Sperimentare Dio all’opera in noi

6 Marzo 2022

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand’ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo. (Filippesi 2:12-13)

L’anno scorso, non appena mio figlio maggiore ha compiuto i 18 anni, abbiamo fatto la prima lezione di scuola guida. Mi ricordo ancora la prima volta che si è seduto dietro al volante, ero parecchio teso, perché mi sentivo responsabile di spiegargli esattamente cosa fare. Poi, di volta in volta, era più sicuro di sé e, dopo aver preso qualche lezione di scuola guida, conosceva pure qualche trucco per parcheggiare meglio di me.

Ora che ha la patente di guida è lui stesso responsabile di fare attenzione mentre è alla guida e io posso stare seduto tranquillamente accanto a godermi il viaggio. Se prima ero io responsabile che non commettesse infrazioni o che non succedesse un incidente, ora tocca a lui guidare comunque con prudenza anche quando viaggia da solo, perché i pericoli del traffico non sono svaniti solo per il fatto che ora è autorizzato a guidare da solo.

Questo esempio ci aiuta a capire ciò che abbiamo appena letto in questi versetti della lettera dell’Apostolo Paolo ai Filippesi. L’apostolo sta dicendo: ora che non sono più presente con le mie conoscenze e i miei consigli, dovete iniziare a camminare senza la mia assistenza. Ora avete Dio che opera in voi e questo è tutto ciò di cui avete bisogno.

Metti in pratica ciò che hai imparato

Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand’ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza… (Filippesi 2:12a)

L’Apostolo Paolo ci ricorda che, se vogliamo sperimentare Dio all’opera in noi e attraverso di noi, è indispensabile che siamo ubbidienti. Il termine “ubbidienza” può non piacere, perché trasmette l’idea di come molti si immaginano il cristianesimo: come un opprimente sistema pieno di regole bigotte e antiquate alle quali si deve ubbidire ciecamente.

In realtà non è assolutamente ciò che Paolo sta dicendo. Paolo, durante le sue visite a Filippi, aveva insegnato a quei giovani credenti tutto ciò che sarebbe servito loro per vivere e crescere nella loro fede. E ora scrive loro per invitarli a continuare ad applicare consapevolmente e diligentemente ciò che avevano imparato in sua presenza. L’ubbidienza in questo senso è la chiave per vivere la vita in piena libertà.

Al centro di questo versetto troviamo, infatti, l’esortazione “adoperatevi al compimento della vostra salvezza”. Che cosa significa? Di sicuro non significa che dobbiamo sforzarci per ottenere la salvezza eterna da soli, come Paolo stesso ci ricorda nella lettera agli Efesini:

Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti. (Efesini 2:8-9)

La Bibbia si riferisce alla salvezza sotto tre aspetti diversi. Il primo riguarda il momento in cui siamo stati salvati dalla condanna per i nostri peccati avendo creduto in Cristo. Poi si riferisce alla nostra salvezza futura, quando un giorno saremo glorificati in cielo. E in mezzo a questi due aspetti c’è quel processo che dura tutta la vita e che la Bibbia chiama santificazione.

La salvezza alla quale Paolo si riferisce qui è proprio quel processo nel quale Dio ci trasforma a poco a poco per renderci, nei nostri pensieri e nelle nostre azioni, sempre più simili a Gesù Cristo. È come se ci stesse dicendo: “Ora che Gesù Cristo è diventato il tuo Signore, che ti guida e ti sostiene, impegnati ad applicare nella tua vita quotidiana tutto ciò che ti ha insegnato”.

Torniamo all’esempio di prima della guida di un’automobile. Un neo-patentato non diventerà un esperto automobilista solo perché ha passato l’esame di guida. Avrà bisogno di fare molta pratica, applicando gli insegnamenti ricevuti dal maestro, per migliorare costantemente il suo stile di guida. Lo stesso vale per la nostra salvezza eterna.

La persona che ha scelto di credere in Gesù Cristo, di ricevere il perdono che Lui gli offre per i suoi peccati e di ottenere la vita eterna come dono di Dio, è come se in quello stesso momento avesse ottenuto la licenza per far parte della famiglia di Dio e per poter collaborare nell’edificazione del Suo Regno. Se però nella sua vita quotidiana non si impegna ad applicare ciò che impara da Dio, in primo luogo leggendo la Sua Parola, finirà col diventare un cristiano che non riesce ad avere il controllo della sua vita e a viverla così come Dio lo aveva previsto. Assomiglierebbe a quegli automobilisti ai quali ci voglia di gridare: “Chi ti ha dato la patente?”!

