arrivato gli fa qualche domanda riguardante la fede, chiedendogli: come ha conosciuto Dio, cosa sa di Dio, ecc..  capisce subito che si tratta di un patriarca della fede, è così entusiasta di averlo conosciuto lo saluta calorosamente e si prepara ricevere il prossimo.

È  davvero  contento di discutere, scoprire chi sono tutti gli altri, come descrivono le verità di Dio che hanno imparato sulla terra!

Immaginatevi l’arrivo di Mosè, Davide, i profeti, i grandi apostoli!  Ecc … ecc …

Finché arriva un signore dall’aspetto un po’ sconcertato,  l’angelo perplesso gli chiede se fosse tutto ok e se sapesse dove si trovava. Quel signore gli risponde: ( onestamente non sono sicuro …)

Aspetta un attimo …: non sai davvero dove ti trovi? (ho una vaga idea)

Wow! scusami permettimi di chiederti una cosa ancora: Tu sai cos’è e come si fa per ottenere la vita eterna? (non credo)

Scusami un attimo arrivo subito …  un po’ confuso L’ angelo va’ da un suo

Superiore, un arcangelo, e gli spiega del nuovo arrivato…”

Fermiamoci qui per il momento con la storia perché continua ma la vediamo dopo..

Torniamo al testo di oggi e notiamo subito la prima domanda:

dov’è dunque il vanto?

Perché Paolo solleva la questione del vanto? “Dov’è dunque il vanto?” chiede nel versetto 27. E risponde: “È escluso. Da quale legge? Dalle opere? No, ma dalla legge della fede”.

Poi in Romani 4:2 solleva di nuovo la questione: “Perché se Abramo fu giustificato per le opere, egli ha di che vantarsi, ma non davanti a Dio”.

Quindi la questione del vanto è importante per Paolo. Perché?

Baso la predica sostanzialmente rispondendo a questa domanda.

La risposta a questa domanda la dividiamo in 3 parti:

  1. Il problema dell’orgoglio
  2. Dio ha compiuto la nostra salvezza senza il nostro aiuto
  3. Beneficiamo della grande salvezza di Dio solo attraverso la fede in Dio

Il problema dell’orgoglio

Il vanto di cui parla Paolo, è frutto dell’orgoglio.

Il vanto è la forma esteriore della condizione interiore dell’orgoglio.

L’orgoglio è stata la causa principale di tutti i mali e le miserie del mondo, come possiamo leggere nei primi capitoli dei Romani (1:18-3:20).

Perciò ora vorrei approfondire il tema dell’orgoglio, che è l’ostacolo principale alla salvezza, ma anche nel nostro cammino di fede.

In Romani 1:18 Paolo dice: “L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia”.

La verità è disponibile a tutte le persone in un modo o nell’altro, e invece  di umiliarci sotto di essa, l’uomo la soffoca nell’ingiustizia. Questo è orgoglio.  

Quale verità sopprimiamo? Il versetto 1:21 dice: “Pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio né gli hanno reso grazie“.

La verità più considerevole che l’orgoglio soffoca è che Dio è immensamente più grande di noi, e che siamo dipendenti da Lui.

Uno spirito di adorazione e gratitudine verso Dio manca nella maggior parte dei cuori a causa dell’orgoglio.

Vogliamo ammirazione per noi stessi, non per Dio, e non vogliamo dipendere dalla misericordia di Dio come dei bambini indifesi.

L’orgoglio non ama sottomettersi all’autorità o dipendere dalla misericordia. Pertanto rifiuta o ridefinisce sempre il vero Dio.

Paolo dice: “Professando di essere sapienti, sono diventati stolti”. Questa è la voce dell’orgoglio: sono sapiente.

“Hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito la creatura anziché il Creatore“.

L’uomo adora e serve, sì, ma non Dio.

Cito alcune frasi di un articolo da Coram Deo di John Piper:

“E tutti fanno così con Dio. Guardiamo alla sua gloria. Guardiamo alla sua potenza. Guardiamo alla sua sapienza. Guardiamo alla sua generosità. E non diciamo: “Grazie”, e non diciamo: “Sei grande”. Diciamo: “Voglio scambiarti per qualcosa che desidero veramente”. Questo è il motivo per cui esiste l’inferno, perché questo è un peccato infinito…

Non c’è nulla di peggio che possa essere fatto. I peccati non sono altro che espressioni di questo. I peccati derivano tutta la loro malvagità da questo peccato. Questo è il male.”

Sempre all’inizio Paolo descrive gli uomini insolenti, arroganti, vanagloriosi”.

É molto esplicito riguardo alla profondità dell’orgoglio nel cuore umano decaduto.

Poi in Romani 2:3 Paolo mostra la forma che questo orgoglio assume nella persona moralmente vigile: “Pensi forse, o uomo, che quando giudichi quelli che fanno tali cose e fai le stesse cose tu stesso, sfuggirai al giudizio di Dio?”

