L’arca della Salvezza: una fede che sfida il diluvio

4 Febbraio 2024

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Oggi studieremo la famosa storia di Noè, dell’arca e del diluvio universale. Nei libri per bambini la storia è spesso rappresentata con un uomo anziano dalla barba bianca su una barca con un gruppo di animali esotici che naviga sull’oceano. L’ironia è che in realtà questa non è proprio la tipica storia della buonanotte da raccontare ai bambini.

È una storia incredibile. È la storia di un diluvio globale che Dio stesso ha mandato per sterminare l’uomo dalla faccia della terra perché si pentì di averlo creato. È la storia di come Dio scelse di “resettare” la creazione, di tentare un nuovo inizio, per dare all’umanità un’altra possibilità di obbedire al Signore.

Eppure, basta osservare il nostro mondo attuale per capire che questo tentativo di resettare la creazione è fallito, ma non perché Dio abbia sbagliato qualcosa, bensì perché il diluvio non fu che il preludio a un piano ben più grande ed efficace che Dio aveva per salvare l’umanità.

Ma vediamo cosa successe e ciò che portò Dio a questa drastica scelta…

La causa: la corruzione del genere umano

Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo. Il SIGNORE si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. E il SIGNORE disse: «Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti». (Genesi 6:5-7)

Domenica scorsa abbiamo trattato la storia del primo omicidio avvenuto sulla terra, con Caino che uccise suo fratello Abele. Da quell’evento fino a quanto Dio mandò il diluvio universale trascorsero più o meno 1500 anni. Leggendo la genealogia da Adamo a Noè in Genesi 5 vediamo che a quei tempi le persone vivevano in media 800-900 anni, portando a una crescita esponenziale della popolazione mondiale. Se si considera quanto è capace di fare l’uomo oggi in meno di un secolo di vita, la capacità di fare del male vivendo per secoli è immensa.

La terra è il luogo che Dio ha creato perché l’uomo potesse viverci felice e profondamente appagato. Pensiamo solo al contrasto con quanto era perfetto il mondo il giorno della creazione, quando “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (Genesi 1:31). Ma quando Dio guardò a ciò che l’uomo ne aveva fatto della sua meravigliosa creazione non vide altro che malvagità, corruzione e violenza.

Il punto di tutto il capitolo 6 della Genesi è che la malvagità del mondo era così grande, portava a una tale corruzione e a una tale violenza, da richiedere una risposta da parte di Dio, da parte di un Dio giusto che non può lasciare impunito il peccato. Questa risposta è chiaramente descritta al versetto 13, quando Dio disse a Noè:

Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. (Genesi 6:13)

Il mondo qui descritto ai tempi di Noè non è molto diverso dal nostro mondo odierno. Viviamo in un mondo segnato dal peccato e anche il nostro mondo un giorno verrà giudicato da Dio. Ma in Genesi 6 vediamo anche tutta la sofferenza di Dio di fronte a ciò che accadeva sulla terra, leggiamo che Dio “se ne addolorò in cuor suo”.

Se ti è mai capitato di subire una forte ingiustizia personale o se uno dei tuoi figli l’ha subita, conosci il sentimento che provoca in noi l’ingiustizia: rabbia e dolore. Ed è ciò che stava provando Dio, aveva creato un mondo meraviglioso che è stato pervertito, distorto e distrutto dall’uomo. Così Dio, nel suo dolore, si pentì di aver creato l’uomo.

Il piano di Dio consisteva nel “far venire il diluvio delle acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni essere in cui è alito di vita; tutto quello che è sulla terra perirà” (Genesi 6:17). La domanda principale che ci si pone è: come ha potuto un Dio buono e amorevole volere una tale distruzione? Come ha potuto Dio voler distruggere la sua creazione?

La giustizia e l’ira di Dio sono, in realtà, l’espressione del suo amore e della sua bontà nei confronti del mondo. Giudicando il male, Dio lo limita. Se Dio non amasse il mondo, perché dovrebbe provare così tanto dolore? È a causa del suo profondo amore per la sua creazione che Dio ne è così addolorato. L’ira è l’inevitabile risposta di un Dio santo che ama profondamente ciò che ha creato.

