Prepararsi al ritorno del Re condividendo le proprie anime

29 Gennaio 2023

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Giovanni Accadia

Giovanni Accadia

Anziano

…invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini. 8 Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto il vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate diventati cari. 9 Perché, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio. 10 Voi siete testimoni, e Dio lo è pure, del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso di voi che credete; 11 sapete pure che, come fa un padre con i suoi figli, 12 abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.”

(1 Tessalonicesi 2:7-12)

In questo capitolo troviamo le basi sulle quali Paolo opera nei confronti dei Tessalonicesi:

  1. Piacere a Dio presentando il Suo Vangelo (quello che abbiamo sentito domenica scorsa),
  2. Dimostrare passione per i fratelli.

Sempre in questi versetti notiamo come nascono ed emergono in modo speciale i suoi forti sentimenti verso i fratelli di Tessalonica: una passione prodotta dal Vangelo che fiorisce nei fratelli.

In tutte e due le lettere troviamo 8 volte il termine Vangelo, ma ben 4 volte solo in questi pochi versetti.

Guardiamo brevemente che impatto ha avuto il Vangelo nei Tessalonicesi: lo troviamo al capitolo 1 versetto 9 e 10 “…. come vi siete convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che ha resuscitato dai morti, cioè Gesù che ci libera dall’ira imminente…”

Da un paio di anni a questa parte si parla tanto di vaccini. La conversione dei Tessalonicesi non era come un vaccino: oh, l’ho fatto, mi sono ravveduto e ho creduto, ora sono apposto. No, capirono profondamente di essere colpevoli davanti a Dio; capirono la necessità di confessare il loro peccato per essere in pace con Dio.

Il loro ravvedimento era continuo perchè vivevano in una direzione opposta a quella di prima. Se prima servivano gli idoli, quindi immaginiamo che avevano una statua in casa, partecipavano con i vicini alle feste in loro onore, offrivano dei soldi per le divinità, consumavano cibi consacrati ad esse, i bambini venivano educati ad adorarli prima di andare a letto….ecco, tutto questo ha subito uno sconvolgimento: ora servivano il Dio vivente e vero. Avevano gettato le statue, avevano disdetto ai vicini di casa la partecipazione alle feste idolatre; condivisero i loro soldi tra i fratelli bisognosi della chiesa, …; niente era più come prima.

Aspettavano il ritorno del loro Signore Gesù, servendo con premura la chiesa e incontrandosi assiduamente con i fratelli.

Questo è l’impatto del Vangelo che Paolo descrive e che vedeva fiorire. Questo è lo stesso Vangelo che è fiorito nella mia vita, e mi auguro anche nella tua, è un presupposto per amare la chiesa.

Oggi vogliamo concentrarci sulla passione di Paolo per la Chiesa. Paolo paragona la passione per la chiesa a una nutrice, cioè una mamma che si occupa dei suoi bambini.

Promuovere il Vangelo nella vita delle anime senza avere passione per le anime, sarebbe come nutrire un bebé ad un livello tecnico, senza l’affetto della mamma: può funzionare, in certi casi si è obbligati a farlo ma, nella vita e nello sviluppo di quel bambino, possono rimanere facilmente delle lacune.

Una mamma ha premura di vedere crescere il proprio piccolo dandogli  la cosa vitale (il latte),  e lo fa condividendo e sacrificando se stessa con dolcezza. 

La verità che vorrei trarre da questo testo in nostro aiuto stamattina è questa: DOVE IL VANGELO FIORISCE, LE PERSONE CONDIVIDONO LA PROPRIA ANIMA.

Trovo che il versetto 8 sia centrale, perché riprende la centralità del Vangelo e sottolinea la forte relazione tra le anime che si uniscono ad esso: “Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto il vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate diventati cari.”

Vorrei specificare il termine “vite” che si trova in questo versetto. Nella maggior parte delle traduzioni troviamo la parola “vita”:  … le nostre proprie vite … In realtà il termine greco è anima, e ho visto effettivamente che alcune traduzioni hanno lasciato quel  termine.

Acquisterebbe un valore diverso se si leggesse in questo modo:  … eravamo disposti a darvi non soltanto il Vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie anime …

Quindi Paolo dimostrava non solo di voler dare la propria vita fisica (cosa che tra l’altro son sicuro che faceva), ma anche la sua anima. Questo trovo che sia qualcosa di molto più profondo. Paolo era disposto a condividere con i suoi fratelli la sua anima, la sede intima del proprio essere, dei propri pensieri e desideri.