Esiste l’orgoglio del lussurioso e sfacciato e c’è anche l’orgoglio della persona morale e legalmente attenta.

C’è persino l’orgoglio della persona religiosa che usa la conoscenza di Dio per esaltare se stessa: “Se porti il ​​nome ‘Giudeo’ e ti riposi sulla Legge e ti vanti in Dio . . .” Paolo condanna l’ipocrisia. Siamo tutti tentati di fare di Dio stesso un mezzo per la nostra auto-esaltazione.

Paolo conclude la sua accusa all’essere umano dicendo in Romani 3:18: “Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi”.

Non tremano davanti a Dio, piuttosto hanno una considerazione di sé stessi nel mondo così arrogante, che non riescono nemmeno a immaginare di tremare davanti al loro Creatore e Giudice.

Quindi tornando alla domanda del nostro testo di Paolo in Romani 3:27, il vanto è la forma esteriore del profondo problema dell’uomo, che come abbiamo visto è l’orgoglio.

Allora perché Paolo fa questa domanda? La risposta che dà è semplice: nella salvezza e nelle benedizioni che abbiamo  il vanto è escluso.

Questo introduce il secondo punto della risposta a questa domanda:

Dio ha compiuto la nostra salvezza senza il nostro aiuto

All’inizio dice Paolo l’ ira di Dio, si sta rivelando contro di noi. E noi stiamo “accumulando ira per noi stessi nel giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio” .

Se siamo così orgogliosi e peccatori, e Dio è così arrabbiato, come possiamo allora essere salvati dall’ira di Dio?

Come possono le persone che hanno così sminuito e disonorato la gloria del Dio infinito essere mai rimessi a posto con Dio?

Come sappiamo benissimo, la risposta la conosciamo tutti, ed è data in Romani 3:21-26: Dio ha mandato nel mondo Suo Figlio, Gesù Cristo, per soffrire e morire al posto di peccatori orgogliosi e empi, affinché accadessero quattro cose, indipendentemente da noi e nonostante noi:

 1) Il danno che abbiamo fatto alla gloria di Dio attraverso il nostro orgoglio e il nostro peccato, é stato riparato perché Gesù ha glorificato il Padre dando la Sua vita (vedi versetti 3:23-25).

2) L’ira di Dio é stata assorbita da Gesù e allontanata da noi mentre si donava come propiziazione mediante il suo spargimento di sangue (versetto 25).

3) Un riscatto infinitamente prezioso é stato pagato per liberarci dalla colpa del peccato: la redenzione che è in Cristo Gesù (versetto 24).

4) La giustizia di Dio é stata dimostrata e rivendicata.

 In sintesi ciò che è successo al di fuori di noi:

  1. la gloria di Dio è sostenuta;
  2. la sua ira è placata;
  3. il riscatto è pagato;
  4. la sua rettitudine è dimostrata.

Questo è ciò che Dio ha fatto in Cristo, fuori di noi, prima che avessimo a che fare con Lui.

Di cosa puoi vantarti?

Una grande salvezza è compiuta fuori di te prima che qualsiasi cosa sia applicata dentro di te.

Ciò ha scatenato un inondazione  di grazia verso di noi, e la forma che la grazia ha assunto è il dono gratuito della giustificazione.

Ora poniamo di nuovo la domanda che abbiamo sollevato all’inizio: perché Paolo solleva la questione del vanto nel versetto 27? Penso che ora possiamo rispondere più ampiamente. La prima parte della risposta è che l’orgoglio è il più grande problema dell’essere umano. L’auto-esaltazione, l’auto-ammirazione e l’autodeterminazione sono le forme universali di adorazione che competono con la glorificazione, il ringraziamento e la fiducia nel Dio vivente….

Quindi il vanto è assolutamente cruciale da affrontare.

La seconda parte della risposta è che Dio ha agito nella storia attraverso la morte di Cristo per salvarci dagli effetti condannanti dell’orgoglio.

E lo ha fatto in modo tale da non coinvolgerci nemmeno nel suo compimento (e menomale non l’ha fatto).

Ha mandato Cristo; ha sostenuto la Sua gloria attraverso Cristo; ha placato la Sua ira tramite Cristo; ha pagato il riscatto, che era Cristo; e ha rivendicato la Sua giustizia in Cristo. E non possiamo vantarci di niente, perché non abbiamo avuto alcuna parte nel compierlo.

Detto ciò come possiamo legarci a tutto questo?

Entriamo così nel 3° punto:                                                                         

Beneficiamo della grande salvezza di Dio solo attraverso la fede in Dio

Vediamo il terzo motivo per cui Paolo solleva la questione del vanto; vale a dire, il solo mezzo attraverso il quale possiamo beneficiare di questa grande salvezza.

