Provvidenza nel caos

1 Settembre 2024

Video
Audio
Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Oggi iniziamo lo studio della vita di Giuseppe, il quarto patriarca che troviamo nel libro della Genesi. La sua è un’incredibile storia che ci accompagnerà fino alla fine dell’anno, dal capitolo 37 fino alla fine, al capitolo 50. E se c’è una storia nell’intero Antico Testamento che rimanda a Gesù Cristo, questa è la storia di Giuseppe. Leggendola scopriremo come la sua storia rimanda in molti modi a quella che sarà la missione di Gesù Cristo.

Finora abbiamo letto varie storie nelle quali la guida e l’intervento di Dio erano palesi ed evidenti. Pensiamo solo a come Dio ha guidato in vari modi le sorti di Abraamo, Isacco e Giacobbe. Ma proprio il capitolo di oggi è uno di quei capitoli della Bibbia che ci spinge a chiederci: “Che cosa c’entra tutto questo con Dio? Dov’è Dio in questa storia? Qual è il legame tra quanto è successo qui e la volontà di Dio di portare la salvezza nel mondo per mezzo di Cristo?”.

Sono però proprio le storie come quella di Giuseppe, che ci costringono a guardare dietro le apparenze, dietro a ciò che la storia ci racconta a prima vista, per scoprire in essa i grandi piani di Dio per l’umanità, senza perderci nei dettagli. Ed è ciò che faremo oggi.

La terribile storia di Giuseppe e dei suoi fratelli

Giacobbe abitò nel paese dove suo padre aveva soggiornato, nel paese di Canaan. Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe, all’età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. (Genesi 37:1-2)

Giacobbe si era stabilito con la famiglia nei dintorni di Betel, con le sue tre mogli e i suoi tredici figli. Tre mogli, perché Rachele, la sua preferita, era morta partorendo Beniamino, il suo secondo figlio. Giuseppe, il primo figlio di Rachele, era il figlio preferito di Giacobbe e in questa storia non era che un ragazzo di diciassette anni, forse anche un po’ arrogante. La sua attitudine fu evidente da come si permise di fare la spia ai danni dei suoi fratelli… Non fu però tutta colpa sua, perché era stato suo padre ad affidargli quel ruolo speciale e a promuovere un clima di invidia e di odio nei suoi confronti da parte dei suoi fratelli più maggiori:

Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. (Genesi 37:3)

Come se non fosse già abbastanza chiaro che Giuseppe era il preferito, dandogli questa tunica Giacobbe fece capire agli altri: “È lui che comanda, voi lavorate!”. Non era infatti un abito da lavoro, ma più qualcosa di simile a una veste regale. Quel vestito lo distingueva da tutti gli altri e il risentimento che i fratelli già provavano nei suoi confronti, aumentò ancora di più:

I suoi fratelli vedevano che il loro padre l’amava più di tutti gli altri fratelli; perciò l’odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. (Genesi 37:4)

Qui purtroppo la colpa fu tutta di Giacobbe, che ripeté lo stesso errore di favoritismo che suo padre Isacco commise preferendo suo fratello Esaù. Anche Giuseppe ci mise però del suo, quando un giorno raccontò, forse un po’ ingenuamente, un sogno ai suoi fratelli…

Egli disse loro: «Ascoltate, vi prego, il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, ed ecco che il mio covone si alzò e restò diritto; i vostri covoni si radunarono intorno al mio covone e gli s’inchinarono davanti». (Genesi 37:6-7)

Non credo serva un commentario per comprendere il significato di questo sogno: “Io regnerò su di voi e voi vi sottometterete a me!”. Naturalmente, i suoi fratelli “l’odiarono ancor di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole”. A questo sogno se ne aggiunse un altro:

Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle si inchinavano davanti a me». (Genesi 37:9)

Anche questo non è difficile da interpretare: oltre i fratelli, anche mamma e papà si sarebbero sottomessi a lui. Come vi sentireste al posto dei suoi fratelli? Questo non fu probabilmente che l’apice di una tensione in famiglia che andava crescendo da anni. E cosa fece Giacobbe?