Il Vangelo nella nostra vita produce anche questo!

Se guardiamo di nuovo a Tessalonicesi 1:5-6, possiamo vedere fiorire il Vangelo:

Poiché il nostro vangelo è venuto a voi non solo con la parola, ma anche con potenza e Spirito Santo e con piena convinzione. Sapete che tipo di uomini abbiamo dimostrato di essere tra voi per amor vostro. E siete diventati imitatori nostri e del Signore.

Il  seme  del Vangelo non cadde impotente sul terreno di Tessalonica. Crebbe e fiorì, e il risultato fu che Paolo e Timoteo dimostrarono di essere un certo tipo di persona, e i Tessalonicesi divennero i loro imitatori.

Che tipo di persona erano? Risposta: il tipo di persona che condivide la propria anima.

Consideriamo questa verità ferma e dolce: DOVE FIORISCE IL VANGELO, GLI UOMINI VOGLIONO CONDIVIDERE LA PROPRIA ANIMA.

Facciamo tre brevi punti:

  1. Cosa significa condividere la propria anima.
  2. In che modo il Vangelo produce questa passione.
  3. Perché è importante condividere la propria anima.

Cosa significa condividere la propria anima

NON è solo condividere il vangelo. “Eravamo ansiosi di condividere non solo il Vangelo, ma anche le nostre anime”… Non hai condiviso la tua anima quando hai condiviso solo informazioni, anche se si trattasse di informazioni preziose.

NON è solo lavorare sodo per qualcuno o per qualsiasi impegno in chiesa.

Il versetto 9 dice che questo fa parte di ciò che Paolo ha dato di sé stesso: “Poiché ti ricordi della nostra fatica e della nostra pena”.

Ma non è questa l’essenza della donazione di Paolo. Notate il versetto 17: “Quanto a noi, fratelli, privati (letteralmente: orfani) di voi per breve tempo, di persona ma non di cuore, abbiamo tanto più cercato, con grande desiderio, di vedere il vostro volto.”

Queste sono le parole di un amico, non di uno che fa semplicemente il suo dovere o che comunica un’informazione.

Quando condividi la tua anima, fai entrare una persona per vedere cosa c’è veramente. Non nascondi i tuoi veri sentimenti riguardo alle cose. Un’anima condivisa è una passione condivisa, o una paura condivisa, o una colpa condivisa, o un desiderio condiviso, o una gioia condivisa.

Non si tratta di incentrarci su noi stessi, o di sforzarci per avere il coraggio di confidare cose personali a un fratello solo perché è un credente.

Si tratta piuttosto di mettere il Vangelo al centro nelle relazioni e trovare unità in esso; poi il desiderio di condividere arriverà da sé.

Siamo in grado di passare diverse ore insieme, parlando di tante cose attraenti, senza però provare a dire qualcosa su Dio, sulla Fede, sulla Chiesa e dei suoi bisogni, sulla Bibbia …

Forse dopo essere stato insieme ad un fratello, a una sorella o a una famiglia ti sarà capitato di pensare, con un certo rimpianto, che avresti potuto almeno pregare prima di lasciarti.

Non cerchiamo di ostentare un “parlare spirituale”, giusto per azzittire la coscienza, ma chiedere a Dio di donarci la prontezza di parlare e ascoltare secondo lo Spirito, in moto attivo, e non passivo. 

Dove il Vangelo fiorisce, le persone condividono le proprie anime, con tutto ciò che implica il Vangelo: la gioia, il senso di colpa, la paura, il desiderio e la passione.

Nei primi tre capitoli di questa lettera, puoi vedere come Paolo lo fa.

Nel capitolo 2 versetto 17, condivide il suo grande desiderio di vederli.

In 2:20 dice che sono la sua gioia.

In 3:5 condivide l’intollerabile fardello di essere distante, non sapendo come stavano: “Quando non ne potevo più, ho mandato a conoscere la tua fede, per timore che in qualche modo il tentatore ti avesse tentato e che il nostro lavoro sarebbe vano”.

In 3:7 parla del conforto della sua anima e nel versetto 10 condivide il suo profondo desiderio di vederli faccia a faccia.

Faremmo bene a chiederci:  stiamo scrivendo o parlando in questo modo a qualcuno?

Riesci a condividere la tua anima con qualcuno?

Se non è così allora chiediti: Il Vangelo sta fiorendo nella tua vita?