È il mezzo specificamente pensato da Dio per escludere il vanto, ovvero la fede.

(Continua della seconda parte della storia allegorica)

Il superiore presentandosi al signore gli disse in tutta semplicità: mi sembra ovvio che lei se si trova qui è  perché nella sua vita terrena si e dimostrato ubbidiente  a Dio.

(… io in realtà non ho vissuto affatto in questo modo anzi …)

Ascoltami, tu sai cos’è la giustificazione? (… no …)

Sai cos’è la rigenerazione o più semplicemente la nuova nascita? ( … no …)

Conosci il messaggio della salvezza, o il piano di redenzione per i peccatori attraverso il Figlio di Dio? ( … ehm.. cos’è la redenzione?)

Quindi se capisco bene non ha mai fatto nessuna opera che onori Dio, non ti sei sforzato di cercare una relazione intima o una comunione con Dio o con Suo Figlio? ( … esatto ora descritto meglio come ho vissuto.. )

A questo punto ti devo chiedere, come sei riuscito ad entrare qui?

Mah.. in realtà qualche ora fa ho conosciuto quello sulla croce di mezzo, accanto a me.

E secondo la tua descrizione capisco meglio che era il Figlio di Dio.

Comunque gli ho solo detto se poteva ricordarsi di me nel suo regno e lui mi ha detto che oggi sarei arrivato.

Ecco è tutto, penso solo per questo sono qui.

Ahh ma certo… è per fede! È per fede ragazzi! Scusaci hai pienamente diritto di essere qui! Avanti il prossimo…”

Abbiamo visto finora due passaggi:

primo, l’orgoglio, la grande radice di tutto il male che ci ha separati da Dio e ha creato il bisogno di salvezza;

secondo, la realizzazione della grande salvezza in Cristo, in cui non abbiamo avuto parte alcuna.

Ora come ti collegherà Dio a questa salvezza?

Solo in un modo che escluda il vanto. Perché se ciò che ci lega a questa salvezza è un atto di cui possiamo vantarci, allora lo scopo dell’intero piano crolla.

La legge della fede.

Ecco perché Paolo solleva la questione del vanto.

Alla domanda nel versetto 27: “Dov’è dunque il vanto?” la risposta è esattamente ciò che ci aspettiamo: “È escluso”.

Questo è assolutamente cruciale.

Ogni vanto deve essere escluso dal modo in cui Dio salva.

In che modo è escluso? Cosa ha progettato Dio per escludere il vanto?

Il vanto è escluso da una legge di fede.

La legge non escluderebbe il vanto se raccomandasse le opere come via di giustificazione.

Notate la connessione tra il versetto 27 e il versetto 28: “Dov’è dunque il vanto? È escluso. Da quale legge? Dalle opere? No, ma dalla legge della fede. Poiché noi sosteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della Legge.

Ora, cosa significa “senza opere della Legge”?

I due versetti successivi ci aiutano a capire cosa ha in mente Paolo.

Il versetto 29 dice: “O forse Dio è il Dio dei soli Giudei? Non è anche il Dio dei Gentili? Sì, anche dei Gentili”. In altre parole, sta dicendo che “La giustificazione è senza opere della Legge” perché se fosse basata sulle opere della Legge, allora i Gentili (gli stranieri, gli altri popoli) che non hanno la Legge sarebbero svantaggiati e Dio non sembrerebbe essere il Dio dei Gentili così come dei Giudei.

Ma, in effetti, non è così, come poi chiarisce il versetto 30: “Poiché in verità Dio, che giustificherà il circonciso per fede e l’incirconciso mediante la fede, è uno solo”.

In altre parole, c’è un solo vero Dio su tutte le nazioni e sugli ebrei, non molti dèi, e c’è un solo modo per mettersi a posto con questo Dio; vale a dire, per fede.

Paolo prende la circoncisione come esempio di “opera della Legge” e dice nel versetto 30 che coloro (gli ebrei) che fanno quest’opera sono giustificati per fede, non per quest’opera; e coloro che non fanno quest’opera (i gentili) sono giustificati sempre per fede, a prescindere da quest’opera.

Quindi le “opere della Legge” sono azioni che una persona compie per ottenere la giustificazione.

Lo ripeto più chiaramente: un'”opera della Legge” è qualsiasi cosa tu faccia (oltre alla fede) per ottenere una giusta posizione con Dio.

Se provi a fare qualsiasi cosa oltre ad avere fiducia nella grazia di Dio per metterti a posto con Dio, stai facendo un'”opera della Legge”, e sei ancora in preda all’orgoglio.

Questo è un pericolo anche per i credenti quando hanno bisogno di opere per sentirsi apposto con Dio.

Attenzione non sto dicendo che le opere del credente sono senza valore eterno per la propria anima.