Anche oggi Dio è addolorato nel vedere la malvagità del mondo e la sua pazienza non è infinita. Credo che spesso anche noi non ci rendiamo conto del dolore che prova Dio quando ci allontaniamo dalla sua volontà e dalla sua verità. La storia del diluvio non è però solo una questione di giudizio, perché nel mezzo del suo santo giudizio contro il peccato Dio offre all’uomo una via di salvezza.

La soluzione: invocare il nome del Signore

Ma Noè trovò grazia agli occhi del SIGNORE. Questa è la posterità di Noè. Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio. (Genesi 6:8-9)

Nel mezzo di tutta la malvagità che c’era sulla terra, era rimasto almeno un uomo che desiderava fare la volontà di Dio. Qui abbiamo un gioco di parole, perché in Ebraico “Noè” letto al contrario forma la parola “grazia”. In un mondo destinato al giudizio Dio Noè fu scelto da Dio. Ma cosa rese Noè così speciale? In realtà niente di che, non era perfetto, ma era un uomo che scelse di riporre la sua fede in Dio.

Noè fu chiamato giusto e integro perché “camminò con Dio” o, in altre parole confidò in Dio. Era un discendente di Set, il figlio che nacque a Adamo ed Eva “al posto di Abele, che Caino ha ucciso” (Genesi 4:25). Mentre “Caino si allontanò dalla presenza di Dio” e con lui i suoi discendenti (Genesi 4:16), con la discendenza di Set “si cominciò a invocare il nome del SIGNORE” (Genesi 4:26). Noè fu salvato per grazia, attraverso la fede in Dio. In Ebrei 11 leggiamo:

Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede. (Ebrei 11:7)

Nessuno prima di lui aveva costruito un’arca così imponente come quella di Noè. Ci vollero circa cento anni per la costruzione dell’arca e possiamo solo immaginare quanti lo avranno deriso e ridicolizzato per questo progetto. Ma l’Apostolo Pietro nella sua lettera ci informa che Noè non solo fu fedele nel costruire l’arca, ma fu anche “predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di empi (2 Pietro 2:5).

Così, dopo aver spiegato che avrebbe mandato un diluvio per distruggere la terra, Dio stabilì un patto con Noè dicendo: “tu entrerai nell’arca: tu e i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te” (Genesi 6:18). Noè rispose con obbedienza alla grazia di Dio. Ricevette istruzioni molto dettagliate per la costruzione dell’arca e “Noè fece così; fece tutto quello che Dio gli aveva comandato” (Genesi 6:22).

Tutto ciò che Dio ci chiede è un “sì” incondizionato e senza riserve. Noè non si limitò a mostrare fede con un “sì” iniziale, ma fu perseverante fino al giorno in cui arrivò il diluvio. Nonostante le derisioni, la fatica nel costruire un’arca e la lunga attesa del diluvio che arrivò solo quando Noè ebbe compiuto 600 anni, Noè restò fedele a Dio.

In che modo la fede di Noè ti può essere di ispirazione nelle tue sfide attuali nelle quali Dio ti sta chiedendo di essere fedele? La fede di Noè ci insegna parecchie cose. Innanzitutto, che, se Dio ti ha scelto per servirlo è per grazia, è perché Lui ama essere misericordioso. Noè ci mostra però anche quale dovrebbe essere la nostra risposta, ovvero camminare con Dio.

Camminare con Dio significa curare un rapporto intimo con Lui, interagire con Dio nel corso della giornata, sentire la sua presenza e il suo potere e ricevere la sua forza e la sua guida. Nella Bibbia, camminare con il Signore implica avere una relazione con Lui, ma significa anche vivere in obbedienza alle sue norme invece che alle nostre:

O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il SIGNORE, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio? (Michea 6:8)

La tua crescita spirituale è direttamente collegata al tuo camminare con Dio. Come Noè, non devi essere perfetto, ma essere disposto a fare la volontà di Dio e a restargli fedele nonostante le pressioni esterne. Pensando ai sacrifici che Dio chiese a Noè e alla sua famiglia le nostre sfide a confronto potranno anche sembrare molto piccole, ma Dio desidera che condividi con Lui la tua vita, che gli sottoponi le tue decisioni e che ascolti la sua risposta.