Per me personalmente è dura dire queste affermazioni, ma devo dirle perché le ho trovate … e ho bisogno di tanta misericordia di Dio nella mia vita per viverle come conviene. 

In che modo il Vangelo produce questa passione

Possiamo vedere due cose che spinsero Paolo a condividere la propria anima con i Tessalonicesi.

Prima di tutto, quando il Vangelo fiorisce in una persona, la rende gentile.

Versetto 7: “Siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini.”

Il Vangelo impartisce a coloro che credono, uno spirito di premura.

Con la mansuetudine e la gentilezza sono preoccupato che il fratello si stia nutriendo a sufficienza, come una madre col suo bebé.

La vera gentilezza evangelica genera una santa intimità. Inclina l’anima a condividere se stessa con altri credenti.

È frustrante a volte, vedere nella chiesa cristiani che, nonostante tanti anni di cammino nella fede, non esprimono la gentilezza generata dal Vangelo.

Non hanno voglia di avvicinarsi in modo dolce e premuroso agli altri, non volendo condividere nulla di sé stessi, se non le proprie lamentele.

È ancora più frustrante vedere noi stessi in questo modo, pur sapendo che ciò è sbagliato.

In queste circostanze dovremmo tornare al Vangelo; Paolo dice che il Vangelo ti fa essere come quella mamma che nutre con dolcezza.

Non c’è cosa più incoraggiante nella chiesa che vedere dei fratelli e delle sorelle che, quando ti parlano o ti ascoltano, cercano con dolce premura il tuo vero bisogno.

In secondo luogo, quando il Vangelo fiorisce, dona a una persona sentimenti affettuosi e permanenti.

Paolo era affettuosamente desideroso dei fratelli: versetto 8: “… ci eri diventato molto caro”.

Parliamo spesso dell’amore come decisione o atto. Ma il Vangelo non si ferma a questo.

Il Vangelo fa sì che i credenti provino affetto gli uni per gli altri.

Qualcuno potrebbe dire: “Beh, questa è solo la risposta al Vangelo di Paolo! Dev’essere stato un tipo emotivo”.

No! Sia Paolo che Pietro comandano a tutti i cristiani di provare affetto per i compagni di fede. Romani 12:10 : “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno”. (due parole greche che significano amare con forte affetto.)

I cristiani dovrebbero avere un cuore l’uno per l’altro, non solo un impegno appassionato a fare il bene.

1 Pietro 1:22 : “Amatevi gli uni gli altri sinceramente di cuore”.

Non solo amarsi con azioni e decisioni doverose, ma sinceramente, di CUORE! È qualcosa che ovviamente non possiamo produrre da soli da un giorno all’altro.

Come si usa dire: “al cuor non si comanda” ed è vero, non riusciamo a comandare al cuore di gioire o soffrire, però possiamo favorire delle situazioni che porteranno il nostro cuore dove abbiamo deciso che vada.

Se Dio mi ordina di amare il mio prossimo e io non riesco ad amarlo, e questo è un ordine chiaro, ovviamente non posso produrre questo sentimento, ma sono chiamato a trovare il modo affinché questo avvenga in modo sincero e naturale.

Trovo illuminante il verbo che usa Paolo al versetto 8: “… tanto ci eravate diventati cari…”

Credo che neanche il grande apostolo Paolo riuscisse ad amare i fratelli di tutte le chiese in modo intenso da un giorno all’altro e a distanza.

Credo che questo suo sentimento sia fiorito strada facendo, da solo, senza che egli lo ostentasse. Con la semplice voglia di stare insieme, lavorare normalmente e soprattutto condividere il Vangelo.

Questa è la base e rimane la base per far nascere i sentimenti nei nostri cuori e per condividere le nostre anime come fece l’Apostolo: stare insieme e condividere le cose di Dio.

Forse sembra esagerato quello che sto per dire: ma quando il Vangelo fiorisce, ha lo stesso effetto di una grande tragedia come la morte. Quelli di voi che sono stati malati tanto da pensare di poter morire sanno cosa intendo.

Quando il mondo inizia a svanire davanti ai tuoi occhi, alcune cose diventano straordinariamente preziose: i compagni di fede, anche quelli scontrosi; fratelli e sorelle che erano fastidiosi, o frustranti, o inaffidabili, o brutti, o insensibili …in qualche modo di fronte alla morte, le loro stranezze abrasive si sono trasformano in preziose imperfezioni e acquistano valore.

