Pasqua e la ricerca di giustizia

26 Marzo 2023

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

È da quasi 20 anni che sono pastore e di prediche ne ho preparate tante. Ricordo però ancora quanto ero teso, la prima volta che ho predicato presso la Chiesa Viva di Giubiasco da giovane pastore. Sono cresciuto in quella chiesa, la frequentano i miei genitori e molte persone mi conoscono sin da ragazzo. Mi chiedevo dunque quali fossero le loro aspettative nel sentirmi predicare per la prima volta nelle vesti di pastore…

Preparando questa predica mi sono chiesto come deve essersi sentito Gesù alla sua prima apparizione ufficiale come predicatore itinerante a Nazaret, città nella quale era cresciuto. Dopo essere stato battezzato da Giovanni e in seguito aver digiunato 40 giorni e 40 notti nel deserto, Gesù iniziò un ministero itinerante che lo portò a predicare in tutta al Giudea, per cui la “sua fama si sparse in tutta la regione” (Luca 4:14).

La gente di Nazaret lo conosceva sin da ragazzo come il figlio di Giuseppe il falegname. Solo che ora le cose erano cambiate, Gesù era ripieno della “potenza dello Spirito” (Luca 4:14). Così, quando un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si alzò per leggere dal libro del profeta Isaia, la gente attendeva con trepidazione ciò che avrebbe detto.

Gesù aveva scelto un brano molto particolare da Isaia 61:

Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per annunziare la liberazione ai prigionieri, e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l’anno accettevole del Signore. (Luca 4:18-19)

È un brano con un chiaro riferimento al Messia, che Dio un giorno avrebbe mandato per rendere giustizia al suo popolo. Ed era un brano scottante da leggere, perché a quei tempi in Israele c’era una forte aspettativa nei confronti di Dio e del Messia. C’era però anche una forma di rassegnazione, perché era oramai da secoli che lo stavano aspettando e quasi più nessuno ci sperava.

È un po’ come oggi, dove siamo confrontati con notizie sempre più preoccupanti: pandemie, guerre, terremoti, crash finanziari… e la gente ha quasi perso le speranze che qualcosa possa ancora cambiare, si è rassegnata. La ricerca di giustizia sembra essere senza senso e senza speranza… c’è davvero un Dio al quale interessa il nostro destino e che ci farà giustizia?

Ma che cosa voleva dire Gesù leggendo quel brano? E che cosa ha da dire a noi oggi.

La Scrittura si adempie in Cristo

Poi, chiuso il libro e resolo all’inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite». (Luca 4:20-21)

Un’unica frase! La predica di Gesù finì ancora prima di iniziare. Tutto ciò che Gesù si limitò a dire fu: “Oggi questo passo della Scrittura si è avverato davanti ai vostri occhi”! Gesù sapeva che ogni altra parola aggiunta sarebbe stata di troppo. Ogni ulteriore interpretazione, ogni ulteriore commento non avrebbe fatto che indebolire la potenza delle parole appena lette.

Le sue parole furono una notizia bomba, infatti poco dopo leggiamo che tentarono di ucciderlo. Il messaggio di Gesù è però inequivocabile: con la sua venuta si è adempiuta la promessa trasmessa dal profeta Isaia. E questo perché Gesù non era solo il messaggero, bensì anche il messaggio stesso. Ciò che tutti sognavano e che tutti aspettavano da secoli era finalmente diventato realtà con l’arrivo di Gesù Cristo. E questo vale anche per noi oggi.

Il brano di Isaia si rivolge a quattro gruppi di persone: ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi e agli oppressi. Quattro gruppi di persone con i quali potremmo forse pensare di non avere nulla in comune, perché la maggior parte di noi non è povero, né prigioniero, né cieco, né oppresso. E se invece ti dicessi che questo è proprio anche il nostro stato spirituale senza Dio?

In questo caso il brano di Isaia non sarebbe solo uno specchio per mostrarci come siamo senza Dio, ma anche una dichiarazione di chi possiamo essere in Cristo se scopriamo in Lui il nostro Messia, il nostro Salvatore e Liberatore. In Gesù le parole di Isaia sono diventate realtà: ai poveri è stata annunciata la buona notizia, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi il recupero della vista e agli oppressi la libertà.

Una buona notizia per i poveri

Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri… (Luca 4:18)

La prima missione di Gesù fu di evangelizzare i poveri. Evangelizzare significa letteralmente “condividere la buona notizia”. Ma quale sarebbe questa buona notizia per i poveri? Forse che diventeranno ricchi? E di che tipo di povertà sta parlando qui Gesù?

