La nostra responsabilità come sentinelle

12 Dicembre 2021

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Dopo sette giorni, la parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Figlio d’uomo, io ti ho stabilito come sentinella per la casa d’Israele; quando tu udrai dalla mia bocca una parola, tu li avvertirai da parte mia. Quando io dirò all’empio: “Certo morirai!” se tu non l’avverti, e non parli per avvertire quell’empio di abbandonare la sua via malvagia, e salvargli così la vita, quell’empio morirà per la sua iniquità; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Ma, se tu avverti l’empio, ed egli non si ritira dalla sua empietà e dalla sua via malvagia, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso. Quando un giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, se io gli pongo davanti una qualche occasione di caduta, egli morirà, perché tu non l’avrai avvertito; morirà per il suo peccato, e le cose giuste che avrà fatte non saranno più ricordate; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Però, se tu avverti quel giusto perché non pecchi, e non pecca, egli certamente vivrà, perché è stato avvertito, e tu avrai salvato te stesso». (Ezechiele 3:16-21)

Qualche mese fa, leggendo il libro del profeta Ezechiele, mi sono saltati all’occhio questi versetti che parlano della responsabilità che aveva Ezechiele di essere una sentinella per avvertire i suoi connazionali ribelli, che si erano induriti nei confronti dei richiami di Dio. È un brano che mi ha particolarmente colpito pensando alla situazione attuale nella quale stiamo vivendo.

Il mondo sta andando sempre più alla deriva, le persone sembrano interessarsi sempre meno per la volontà di Dio e anche i cristiani tendono a vivere la loro relazione con Dio in modo superficiale. Per chi vive in modo molto consapevole la sua vita cristiana e prende sul serio il Grande Mandato di Gesù a fare discepoli tutti i popoli, o chi sente di dover avvertire la chiesa di fronte al pericolo della superficialità, potrebbe sentire un forte peso o anche sentirsi in colpa leggendo questi versetti.

Vediamo dunque insieme oggi ciò che questo brano ci insegna.

La prima responsabilità: stare in contatto con Dio

Dopo sette giorni, la parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Figlio d’uomo, io ti ho stabilito come sentinella per la casa d’Israele; quando tu udrai dalla mia bocca una parola, tu li avvertirai da parte mia.» (Ezechiele 3:16-17)

Dio stabilì Ezechiele come sentinella. Una sentinella aveva il compito di avvertire la città del pericolo imminente. Stava in piedi sul muro della città, sulla cima della collina o sulla torre di guardia, vigilando su eventuali minacce. Se falliva, la città rischiava di essere conquistata.

Ezechiele era un profeta e un sacerdote giudeo che era stato deportato in Babilonia insieme a 10’000 altri connazionali nel 597 a.C., e come tale viveva in un periodo buio della storia d’Israele. I deportati appartenevano però ai ceti alti della società giudea, erano persone privilegiate e benestanti, avevano tutto il necessario. Pure in babilonia avevano ricchezza e salute, ma vivevano lontani da Gerusalemme e pure lontani da Dio.

Fu in questo contesto che Dio chiamò Ezechiele ad essere una sentinella, per avvertire un popolo che non voleva ascoltare dell’imminente giudizio di Dio. Questo ruolo di sentinella era specifico per Ezechiele e non possiamo applicarlo direttamente alla nostra vita. Possiamo però cercare di capire quale sia il principio valido anche per noi.

Nel Nuovo Testamento troviamo spesso il concetto del “vegliare”, nel senso di vigilare, stare in guardia, restare svegli e prestare attenzione a ciò che accade attorno a noi. Ad esempio in Marco 13:32-37, nella profezia di Gesù sugli ultimi tempi, Egli esorta ben tre volte i suoi discepoli a “vegliare” in vista della sua seconda venuta:

Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento. È come un uomo che si è messo in viaggio, dopo aver lasciato la sua casa, dandone la responsabilità ai suoi servi, a ciascuno il proprio compito, e comandando al portinaio di vegliare. Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina; perché, venendo all’ improvviso, non vi trovi addormentati. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: “Vegliate”. (Marco 13:32-37)

L’enfasi è su una vigilanza personale attraverso la preghiera per discernere i tempi. Il metodo di Dio è sempre stato quello di usare coloro che sono in contatto con Lui, per raggiungere coloro che sono lontani da Lui. Applicando questo principio alla nostra vita possiamo dunque chiederci: sono io in contatto con Dio per sentire la sua voce che mi parla nella vita quotidiana? Sto permettendo a Dio di parlarmi attraverso la Parola e mantenendo aperto il dialogo con Lui? Sto “vegliando”, impegnandomi a vivere secondo la volontà di Dio?