“Chiunque è di Gesù Cristo ha crocifisso la carne” ( Galati 5:24 ).

Dove fiorisce il Vangelo, le persone vivono nella presenza costante della morte e della risurrezione. Le loro menti e i loro cuori ritornano alle terribili e meravigliose realtà della morte e della vita. E così viviamo sull’orlo dell’eternità e ci guardiamo l’un l’altro con una sorta di costante malinconia, e nei nostri cuori sorge sempre di nuovo il dolce affetto di un lungo addio o di un meraviglioso incontro.

E qui torniamo al tema dell’anno: “Pronti per il ritorno del Re”.

Dove fiorisce il Vangelo ci sono dolci affetti e sentimenti gentili per i nostri compagni nella causa di Cristo. E dove ci sono dolci affetti, le persone condividono la propria anima.

Perché è importante condividere la propria anima

L’umiltà evangelica di un’anima condivisa dà grande gloria a Dio. La libertà evangelica di un’anima condivisa dona profondità alla fratellanza e all’adorazione cristiana.

Ma in chiusura, voglio concentrarmi sul potere e sulla costanza che un’anima condivisa dà  all’opera di una chiesa; in altre parole, maggiormente saremo uniti, maggiormente saremo costanti ed efficaci.

Versetto 9: “ Perché fratelli voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando giorno e notte, per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo annunciato il Vangelo di Dio.”

Il versetto 11 descrive questa costanza e la paragona alla pazienza di un padre verso il figlio…

Abbiamo sentito domenica scorsa da Daniele le lotte di Paolo, e aggiungo le botte, che ha affrontato Paolo per piacere a Dio invece che agli uomini.

Abbiamo sentito che è stato Dio stesso la fonte della sua forza, e io con i versetti di oggi voglio aggiungere che il secondo segreto della forza di Paolo, furono i suoi compagni di botte e catene.

Notate in questi versetti l’aggettivo che usa Paolo:  … le NOSTRE proprie vite … la NOSTRA fatica … la NOSTRA pena …

Paolo era disposto a sopportare decenni di battute di arresto pur di far fiorire il Vangelo, e questo grazie a Dio sicuramente.

Ma questa grandiosa opera di cui Paolo poteva gioire, era riuscita sicuramente anche perché si unì ad alcuni fratelli e perchè condivise la passione della sua stessa anima.

Nelle piccole comunità di allora, anima contro anima, si scaldarono l’un l’altro finché non videro delle vittorie.

In questo modo si stavano preparando al ritorno del loro Re!

Abbiamo bisogno anche noi di essere fonte d’incoraggiamento l’uno per l’altro con lo stesso obiettivo.

L’unione fa la forza! Quanto è vero questo!

So che non è facile, so che è facile a dirsi (non tanto per me qui davanti), ma troveremo sempre degli ostacoli, sarà sempre una battaglia spirituale quando vogliamo cercare il Vangelo e unità nella chiesa. 

Troveremo sicuramente scoraggiamento, forse perché tendiamo a voler vedere subito dei risultati. La maggior parte delle cose di valore duraturo richiede molto tempo prima di essere realizzata. Anche solo trovare affiatamento l’un l’altro ci vuole tempo abbiamo visto, figuriamoci formare qualcosa insieme.

Non a caso Paolo conclude questo paragrafo con l’esempio della costanza di un padre:

Versetto 11,12: “ sapete pure che, come fa un padre con i suoi figli, 12 abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.”

Paolo inizia con la gentilezza di una mamma e conclude con la costanza di un padre. Dove fiorisce il Vangelo nascono sentimenti di gentilezza e questi sentimenti rimangono costanti nel tempo.

Una dolce e costante chiamata a prepararsi ad incontrare il nostro Re!

Ricorda:  se ti vedi mancante, non provare a produrre da solo qualcosa che non hai. Solo il Vangelo può farlo.

Se ci fosse qualcuno che non ha avuto il privilegio di sperimentare l’affetto con questa grande famiglia che è la chiesa di Dio, è probabile che hai bisogno di quel Vangelo sconvolgente di cui parla l’apostolo.

Dove fiorisce il Vangelo, le persone condividono la propria anima. E dove le anime sono unite insieme nella causa di Cristo, c’è potere per le lunghe e difficili imprese.

Riesci a condividere la tua anima con qualcuno? Se non è così allora chiediti: Il Vangelo sta fiorendo nella tua vita?

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