Dalle tenebre alla luce

5 Dicembre 2021

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Giovanni Accadia

Giovanni Accadia

Anziano

Ma le tenebre non dureranno sempre sulla terra che è ora nell’angoscia. (…) Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, la luce risplende. Tu moltiplichi il popolo, tu gli largisci una gran gioia; esso si rallegra in tua presenza come uno si rallegra al tempo della mietitura, come uno esulta quando spartisce il bottino. Infatti il giogo che gravava su di lui, il bastone che gli percoteva il dorso, la verga di chi l’opprimeva tu li spezzi, come nel giorno di Madian. Difatti ogni calzatura portata dal guerriero nella mischia, ogni mantello sporco di sangue, saranno dati alle fiamme, saranno divorati dal fuoco. Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti. (Isaia 8:23a e Isaia 9:1-5)

Questo brano è solo un pezzo di una lunga profezia, che si realizza in parte al tempo di Isaia con l’assedio di Gerusalemme per mano degli Assiri; poi in parte alla nascita del Messia, e infine annuncia la piena redenzione d’Israele nel Millennio.

Siamo circa nel 740 a.C.

Israele e Giuda erano oramai divisi da secoli; il decadimento spirituale dilagava in tutte e due i regni.

Dio aveva dato delle leggi e delle prescrizioni al popolo per benedirlo e guidarlo; ma il popolo si era dimenticato di Dio seguendo le pratiche dei popoli pagani.

Il re di Giuda, Acaz, arrivò persino alla dedicazione del proprio figlio al dio Moloc, il dio della morte.

Sappiamo benissimo che se il Signore è il Dio della vita, Satana lo è della morte. Quindi abbiamo un re del popolo eletto che offre letteralmente a Satana il culto.

Che prospettiva può avere un popolo con una guida del genere?

Guardiamolo insieme, in Isaia 8:21-22:

Andrà peregrinando per il paese, affranto, affamato; quando avrà fame, si irriterà, maledirà il suo re e il suo Dio; volgerà lo sguardo in alto, lo volgerà verso terra, ed ecco, non vedrà che difficoltà, tenebre, oscurità piena d’angoscia; sarà sospinto in mezzo a fitte tenebre.

Questo è quanto succede a coloro che, pur facendo parte del popolo di Dio, scelgono di dedicarsi ad altro.

Il popolo d’Israele aveva cominciato a sperimentare proprio questo e non poteva fare più niente per evitarlo: la profezia di Isaia era annunciata, era certa.

Isaia è molto bravo a descrivere lo stato imminente del popolo e usa diverse immagini: le tenebre, il giogo, il bastone, la verga e la presenza di nemici guerrieri.

Il popolo sarebbe presto finito in mano degli assiri. Infatti, i più vigorosi vennero deportati in terra straniera, gli altri invece vissero da schiavi nella loro terra.

Il popolo sarebbe vissuto all’ombra della morte, avrebbe camminato sospinto nelle fitte tenebre e non avrebbe visto altro che oscurità piena di angoscia.

Dopo aver accennato brevemente della situazione del popolo, vogliamo riflettere sul testo di Isaia con i prossimi tre punti:

  • Un cammino nel buio
  • La gioia per la luce
  • Un bambino eccezionale

Un cammino nel buio

Isaia profetizza in modo chiaro qualcosa che stava per succedere; i suoi destinatari avrebbero dovuto prendere sul serio l’avvertimento e riconoscere che tutte quelle conseguenze gravi erano legate alla loro disubbidienza.

Il loro amore per le cose del mondo, la loro autosufficienza, il loro allontanamento dalle vie di Dio, stavano per dimostrarsi una trappola.

Il loro peccato li stava trascinando in un luogo senza speranza.

La loro voglia di vivere come se Dio non contasse più nulla, li stava conducendo nell’oscurità.

Isaia 8: 19-20.

Se vi si dice: “«Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano»,

rispondete: «Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi?

Alla legge! Alla testimonianza!» Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!

Purtroppo Israele non stava consultando più Dio; in concreto, non andava alla legge, non tornava alla testimonianza, non cercava di sapere cosa Dio si aspettava da lui.