Anzi, le opere dei figli di Dio sono un dono prezioso di Dio che testimoniano la Sua opera in noi.

Dio le ricompenserà e dirà anche … ben fatto mio fedele servitore …

Dio ci rende capaci di compiere buone opere per grazia e come ringraziamento a Dio, non come dovere.

In questo modo noi confermiamo la nostra vocazione come figli di Dio.

Invece le opere che non hanno valore spirituale sono tutte quelle con l’idea di guadagnare qualcosa, non solo la salvezza, qualsiasi posizione o ricompensa.

Queste sono quelle che Paolo chiama le “ le opere della Legge”

Il vanto perde di valore non con le “opere della Legge”, ma solo con la legge della fede.

Paolo spiega ancora in Romani 4:4-5 che le opere della Legge non escludono la vanteria, infatti dice: “Ora a chi lavora, la sua paga non è accreditata secondo la grazia, ma secondo il debito. Ma a chi non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede è accreditata come giustizia”.

La fede richiama l’attenzione su Colui di cui ci si fida

In altre parole, se ricevi la circoncisione (o diciamo, frequenti la chiesa e osservi i Dieci Comandamenti) come un modo per ottenere una giusta posizione con Dio, allora ciò che otterresti non sarebbe grazia, ma ciò che ti è dovuto.

“A chi lavora, la sua paga non è accreditata secondo la grazia, ma secondo il debito”.

In altre parole, “lavorare” richiama l’attenzione sul lavoratore e sul lavoro e ci si aspetta ciò che è dovuto. Pertanto, lavorare incoraggia il vanto, lo supporta.

D’altra parte, la fede non richiama l’attenzione su se stessa, ma sulla grazia di colui a cui ci si è affidato.

La fede corrisponde alla grazia.

Il lavoro corrisponde al debito.

Perciò la fede esclude il vanto. Se sei il beneficiario della grazia in tutto ciò che sei e hai, non puoi vantarti di te stesso.

Paolo disse in 1 Corinzi 4:7: “Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?

Quando tutto è dono, il vanto è escluso.

Quando provi a compiere un'”opera della Legge” come un modo per sentirti a posto con Dio, rendi vana la grazia; trasformi la giustificazione in una paga che ti è dovuta, piuttosto che in un dono gratuito e ristabilisci il vanto che l’intero piano di salvezza mira ad sopprimere.

Se in qualche modo ti senti toccato da questo tipo di religiosità, ti invito a umiliarti sotto la grande opera salvifica di Dio in Cristo; allontanati da ogni orgoglio, vanteria e autosufficienza; rinuncia ad ogni sforzo di mostrarti degno del dono della giustificazione e confida solo nella grazia gratuita.

Non rispondere all’offerta di salvezza di Dio con Romani 4:4

 “Ora a chi lavora, la sua ricompensa non è accreditata secondo la grazia, ma secondo il debito”. Non annullare la grazia trasformando la giustificazione in un debito.

Rispondi all’offerta di Dio col versetto dopo, Romani4:5:

“Ma a chi non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è accreditata come giustizia”.

Affidati a Dio e riconosci vani quei tentativi o quelle opere che ti fanno sentire forte e sicuro davanti a Dio, Fidati di colui che giustifica l’empio e sarai salvato, liberato dalle catene del peccato che la legge delle opere non può togliere.

In effetti l’unica opera di cui hai bisogno è quella di pregare, di chiedere a Dio sinceramente di infondere dentro di te uno spirito di fede, questa è la nuova legge che Paolo vuole confermare e che ti guiderà in un nuovo vanto: Rom 14: 17 … ho di che vantarmi in Cristo Gesù …

Concludo con una piccola riflessione riguardo a Cristo:

Se c’era qualcuno che poteva vantarsi quello era sicuramente Gesù. In filippesi 2 è scritto che Egli non reputò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente.

Perché Gesù non si vantava? Per lasciarci un buon esempio? Probabile ma sarebbe riduttivo.

Gesù (esattamente come quando si è lasciato battezzare) ha scelto di rappresentarci quando viveva sulla terra. E se penso che Gesù mi rappresentava capisco meglio perché non poteva vantarsi davanti a Suo Padre. Il fatto è che non rappresentava solo me, anche te, tutti noi.

Per questo motivo ha scelto di non vantarsi.

Isaia 53:7 … si lasciò umiliare e non aprì la bocca.. come una pecora muta davanti a chi la tosa …

Ha scelto di non vantarsi perché ha scelto di meritarsi la collera di Dio alla croce al posto tuo.. affinché tu potessi avere finalmente qualcosa di cui vantarti davanti a Dio: Cristo che è morto e risorto per te.

Non possiamo trascurare una così grande salvezza! 

Possa Dio donare e far cresce in noi la legge della fede e far diminuire ogni nostro vanto.

Amen.

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