Il brano di Isaia si rivolgeva in primo luogo a chi era letteralmente povero, a chi non aveva più nulla e non poteva far altro che chiedere l’elemosina. Prendendosi cura dei poveri e bisognosi Gesù ha più volte dimostrato che nel cuore di Dio c’è un posto speciale per i poveri, per chi è senza soldi, cibo e casa, per gli emarginati, i rifugiati e gli stranieri…

Quando Gesù nel sermone sul monte disse alla folla che lo ascoltava: “Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro” (Luca 6:20), la buona notizia era: voi che siete poveri appartenete a Dio, è voi che il Padre sta aspettando a braccia aperte per consolarvi, è a voi che Dio renderà giustizia.

Sentendo queste parole, non vorremmo forse essere tutti poveri? Se i poveri appartengono a Dio e se i poveri sono i felici eredi del suo regno, allora anch’io voglio diventare povero! E qui capiamo che in realtà le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi, perché ci sono anche altri tipi di povertà, ben più preoccupanti della povertà fisica. Gesù è venuto per portare una buona notizia a noi tutti che siamo poveri spiritualmente.

Per una persona che per una vita è stata indipendente e autosufficiente, arrivare al punto di dover chiedere l’elemosina è umiliante. Lo stesso vale per noi spiritualmente. Per l’essere umano è molto difficile ammettere che non abbiamo nulla da offrire a Dio, proprio nulla, e che siamo completamente dipendenti dalla sua misericordia.

Davanti a Dio siamo veramente poveri: poveri in quanto ad amore, bontà, fedeltà, giustizia… E come tali dipendiamo ogni giorno dall’abbondante grazia di Dio. E inoltre, se siamo in cammino con Cristo, Lui ci invita a diventare ancora più poveri in quanto a orgoglio, arroganza, menzogna, litigi, ira, invidia…

La buona notizia è però che se riesco ad ammettere a me stesso e a confessare a Dio che sono ricco di peccato e povero per quanto riguarda tutto il resto, c’è un posto speciale per me nel cuore di Dio. Allora anche io sono un felice erede del Regno di Dio. Riconoscere la mia povertà fa di me una persona in cui la grazia di Dio può essere abbondantemente all’opera. Quanto buona è per te la notizia che Gesù ti porta questa mattina? Dio desidera prendersi cura di noi se solo noi glielo permettiamo!

Liberazione per i prigionieri

Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò… mi ha inviato per annunziare la liberazione ai prigionieri. (Luca 4:18)

Ogni persona che incontra Gesù passa dall’essere prigioniera all’essere libera. La Bibbia è piena di queste storie e questo principio divino continua anche ai nostri giorni. È impensabile che possa avvenire un incontro con Gesù senza che ci sia anche una liberazione, perché nell’incontro con Gesù, Lui ci porta con sé in viaggio: un viaggio dal deserto alla Terra Promessa, dall’esilio alla patria perduta, dalla prigione al palazzo del Re.

Ma che cosa ci tiene imprigionati? Qual è la nostra prigione? Io vedo quanto spesso possiamo essere prigionieri di noi stessi, di un senso di inferiorità, del rifiuto di chi siamo e di come siamo. Possiamo essere prigionieri degli ideali che la società ci vende come assoluti: ideali di bellezza, di ricchezza, di successo… In altre parole, siamo prigionieri del nostro desiderio di accettazione, che ci spinge a voler costantemente colmare quel vuoto dentro di noi.

Quanto spesso siamo prigionieri dei nostri desideri insoddisfatti? Quando sei solo con te stesso, quali sono i pensieri che ti assillano e ti preoccupano? È spesso in quei momenti che ci passano per la testa i desideri più improbabili e che ci spingono a ricercare dei modi per soddisfarli che finirebbero con il renderci solo ancora più prigionieri delle nostre delusioni.

Ma come ci ricorda l’Apostolo Paolo in Galati 5:1, “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù”. L’annuncio di Gesù della liberazione ai prigionieri non era pura retorica. Cristo ci offre una reale liberazione dai conflitti personali e spirituali, libertà dal peccato e dalle esperienze negative del passato, libertà dagli effetti distruttori del peccato e dell’assenza del perdono.

Nel brano originale di Isaia invece che di liberazione per i prigionieri si parla di come il Messia sarebbe venuto “per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato” (Isaia 61:1). Non siamo immuni dall’essere feriti dal peccato di altri o dal farci del male da soli cadendo nel peccato, ma possiamo vivere una vita profonda e abbondante in Cristo.

Solo Lui conosce i bisogni più profondi della nostra vita e se vogliamo essere liberi dalla nostra prigione e sperimentare come Cristo fascia i nostri cuori spezzati, l’unica via è quella di confessare a Cristo tutte le vie sbagliate che cerchiamo di seguire per essere soddisfatti e di riporre unicamente in Lui tutta la nostra fiducia.