Ancora prima di buttarci nel compito di voler avvertire gli altri dell’imminente pericolo, ciò che Dio desidera è che stiamo uniti e vicini a Lui. Desidera che sperimentiamo noi stessi cosa significa essere vicini al cuore di un Padre misericordioso che è pronto a perdonare i nostri peccati e a guarire le nostre ferite. Desidera che siamo noi i primi a essere convinti che stare vicini a Dio e mettere in pratica la sua volontà sia la scelta migliore in assoluto. Desidera che di mattina iniziamo la giornata nella consapevolezza che abbiamo bisogno della guida e della saggezza dello Spirito Santo per saper discernere la volontà di Dio nel caos che ci circonda.

Prima ancora di esortarci a vegliare, Gesù ci invita però dicendo:

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. (Matteo 11:28)

Se ti stai chiedendo quale sia il tuo scopo come cristiano in questo periodo difficile, inizia andando da Gesù con i tuoi affanni! Riesci a portare i tuoi pesi a Gesù? Sei convinto che Lui possa dare riposo alla tua anima stanca e oppressa? Senti la voce di Dio che ti chiama ad essere più vicino al suo cuore?

È questo il tuo primo compito da sentinella: stare in contatto con Dio.

La seconda responsabilità: avvertire chi è lontano da Dio

Quando io dirò all’empio: “Certo morirai!” se tu non l’avverti, e non parli per avvertire quell’empio di abbandonare la sua via malvagia, e salvargli così la vita, quell’empio morirà per la sua iniquità; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Ma, se tu avverti l’empio, ed egli non si ritira dalla sua empietà e dalla sua via malvagia, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso. (Ezechiele 3:18-19)

Il messaggio di Dio era chiaro: se le persone che Ezechiele doveva avvertire non avessero riconosciuto i loro peccati e non avessero ricominciato a obbedire alla legge di Dio, sarebbero morti nei loro peccati. Se invece lo avessero ascoltato sarebbero rimasti in vita.

Un dettaglio importante in questo contesto è che la morte di cui si parla qui è fisica, non spirituale. La frase “l’empio morirà per la sua iniquità” significava che la persona che si rifiutava di ascoltare l’avvertimento di Dio avrebbe dovuto aspettarsi una morte fisica prematura, non che avrebbe passato l’eternità all’inferno.

E se Ezechiele si fosse rifiutato di trasmettere il messaggio di Dio? Sarebbe stato responsabile della loro morte come se li avesse uccisi lui stesso. Questo è il significato della frase “io domanderò conto del suo sangue alla tua mano”. Anche in questo caso, il significato è che il profeta sarebbe morto di una morte prematura a causa del giudizio di Dio.

E se loro si fossero rifiutati di ascoltare l’avvertimento di Ezechiele? Lui avrebbe salvato sé stesso. Anche qui la parola “salvato” significa che sarebbe stato liberato dal giudizio di Dio e non si riferisce alla salvezza eterna.

La domanda è: questo avvertimento, e la conseguenza per chi non ubbidisce, si applica anche a noi cristiani e alla condivisione del Vangelo? La Bibbia ci parla chiaramente dell’importanza, per noi cristiani, di testimoniare il Vangelo a chi ancora non crede. Tuttavia, usare questo passo di Ezechiele 3 per farci sentire in colpa se non condividiamo la nostra fede è un uso improprio del testo.

L’idea che come credenti potremmo essere ritenuti responsabili della perdizione di una persona, perché siamo stati mancanti nel condividere il Vangelo, va contro ogni insegnamento biblico. Non siamo noi a garantire che una persona si converti, bensì lo Spirito Santo o come dice Gesù stesso: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre” (Giovanni 6:44).

È vero che abbiamo la responsabilità di testimoniare Cristo e di condividere il Vangelo, confrontando le persone con la necessità di fare una scelta consapevole per Gesù perché altrimenti andranno in perdizione. Tuttavia, al di là di ciò, non possiamo prendere questo passaggio per giustificare l’idea che il sangue delle persone che moriranno senza Gesù “per colpa nostra” ricadrà su di noi.

Abbiamo un ruolo nella salvezza degli altri? Assolutamente! Anche se è Dio che orchestra e porta una persona alla conoscenza della fede, la cosa sorprendente è che Dio ha scelto di farlo, non solo attraverso la Parola di Dio, la Bibbia, ma anche attraverso i credenti! Anzi, possiamo dire che Dio, nella Sua sovranità, usa me e te, come credenti, più di quanto pensiamo!

Ma questo è ben diverso dal credere che il sangue di un non credente che va in perdizione ricadrà sulle mie mani perché io non l’ho avvertito delle conseguenze della sua vita nel peccato! Non dimentichiamo che è Dio ad avere il controllo. È Lui, non noi, che chiama alla salvezza, giustifica e glorifica (Romani 8:29-30). Dio è sovrano su tutto, compresa la salvezza. Se Dio sceglie di usarmi in questa impresa, eccomi qui. Cercherò di fare del mio meglio in tutta la mia debolezza, consapevole del fatto che solo Dio può salvare le persone.