Immaginiamo anche noi per un attimo le nostre vite. Ad un certo punto della nostra vita, abbiamo sentito il forte bisogno di confessare a Dio i nostri peccati. E Lui ci ha liberati da conseguenze tremendamente buie, trasportandoci da un regno di tenebre ad un regno di luce. In questo modo è iniziato il nostro cammino di fede.

Ora siamo chiamati a vigilare, perché la condizione di tenebre, di giogo pesante e di nemici che descrive Isaia, è ancora pronta a condizionare le nostre vite. Io credo che possiamo paragonare la storia del popolo di Dio alla vita del credente.

Dio si era scelto un popolo per condurlo prima o poi a una liberazione, perché questa era stabilita da un patto. Questo rimane anche quando il popolo vive momenti che non lasciano auspicare affatto un futuro glorioso. Qualcosa di simile avviene anche al credente.

Le cadute e le vittorie di Israele sono come se parlassero un po’ delle nostre cadute e delle nostre vittorie, in cui Dio forma e conduce i Suoi verso la gloria eterna.

Quindi se per Israele era importante ravvedersi dalle proprie vie che conducevano nell’oscurità, come profetizzato da Isaia, anche noi pur essendo Suoi eletti, destinati al Suo regno, dobbiamo prestare la massima attenzione.

È importante riconoscere le situazioni che ci portano nel buio spirituale, che ci mettono sotto un giogo pesante.

Rivolgersi ai morti in favore dei vivi (Isaia 8: 19)

Questa è sicuramente una situazione pericolosa, che conduce nelle tenebre.

Un popolo non deve forse consultare il suo Dio?

Un credente non dovrebbe forse consultare il suo Dio?

Non dovrebbe cercare di conoscere Dio e la Sua volontà studiando la Sua Parola?

Questo è ciò che Israele non faceva oramai da anni! Si rivolgeva a qualcun altro. Qui dice addirittura ai morti in favore dei vivi. (Prima abbiamo accennato al dio Moloch).

Fare questo significava inoltrarsi attivamente nel buio.

Noi siamo abituati a consultare Dio, soprattutto quando ci sono cose più importanti del solito e per la quale è doveroso chiedere la Sua guida.

Ma siamo sicuri di dare più valore all’opinione di Dio, rispetto a quella degli altri?

Oppure oltre a Dio c’è qualcun altro che consultiamo, addirittura più di Lui?

Consultiamo Dio più del mondo? Dio più di Google?

Quando stiamo per affrontare una spesa importante, come la casa, l’auto, cosa consultiamo prima?

Dio prima delle finanze, delle agenzie immobiliari?

Non capita anche a voi di voler assicurarvi delle risposte prima di consultare veramente Dio per certe questioni?

Quando siamo alle prese con una malattia invece? Ci rivolgiamo certamente a Dio, ma ci affidiamo davvero a Lui o ci affidiamo di più alle informazioni di Wikipedia?

Non sto dicendo che sia sbagliato consultare tutti questi elementi che troviamo nel mondo, rivolgendoci a uomini non credenti, ma dovremmo farlo dopo aver consultato Dio, e confidando in Dio!

Altrimenti anche noi, proprio come Israele, stiamo consultando i morti in favore dei viventi!

Quando questo modo di affrontare la vita diventa la norma, senza rendercene conto, ci mettiamo sotto un giogo che non è più quello di Cristo, ma quello del mondo.

Questo significa inoltrarsi nelle tenebre, lasciandoci alle spalle la luce che può guidarci.

Per concludere questo primo punto ho delle domande:

Riconosci in quale ambito della tua vita stai andando in una direzione buia?

Chi è il tuo principale consigliere in questo momento?

Quali peccati favoriscono quel giogo troppo gravoso che stai rindossando?

Isaia 50.10: Chi di voi teme il SIGNORE e ascolta la voce del suo servo? Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome del SIGNORE e si appoggi al suo Dio!