I suoi fratelli erano invidiosi di lui, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole. (Genesi 37:11)

Giacobbe aveva forse capito che poteva esserci la mano di Dio dietro a tutto ciò? Dio si era spesso rivelato per mezzo di sogni nella vita dei patriarchi, in particolare nella vita di Giacobbe, e lui aveva probabilmente capito che era stato Dio a parlare a suo figlio, che Dio aveva progetti speciali per lui. Nel frattempo, però, l’odio dei fratelli di Giuseppe cresceva. E così un giorno, mentre erano al pascolo a Sichem, paese nel quale godevano decisamente di una pessima reputazione a causa di ciò che era successo dopo il rapimento di loro sorella Dina, Giacobbe fece l’errore di mandare Giuseppe a controllare i fratelli, chiedendogli di fargli rapporto.

Dapprima Giuseppe non li trovò, ma poi, fortunatamente, incontrò qualcuno che li aveva sentiti parlare di volersi spostare a Dotan e così là li trovò. Ma poi ecco ciò che accadde:

Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. Dissero l’uno all’altro: «Ecco, il sognatore arriva! Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l’ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni». (Genesi 37:18-20)

La tensione era alle stelle e quella era l’occasione buona per disfarsi di Giuseppe. Ma Ruben, il fratello maggiore, intervenne per salvarlo dalle loro mani dicendo:

«Non spargete sangue; gettatelo in quella cisterna che è nel deserto, ma non lo colpisca la vostra mano». Diceva così per liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre. (Genesi 37:22)

Ruben aveva un chiaro piano in testa, voleva salvare Giuseppe per poi presentarsi al padre come colui che ha salvato l’amato Giuseppe. Ruben aveva, infatti, molto da farsi perdonare, perché qualche capitolo prima leggiamo che andò a letto con una delle concubine di suo padre… Purtroppo per lui però, le cose andarono diversamente:

Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua veste, della veste lunga con le maniche, che aveva addosso, lo presero e lo gettarono nella cisterna. La cisterna era vuota, non c’era acqua. Poi si sedettero per mangiare… (Genesi 37:25)

Immaginate di star lì seduti a mangiare tranquillamente, mentre vostro fratello si trova in fondo a una cisterna urlando come un disperato. Immaginate cosa ciò dovette significare per Giuseppe, che finora era stato l’intoccabile. Giuseppe passò dall’essere il figlio prediletto, con una vita perfetta in casa del padre, senza dover lavorare, al peggior momento della sua vita.

Poi, poco dopo, passarono dei commercianti Ismaeliti che stavano scendendo in Egitto e Giuda ebbe l’idea di vendere Giuseppe come schiavo per guadagnarci qualcosa. E così fecero. Dovettero poi però in qualche modo coprire le loro tracce e trovare il modo di dirlo al padre…

Essi presero la veste di Giuseppe, scannarono un becco e intinsero la veste nel sangue. Poi mandarono uno a portare al padre loro la veste lunga con le maniche e gli fecero dire: «Abbiamo trovato questa veste; vedi tu se è quella di tuo figlio, o no». Egli la riconobbe e disse: «È la veste di mio figlio. Una bestia feroce l’ha divorato; certamente Giuseppe è stato sbranato». (Genesi 37:31-33)

Era il piano perfetto, ma non fecero i conti con la disperazione di Giacobbe, che non si riprese più da quella notizia. Il suo figlio preferito era morto e qualunque cosa tentarono per consolarlo, non c’era mezzo di aiutarlo. Anzi, era disperato al punto da dire: “Io scenderò con cordoglio da mio figlio, nel soggiorno dei morti” (Genesi 37:35).

La storia di Giuseppe e i piani di Dio

Alla fine di questa storia possiamo davvero chiederci: “Che cosa c’entra tutto questo con Dio? Dov’è Dio in questa storia? Qual è il legame tra quanto è successo qui e la volontà di Dio di portare la salvezza nel mondo per mezzo di Cristo?”. Ebbene, in realtà, possiamo vedere la mano di Dio in tutto il capitolo.

Partendo dalla folle idea di Giacobbe di mandare Giuseppe a controllare i fratelli, al fortuito incontro che Giuseppe ebbe con un uomo che stava errando per i campi e che sapeva esattamente dove erano andati i suoi fratelli. E se Giuseppe non avesse perso tempo a cercare i suoi fratelli a Sichem, probabilmente i commercianti Ismaeliti sarebbero passati di lì già prima e lui sarebbe rimasto nella cisterna a morire.

Ma così, senza esserne consapevoli, i fratelli di Giuseppe contribuirono al piano di Dio di condurre Giuseppe in Egitto e all’adempimento dei sogni che aveva ricevuto dal Signore. Dio non è intervenuto con miracoli per salvare Giuseppe, ma conducendo il tutto da dietro le quinte, come un direttore d’orchestra. Dio aveva il controllo di ogni singola cosa che è accaduta in questo capitolo, anche se nessuno se n’è accorto.