Se osservi il tuo “stile di guida spirituale”, come ti valuteresti? Ritieni di essere un neopatentato alle prime armi, un discreto guidatore o un pilota esperto? Cosa potresti fare per migliorare il tuo stile di guida spirituale?

Dio non ci obbliga a seguire le sue indicazioni. Se non lo facciamo Dio ci lascerà liberi di agire come vogliamo, ma a quel punto non potremo sperimentare tutto ciò che il Signore desidera fare per noi e attraverso di noi per gli altri!

La chiave è avere la giusta attitudine nell’affrontare la vita…

Adotta la giusta attitudine

Adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore. (Filippesi 2:12b)

Alla fine di questo versetto ci troviamo confrontati con due termini difficili da digerire: “timore e tremore”. Quando sentiamo questa frase, non possiamo fare a meno di pensare a come nell’Antico Testamento il popolo di Dio spesso tremava di fronte alla potente ira di Dio contro il peccato. È vero che la paura può essere un potente motivatore per mantenere una persona sulla retta via, ma non è questo che intende Paolo.

Paolo non sta incoraggiando i credenti a vivere in una continua condizione o stato di nervosismo e ansia, perché contraddirebbe molti altri brani nella Bibbia che ci dicono di riposare nella pace che Dio ci dà, di avere coraggio e fiducia nel Signore e che Dio “ci ha dato uno spirito non di paura, ma di forza, d’amore e di autocontrollo” (2 Timoteo 1:7).

I termini “timore e tremore”, usati in questo contesto, indicano un’attitudine di rispetto e di riverenza nei confronti di un Dio onnipotente e santo. Vivere con “timore e tremore” significa vivere dicendo: “Voglio onorare Dio nelle mie decisioni indipendentemente dalle mie circostanze, affinché Egli possa essere glorificato”. Significa essere consapevoli della nostra debolezza e del nostro disperato bisogno della Sua grazia e misericordia.

Se in questo momento ti senti debole, limitato, senza particolari capacità o talenti, allora sei lo strumento migliore che Dio potrebbe avere a disposizione. Fa parte della natura umana reagire con incertezza e dubbi di fronte alle sfide e ai problemi della vita, alle sue avversità e alle difficoltà, è così che Dio ci ha creati. L’uomo si sente però a disagio di fronte alla debolezza e all’incertezza. Per questo il mondo ci insegna a combattere questi sentimenti cercando di accrescere la confidenza nelle nostre capacità, con svariati metodi per superare lo stress o con strategie per affrontare momenti di crisi.

Eppure non c’è nulla di male nell’ammettere di avere paura quando la vita si fa difficile. Dipende solo come la gestiamo paura. Gestirla con “timore e tremore” significa farlo nella consapevolezza che le nostre risorse sono limitate e che dobbiamo confidare in qualcuno che è più grande di noi. Dio ci ha creati in modo da renderci consapevoli che in ogni momento della nostra vita è su di Lui che possiamo e dobbiamo fare affidamento.

In altre parole, la vita umana è stata progettata per trovare conforto in Dio. Adoperarci al compimento della nostra salvezza con timore e tremore, significa dunque impegnarci ad applicare nella nostra vita tutti i buoni principi che Dio ci rivela, nella consapevolezza che in Cristo abbiamo sempre qualcuno al nostro fianco.

La domanda è: vuoi anche tu vedere Dio all’opera nella tua vita? In Giovanni 5 leggiamo di come Gesù guarì un uomo che era infermo da 38 anni, ma di prima di guarirlo gli chiese: “Vuoi guarire?” (v. 6). Gesù voleva che l’uomo desiderasse veramente essere guarito perché questo avrebbe stravolto la sua vita. Allo stesso modo, Dio ti chiede: “Sei disposto a fare qualsiasi cambiamento possa essere necessario nella tua vita per seguirmi?”.