Abbiamo constatato quanto è importante riconoscere quelle situazioni segnate da buio e sconforto, ma non basta. Dopo aver riconosciuto una tale condizione bisogna ora desiderarne un’altra. E così arriviamo al secondo punto:

La gioia per la luce

Una luce che comincia a splendere, una grande gioia donata, un giogo pesante spezzato, i nemici messi a tacere…

Tutte queste realtà sono come un preludio di una condizione meravigliosa che sta per arrivare; sono come l’aurora.

Chi si trovava nel buio, sotto un pesante giogo, dovrebbe desiderare con tutto il cuore una realtà così piacevole.

Immagina di essere al buio completo, sotto un giogo pesantissimo; subisci i colpi di bastone e senti i rumori di nemici; poi vedi arrivare la luce, proprio la prima cosa di cui hai bisogno, e finalmente cominci a vedere qualcosa per poterti muovere e capire il da farsi per uscire al più presto da quello stato gravoso.

Ma prima che cominci a pensare cosa puoi fare, senti che qualcuno ti toglie il giogo, lo spezza davanti ai tuoi occhi, come se volesse dire: “non dovrai più indossarlo!”

E così ti libera anche dal resto: il bastone é rotto e i nemici sono spariti.

Questa nuova condizione sconvolgente ti porta immediatamente a gioire di tutto cuore perché sembra essere proprio l’inizio di una nuova realtà molto promettente!

Mi piace il paragone che fa Isaia della gioia relazionata a un contadino in tempo di mietitura, o a chi vince una battaglia e ne prende il bottino.

Consideriamo il primo esempio.

Perché un contadino di quei tempi gioiva così tanto quando il suo campo dava un raccolto abbondante?

Spesso si gioiva organizzando una festa.

Perché questo prometteva sicurezza per affrontare l’inverno, periodo buio e freddo.

Perché erano finiti i lavori, gli affanni, i sacrifici e le preoccupazioni per assicurare quel raccolto.

Da quel momento il contadino poteva riposare serenamente e da lì a poco poteva godere di quell’abbondanza.

Credo sarebbe assolutamente da folli arrivare alla mietitura e lasciare tutto per fare altro, per occuparsi di un altro lavoro.

Sono convinto che noi avvolte facciamo qualcosa di simile rispetto alla gioia ed alla luce che ci è posta dinanzi.

Siamo capaci di farci attrarre anche noi da altri lavori che continuano ad indebolirci spiritualmente, invece di fermarci e raccogliere, invece di godere dell’abbondanza pronta per noi, che abbiamo davanti ai nostri occhi, e per la quale qualcun altro ha faticato al posto nostro per ottenerla.

Nonostante sia arrivata la luce, delle volte preferiamo ancora chiudere gli occhi.

Li chiudiamo per non vedere, forse perché a volte quella luce mette troppo in evidenza qualcosa che non vorremmo.

Facciamo fatica a gioire per qualcosa di eternamente meraviglioso, preparato apposta per noi, eppure siamo stati creati e salvati proprio per essere destinati a questa gloriosa Luce.

Come detto, riconoscere, individuare nella tua vita quegli ambienti bui e pericolosi, resi tale dal peccato, non basta: hai urgentemente bisogno di gioire per qualcos’altro: una gran Luce già pronta per te e per me.

Sempre Isaia dirà più in avanti, in Isaia 60:20:

Il tuo sole non tramonterà più, la tua luna non si oscurerà più; poiché il SIGNORE sarà la tua luce perenne, i giorni del tuo lutto saranno finiti.

Fai parte del Suo popolo; questo è ciò che ti aspetta.

Desiderare sin da ora questa condizione ti darà una gioia vera, duratura e non immaginaria, perché non sarai tu a produrla, ma verrà direttamente da Dio stesso: verso 2 …tu largisci una gran gioia …

Concludendo questo secondo punto puoi riflettere su queste domande: – quali sono gli ostacoli che ti tolgono la gioia?

– qual è invece la cosa che ti da più gioia in questo momento?

Ha valore rispetto alla gloriosa Luce che ti aspetta?

– Chiediamo a Dio di elargirci la gioia che viene direttamente da Lui.

Lo sviluppo di Isaia non si ferma con questi due punti, ovvero 1. riconoscere una condizione tenebrosa e 2. gioire per la Luce.

Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuta, che ci accompagna in questo processo, perché da soli sarà impossibile.

Qualcuno deve venire nelle nostre tenebre per poter far luce.

Qualcuno deve sollevare al posto nostro il gioco dalle nostre spalle…

Un bambino eccezionale

Questa persona deve essere qualcuno di straordinario.

Infatti stiamo parlando del Messia promesso, l’onnipotente Dio.

Al versetto 5 leggiamo: “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.”

La maggior parte di questi appellativi dimostrano delle caratteristiche di Jahwe!

Questo bambino viene chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace e ci dimostrano quindi la deità di Cristo.

È sorprendente che un bambino venga chiamato in questo modo.

Stiamo vedendo come questo messia glorioso, potente ed eterno viene in aiuto al Suo popolo per cambiarne la condizione, per portare una gloriosa luce.

Oggi è la seconda domenica d’avvento; aspettiamo il Natale, il giorno in cui ricordiamo l’arrivo di questa ammirabile luce in forma di piccolo bambino.

Cosa può esserci di ammirabile in un bambino nato in una stalla?

Come si associa ad una gloriosa luce eterna per i popoli?

Riflettiamo: cosa ti viene in mente se pensi a un neonato?

Fragilità, vulnerabilità, dipendenza, delicatezza, necessità, oserei dire anche nudità, …

La lista può essere ancora lunga nel descrivere un essere così indifeso.

Chi avrebbe mai pensato che Dio glorioso e onnipotente avrebbe iniziato la Sua opera di redenzione sulla terra in queste condizioni?

Dio ha pensato, Dio ha scelto di iniziare la Sua opera con umiltà.

Una Luce così Gloriosa che è Dio, non poteva scegliere un modo migliore per vestirsi di umiltà se non attraverso la forma di un semplice bambino.

Forse è insolito per noi sentire che Dio è umile, infatti non sarebbe corretto definirlo così se non attraverso l’incarnazione del Messia.

Isaia è per eccellenza il profeta messianico, che annuncia più di tutti la venuta del Messia, e più di tutti (forse a parte Giovanni) ha sperimentato visioni riguardo al glorioso Messia, al punto di sentirsi morire dalla troppa luce e gloria che percepiva.

Eppure esprime più volte il concetto di umiltà divina del Messia. Vediamo alcuni passaggi.

Qui in veste di bambino, al capitolo 53 come uno che non aprì bocca, come un agnello, una pecora muta davanti a chi la tosa; al capitolo 6 come un fragile rampollo che spunta; al capitolo 50 come colui che mostra il dorso.

Tutti appellativi umilianti.

Forse uno degli ostacoli che impedisce agli ebrei di accettare il Messia è proprio il titolo di bambino, più precisamente questo aspetto così umile e misero del Messia; anche la Sua morte è stata caratterizzata dall’umiliazione, e questo lasciò tanti giudei amareggiati e delusi.

Con la Sua venuta come bambino, il glorioso Messia ha tracciato una vita contrassegnata dall’umiltà.

I giudei si aspettavano grandi cose, adatte a un potente dominatore.

Non sbagliano ad avere queste aspettative, perche infatti arriverà così nel millennio; ma non è così che Dio ha scelto di cominciare 2000 anni fa.

Generalmente, quando Dio comincia un’opera, soprattutto l’opera della redenzione o della liberazione, lo fa partendo con cose umili.

Creò all’inizio un solo uomo; stabilì il primo patto di grazia con un solo uomo, Noè; cominciò il Suo piano di salvezza di un popolo partendo da una famiglia; stabilì il piano di salvezza di tutti i popoli partendo da una semplice famiglia, quella di Abramo.

Sono tante le volte in cui il popolo è stato liberato da grandi nemici con un effimero numero di uomini israeliti.

Dio cominciò una dinastia di re per Israele partendo Saul, che veniva dalla famiglia e dalla tribù più piccola, uno che pascolava asine.

Poi il grande re Davide che era l’ultimo dei figli, un semplice pastore.

Potremmo continuare a lungo per vedere come Dio ha spesso iniziato da cose umili.