La terza responsabilità: avvertire il giusto

Quando un giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, se io gli pongo davanti una qualche occasione di caduta, egli morirà, perché tu non l’avrai avvertito; morirà per il suo peccato, e le cose giuste che avrà fatte non saranno più ricordate; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Però, se tu avverti quel giusto perché non pecchi, e non pecca, egli certamente vivrà, perché è stato avvertito, e tu avrai salvato te stesso. (Ezechiele 3:20-21)

Ezechiele aveva ancora un altro compito come sentinella: doveva mettere in guardia i giusti, non solo i malvagi. Qui si ha la sensazione che una parte del messaggio del profeta fosse mostrare al popolo come vivere e mantenere la propria fede. Non era un messaggio focalizzato solo sul puntare il dito sui loro peccati, bensì a far tornare chi si stava allontanando dalla volontà di Dio a uno stile di vita coerente con la sua Parola.

Di nuovo, la morte di cui si parla qui è la morte fisica. Il giudizio di Dio stava per cadere su Gerusalemme. Coloro che infrangevano i suoi comandamenti potevano aspettarsi le conseguenze fisiche del peccato.

Non possiamo togliere questi versetti dal loro contesto ed applicarli ad esempio dicendo che, se un credente si allontana dalla volontà di Dio, perderà la salvezza. Oppure affermando che se non avvertiamo un credente che si allontana dalla giustizia, saremo puniti.

Abbiamo qualche responsabilità nell’avvertire i fratelli di fronte al loro peccato? Certo! Paolo scrive ad esempio ai Tessalonicesi:

Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti. (1 Tessalonicesi 5:14)

È importante che non ci ergiamo a “sentinelle del Vangelo” sulla base di sbagliate motivazioni.  Ho sentito da molte persone che si sono allontanate dalla chiesa – anche dalla fede – a causa di come i cristiani possono essere giudicanti. Questi versetti in Ezechiele non sono certamente un lasciapassare per attaccare tutti e tutto con la scusa che è nostro dovere “avvertire” i fratelli.

Se pensi di dover avvertire un credente del pericolo che sta correndo commettendo peccato, chiedi innanzitutto al Signore di mostrarti se è davvero tuo compito farlo. Va poi in preghiera prima di fare qualsiasi cosa, chiedi allo Spirito Santo saggezza e amore per avvertire la persona nel giusto modo. Ricorda che non sei tu responsabile per come la persona reagisce!

I responsabili della chiesa hanno certamente più responsabilità, in quanto dovranno rendere conto a Dio di come si saranno presi cura del gregge che Dio ha affidato loro (Ebrei 13:17; Giacomo 3:1). Ma l’insegnamento principale di questo brano in Ezechiele per il credente in generale è la necessità di vivere una vita a stretto contatto con Gesù.

Il nostro primo dovere è di essere una sentinella sveglia, attenta e pronta a ricevere la Parola di Dio. E non credo di dirvi qualcosa di nuovo se affermo che oggi più che mai abbiamo bisogno di tutta la saggezza e il discernimento dello Spirito Santo per affrontare i tempi futuri.

Il libro dell’Apocalisse descrive con molte immagini il massiccio tentativo di inganno che Satana e i suoi demoni tenteranno di portare a termine prima del ritorno di Cristo. Per noi cristiani il pericolo sta nell’essere troppo affascinati da queste descrizioni soprannaturali, da facilmente dimenticare l’esortazione di Gesù a restare sempre pronti nell’attesa del suo ritorno:

Ecco, io vengo come un ladro; beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si veda la sua vergogna. (Apocalisse 16:15)

Se vegliamo restando vicini a Gesù, consapevoli che presto tornerà, lo Spirito Santo sarà anche attivo nella nostra vita e ci aiuterà a discernere. Se ci preoccupiamo del regno di Dio e della sua giustizia, saremo automaticamente anche più attenti a non farci ingannare dal nemico.

Dopo aver ascoltato questo messaggio, la mia speranza è che tu possa riscoprire un rinnovato desiderio di stare ancora più vicino a Dio, alla sua Parola e al suo amore! Ci troviamo nel periodo dell’avvento, nel quale ci prepariamo a festeggiare la prima venuta di Cristo. È però anche buono se ci prepariamo al suo secondo ritorno, non con paura bensì con gioia.

Sappiamo dai capitoli 21-22 dell’Apocalisse che il luogo dove Gesù porterà i cristiani è la Nuova Gerusalemme, dove vivranno per sempre alla presenza di Dio, e dove ogni peccato, malattia e dolore saranno spariti. Il ritorno di Cristo ci dà speranza!

Amen

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