Attraverso tutta la Bibbia vediamo Dio prendere l’iniziativa nella vita delle persone. Incontrava una persona e le rivelava ciò che desiderava da lei. Quella rivelazione era sempre un invito per quella persona ad adattare la propria vita a Dio. Nessuna persona che ha incontrato Dio è rimasta la stessa di prima, tutti hanno dovuto affrontare grandi cambiamenti nella loro vita per poter camminare con Dio.

Ciò che spesso accade quando Dio comincia a lavorare intorno a noi è che diventiamo egocentrici. Cominciamo a cercare di gestire ciò che sta accadendo o prendiamo noi in mano le cose. Dobbiamo poi riorientare la nostra vita verso Dio, per vederla dalla Sua prospettiva. Dobbiamo permettergli di sviluppare il suo carattere in noi e lasciare che ci riveli i suoi pensieri. Solo allora potremo ottenere una corretta prospettiva sulla vita. A quel punto, pure il desiderio di fare le cose che piacciono a Dio verrà mosso da Dio nel nostro cuore…

È Dio a prendere l’iniziativa

Infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo. (Filippesi 2:13)

Il significato di questo versetto è che Dio agisce dentro di noi e ci rende capaci non soltanto di desiderare, ma anche di fare la sua volontà. Questo è necessario, perché saremmo troppo deboli per riuscirci da soli. Se lo Spirito Santo agisce in noi non per forza lo sentiremo, ma certamente ne vedremo i frutti. È un po’ come avviene nella crescita del nostro corpo.

Ora che anche il terzo dei miei figli sta attraversando l’adolescenza, è sorprendente vedere come la sua crescita è esplosa. Lui probabilmente nemmeno se ne rende conto, non sente il suo corpo che sta lavorando per crescere, eppure il cambiamento è evidente. Allo stesso modo, la crescita spirituale prodotta dall’agire dello Spirito di Dio non è per forza qualcosa che sentiamo. Ma è reale. Gli altri attorno a noi lo vedranno.

Anche se non dobbiamo credere in una salvezza per opere, dobbiamo certamente credere in una salvezza che opera! Dio è all’opera per renderci capaci non soltanto di desiderare, ma anche di fare la sua volontà. Lui sa come farlo. Dobbiamo soltanto crederci!

No lo fa però facendo partire un programma sul computer per farci agire su comando come se fossimo dei robot. Non ci costringe contro la nostra volontà a scegliere ciò che Lui vuole. Non è così che Dio agisce. Dio trasforma delicatamente e dolcemente i nostri desideri in modo che, passo dopo passo, noi stessi sceglieremo di fare ciò che piace a Dio.

Perché questo processo di trasformazione è così importante? Perché una persona egocentrica tende a confondere la sua agenda personale con la volontà di Dio. Ad esempio, la notte prima della crocifissione di Gesù, Pietro disse: “Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte”. In risposta, Gesù lo avvertì: “Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi” (Luca 22:33-34).

Dio conosce anche i limiti esatti della tua fede. Lui sa cosa puoi sopportare. Il nostro stesso cuore può ingannarci. Spesso possiamo avere una stima della nostra fedeltà e fiducia in Dio più alta di quanto dovremmo. Dio, invece, non viene mai ingannato, farà sempre coincidere i Suoi incarichi con il nostro carattere e la nostra fede in Lui. Quindi fidati di Lui.

Non sforzarti per ottenere una posizione che pensi di meritare o di poter gestire. Potresti inavvertitamente manipolarti per ottenere una posizione o una responsabilità che è al di là di ciò che il tuo carattere è in grado di gestire. Piuttosto, fidati di Lui e sii ubbidiente con tutto il cuore là dove Lui ti ha messo e osserva dove ti porterà dopo.

Ricorda che Dio è molto più interessato a realizzare i Suoi scopi per il Suo regno di quanto lo sia tu. Ti affiderà ogni incarico che sa che sei pronto a svolgere. Lascia che Dio usi i tempi di attesa per plasmare e modellare il tuo carattere. Mentre gli obbedisci, Dio ti preparerà per l’incarico che è giusto per te. Non usare standard umani per misurare il significato o il valore del tuo incarico. Qualsiasi missione Dio ti affida, portala avanti con tutto il tuo cuore.
Amen

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