La miseria e l’umiltà sono il campo migliore per cominciare un piano di redenzione.

Ha cominciato con un bambino e finirà con un principe di pace.

Perché mai Dio dovrebbe comportarsi in questo modo, iniziando con l’umiltà?

Come accennato, non sarebbe corretto dire che Dio è umile.

Egli di fatto non ha un cuore superbo che ha bisogno di essere corretto, Egli è perfetto.

Inoltre il significato di umile implica il senso della propria relativa pochezza.

Sarebbe una contraddizione affermare che l’Essere supremo e infinitamente perfetto dovrebbe essere cosciente di qualche sua carenza.

L’umiltà appartiene alle Sue creature relazionate a Lui. (imm8)

Dio non può essere umile se non tramite Cristo.

Tornando alla domanda: perché Dio dovrebbe comportarsi in questo modo?

Credo che Dio agisca in questo modo umile per due motivi principali: (imm9)

il primo è perché vuole che Lo imitiamo.

Giovanni 13:15: Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io.

Dio desidera vederci attratti dalle cose umili.

Romani 12:16: …Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. …

Il secondo motivo per cui Dio si umiliò, e questo è quello più importante, (imm10) é perché vuole farlo al posto nostro.

Ebrei 5: 8-9: Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono autore di salvezza eterna.

Solo il Messia divino nella sua umanità poteva riconoscere l’infinita distanza che c’è tra noi e Dio,

e facendosene carico esercitò la giusta umiltà al posto nostro nei confronti di Dio.

Ogni volta che troviamo un racconto biblico in cui Dio comincia un’opera con qualcosa di piccolo, di umile, è come se ci stesse invitando a fare la stessa cosa.

E ci ricorda allo stesso tempo che Lui l’ha fatto al posto nostro.

Abbiamo bisogno di affidarci a Lui. Sia come nostro precursore che come nostro esempio!

Stai per cominciare qualsiasi cosa? Cerca l’umiltà.

In qualunque forma l’umiltà non guasta mai! Anche nelle cose più semplici.

Cominci un dialogo con qualcuno? Sii umile.

Inizi la giornata sentendoti in forma e in salute? Sii umile pensando che non dipende da te.

Ti senti pronto e sicuro di voler dare finalmente il tuo contributo in una data circostanza? Prima di iniziare sii umile, essendo pronto a imparare ancora.

E soprattutto qualsiasi cosa stai per compiere, sii consapevole che Cristo si è umiliato al posto tuo.

L’umiltà precede la gloria Proverbi 18:12 (ci avviamo alla conclusione)

Dio ce l’ha dimostrato umiliandosi per noi come un bambino appena nato e anche come adulto morente. Un bambino che nasce di solito porta con sé delle speranze per la famiglia. Così era per questo bambino profetizzato da Isaia: una speranza non solo per una famiglia, ma per un popolo intero, inclusi noi.

Perché quel bambino è rimasto umile fino alla morte!

La Sua umiltà ha preceduto la gloria, la Sua gloria e non solo, anche la nostra

Infatti la nostra umiltà precede la gloria, ma solo attraverso l’umiltà di Cristo.

Abbiamo bisogno di imparare ad umiliarci ogni giorno in ubbidienza, per seguirLo, per onorarLo e infondo per la nostra gioia.

Meglio umiliarsi oggi davanti a Dio, che essere umiliati domani davanti a Lui.

Cosa scegli?

Come accennato, la miseria e l’umiltà sono sempre il campo migliore in cui Dio opera.

Operò alla nostra conversione quando ci sentivamo miseri e bisognosi di Lui,  e vuole continuare a farlo oggi.

L’umiltà del Messia in questo caso come bambino serve a noi come fondamento per la nostra vita.

Ci permette di collegare i primi nostri due punti

1 un cammino nel buio

– chi è il tuo principale consigliere, in quale ambito stai camminando nel buio e dovresti seguire l’esempio del Messia umiliandoti?

2 il gioire per una gloriosa luce.

– qual è la cosa che in questo momento ti da più gioia? Ha valore rispetto alla gloriosa luce che ti ha dato cosi umilmente questo Messia?

Matteo 11:29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre …

Amen

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