Questa è quella che nella teologia si chiama “provvidenza divina”. La provvidenza è definita come il modo con cui Dio governa il creato, per sottolineare il fatto che Dio non si è limitato a creare il mondo ma che continua ad averne cura. Dio regge, governa e gestisce i vari aspetti della creazione secondo la sua volontà. E la sua provvidenza non interessa soltanto il mondo, bensì anche la storia e le nostre vicende personali.

Possiamo vedere un accenno a questa provvidenza divina nelle parole finali del capitolo:

Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie. (Genesi 37:36)

La provvidenza divina nella nostra vita

Hai già avuto anche tu momenti come questo nella tua vita? Momenti in cui ti sei chiesto: “Signore, dove sei?”. Non auguro a nessuno di voi una situazione simile, ma se guardo indietro ad alcuni momenti bui della mia vita, posso ora vedere in modo chiaro come la mano di Dio vegliava su di essi e su di me, anche se allora facevo davvero fatica a capire dove fosse rimasto.

Sono certo che molti potrebbero dare testimonianze simili e forse qualcuno di voi si trova proprio ora in un periodo buio e difficile della propria vita. E forse stai cercando di aggrapparti a Dio con tutte le tue forze, mentre allo stesso tempo ti stai chiedendo: “Dio dove sei? Che cosa stai facendo?”. E magari alcune delle vostre storie, come quella di Giuseppe, sono talmente assurde che fatichiamo davvero a vedere la mano di Dio dietro a tutto quanto.

Eppure, per chi sa come va a finire la storia di Giuseppe, possiamo dire che, anche se il nome di Dio non è nemmeno menzionato in questo capitolo, Dio è stato con lui per tutto il tempo. Da dietro le quinte ha accompagnato ogni suo singolo passo. Forse non sempre in modo visibile e palese, ma ha sempre avuto il controllo di tutto ciò che accadeva.

Anche se ciò che i fratelli fecero a Giuseppe fu chiaramente peccato e più che spiacevole agli occhi di Dio, alla fine della storia Giuseppe poté dire loro: “Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene” (Genesi 50:20).

Così anche a noi, anche quando ci troviamo in situazioni dalle quali vorremmo uscirne al più presto, il Signore ci dice: “Ho il pieno controllo e sono abbastanza sovrano della tua vita da poter usare anche le peggiori situazioni per realizzare i miei grandi propositi per la tua vita. Se ti fiderai di me, se ti aggrapperai a me, vedrai le mie promesse per te adempiersi!”.

E non dimenticare la cosa più importante: abbiamo l’incredibile privilegio di non dover sperare in un salvatore, ma di sapere che è già qui per noi. Possiamo guardare a Cristo e a ciò che Dio ha compiuto per mezzo di Lui per salvarci dalle nostre avversità. Dio è stato fedele anche quando persone malvagie hanno torturato e messo a morte in croce suo Figlio.

Anche questo era parte del piano di Dio. E noi siamo qui oggi in questa chiesa, solo perché un altro ha preso su di sé il nostro peccato e ha pagato con la sua vita per poter proclamare la fedeltà del nostro Dio misericordioso. Anche nei momenti più bui della nostra vita!

Amen

Altri sermoni

Piegato e benedetto per un nuovo inizio

Piegato e benedetto per un nuovo inizio

Domenica scorsa abbiamo visto che Giacobbe, dopo la nascita di Giuseppe, l’undicesimo figlio e il primo di Rebecca, chiese a Labano di lasciarlo partire per tornare a casa sua, nel suo paese. Ma Labano lo convinse a restare in cambio di un adeguato salario. Giacobbe...

Dio è fedele nonostante le nostre scelte

Dio è fedele nonostante le nostre scelte

La scorsa settimana, nel capitolo 29, abbiamo visto come Labano, suocero di Giacobbe, lo ingannò facendogli sposare entrambe le sue figlie in cambio di quattordici anni di lavoro. La poligamia non era ciò che Giacobbe voleva, ma il suo desiderio di sposare Rachele era...

Come vivere nelle promesse di Dio

Come vivere nelle promesse di Dio

Due settimane fa abbiamo parlato di come Giacobbe fu costretto a fuggire di casa, dopo aver ingannato suo padre e suo fratello. Giacobbe aveva perso praticamente tutto, ma non aveva perso la cosa più importante: la sua relazione con un Dio estremamente fedele. Dio...