Ringrazia il Signore per la grazia che ti ha mostrato, coinvolgilo nelle tue decisioni e chiedigli di aiutarti a vivere in modo giusto e integro nel mezzo di una società che si allontana sempre di più da Dio.

La risposta di Dio: Cristo

Il SIGNORE disse a Noè: “Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia, perché ho visto che sei giusto davanti a me, in questa generazione.” (Genesi 7:1)

Noè non conosceva né il giorno né l’ora del diluvio, ma il giorno stabilito da Dio arrivò. Noè e i suoi figli avevano lavorato fedelmente all’arca per un secolo senza ricevere ulteriori comunicazioni dal Signore, fino al giorno in cui gli fu ordinato di entrare. “Entra” fu l’invito di Dio. Dio aveva previsto un mezzo per salvare Noè e la sua famiglia, ma era responsabilità di ogni singolo di entrare nell’arca della salvezza.

Non c’è forse illustrazione migliore per descrivere la sicurezza che abbiamo in Cristo di quella che si vede nell’Arca. Una volta all’interno, Noè fu salvato dall’esplosione dell’ira di Dio e dalle acque del suo giudizio su un mondo violento, corrotto e che odiava Dio. L’arca offrì salvezza solo a otto persone, ma Cristo che morì per noi in croce divenne un Noè migliore che sacrificò sé stesso per offrirci la salvezza. In Cristo soltanto possiamo trovare conforto e riposo per la nostra anima e un rifugio sicuro nella frenesia della vita quotidiana. Cristo dice:

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. (Matteo 11:28)

Dio ci invita a riporre la nostra fede in Cristo, così come invitò Noè ad entrare nell’arca. Cristo, con la sua vita, morte e risurrezione, creò le perfette condizioni per permetterci di ottenere riposo per la nostra anima, ma andare da Lui è nostra responsabilità. Se non ti rivolgi a Cristo con fede la tua anima sarà per sempre inquieta!

Quando Noè, la sua famiglia e gli animali furono entrati nell’arca, “il Signore lo chiuse dentro” (Genesi 7:16). Non c’è scampo, ma sono stati chiusi dentro per uno scopo: per essere protetti dalla distruzione che il diluvio avrebbe portato sulla terra. Similmente anche a noi a volte può sembrarci che Dio ci “chiuda dentro” limitandoci nella nostra libertà di manovra, ma credimi, se Dio lo fa è per proteggerti da una distruzione ben più grande.

Riporre la nostra fede in Dio significa a volte anche permettere a Cristo di porre dei limiti alla nostra libertà di manovra per la nostra protezione. Non temere quando Dio ti chiude dentro per un certo periodo. Confida in Lui e attendi che sarà Lui stesso a dirti quando sarà il momento per uscire.

La promessa che troviamo nel racconto di Genesi 6 e 7 è che, così come l’arca fu un luogo sicuro e di salvezza per Noè e la sua famiglia, allo stesso modo Gesù Cristo è il nostro rifugio, la nostra salvezza. Non significa che non ci saranno più lotte o difficoltà. Anche Noè e la sua famiglia ebbero un bel da fare sull’arca con tutti quegli animali per un anno intero, ma poterono affrontare la sfida sapendo che le acque erano fuori e che loro erano al sicuro nell’arca.

In Cristo puoi sempre di nuovo chiedere a Dio di chiudere la porta dietro di te, permettendoti di lasciar fuori le preoccupazioni, lo stress, i problemi e tutte le sfide della vita. Cristo ti invita oggi a trovare rifugio e riposo in Lui. Ti invito ad andare in questo momento a Cristo, con i tuoi problemi, lo stress, i tuoi dubbi, le tue domande. Chiedigli di chiudere la porta alle tue spalle per poter essere solo con Lui, per ascoltare ciò che Lui ha da dirti e per dimenticare, almeno per un po’, il diluvio che imperversa di fuori.

Amen

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