Cristo è stato mandato per guarire le nostre ferite soffrendo Lui stesso al posto nostro. Il suo sacrificio e il suo sangue versato per noi sulla croce diventano il balsamo per guarire ogni nostra ferita. Ma per vincere la battaglia nella nostra mente, dobbiamo scegliere di credere a questa verità e di rifiutare ogni altro pensiero negativo e accusatorio di Satana!

Ricupero della vista per i ciechi

Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò… mi ha inviato per annunziare… il ricupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi. (Luca 4:18)

A causa di un’alimentazione inadeguata e di una scarsa qualità dell’acqua, ai tempi di Gesù molte più persone erano cieche rispetto a oggi. E nell’antichità, una guarigione miracolosa e soprannaturale era spesso l’unica via d’uscita dalla cecità. Ma in molti racconti del Nuovo Testamento, l’apertura degli occhi ai ciechi non era solo fisica bensì anche spirituale.

Anche i nostri occhi spirituali, interiori, hanno bisogno di essere guariti. Per Gesù era chiaro che è la nostra cecità spirituale che deve essere guarita, la cecità che ci spinge a dichiarare che possiamo farcela anche senza Dio. Il nostro occhio spirituale ha bisogno di riconoscere Dio come Creatore, Sostenitore e Redentore. E questa guarigione avviene attraverso Gesù, che ci ha “chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa” (1 Pietro 2:9).

È probabilmente per spiegare meglio il significato del ricupero della vista che Gesù aggiunse la frase “per rimettere in libertà gli oppressi”, che non è presente nel brano originale di Isaia 61, ma che sembra essere una citazione libera e spontanea da Isaia 58:6.

Il senso è che più tempo noi passiamo rinchiusi nelle tenebre della nostra colpa, della nostra vergogna, della nostra paura, delle nostre preoccupazioni e dei nostri bisogni, più ci sentiremo oppressi. Ed è per questo che abbiamo bisogno della luce di Gesù che illumina il nostro cammino, che dissipa le ombre dei nostri dubbi e che porta colore nel grigiore della nostra vita.

Che cosa ti opprime in questo momento? Che cosa minaccia di offuscare la tua vista spirituale e di impedirti di vedere la luce dell’amore di Dio? Gesù disse che “se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Giovanni 8:36). Chiedi a Cristo di illuminare ogni angolo cieco della tua vita, affinché tu possa vedere la via che Lui ha preparato per te in tutta chiarezza e senza dover seguire ulteriori deviazioni.

La Pasqua segna l’inizio del tempo di grazia

Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò… mi ha inviato… per proclamare l’anno accettevole del Signore. (Luca 4:18-19)

In altre parole, Gesù è venuto per annunciare l’arrivo del Regno di Dio. È questo il significato della Pasqua: con la morte e con la risurrezione di Gesù Cristo, è iniziato un periodo di grazia. La citazione di Gesù rimanda all’anno del giubileo che fu instaurato da Dio in Levitico 25. Dio aveva decretato che ogni 50 anni ci fosse un anno di giubileo e che, in quell’occasione, a tutti gli Israeliti che avevano venduto i loro terreni a causa di problemi finanziari venisse restituita la loro proprietà. E che a chi era stato costretto alla schiavitù venisse ridata la libertà.

Gesù non lesse però tutto il versetto 2 di Isaia 61, si limitò alla prima parte. E il motivo è chiaro: la seconda parte parla del Messia che sarebbe venuto per proclamare “il giorno di vendetta del nostro Dio”. L’adempimento di questa parte della profezia avverrà al ritorno di Cristo (Apocalisse 19:11-16). Ora ci troviamo ancora nel tempo della grazia.

Man mano che ci avviciniamo alla Pasqua ricordiamo dunque che Gesù Cristo è venuto per annunciarci che nonostante la nostra povertà spirituale c’è per noi un posto speciale nel cuore di Dio. Per annunciare che il Messia è venuto per liberarci dai nostri desideri insoddisfatti e dalle nostre delusioni. E, infine, per annunciare che è venuto a ridarci la vista spiritualmente parlando, a illuminare ogni angolo buio e cieco della nostra vita.

Quale di queste proclamazioni di Gesù Cristo è particolarmente importante per te oggi? Quando l’avrai individuata, ricorda che per vincere la battaglia nella nostra mente, dobbiamo scegliere di credere alle verità proclamate da Gesù Cristo! Perché è anche questo il senso della Pasqua: che lo splendore della risurrezione di Cristo ci illumini come il sole illumina la luna, per farci risplendere in questo mondo buio e imprigionato nelle tenebre.

Amen

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