Quando Adamo ha fallito, Cristo ha vinto

11 Maggio 2025

Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Ti è mai capitato di pagare per errori non tuoi? Succede. Un collega combina un pasticcio e… tocca a te subirne le conseguenze. Oppure cresci in una famiglia piena di tensioni e ti porti dietro ferite che non hai scelto. Non è ingiusto?

Lo vediamo anche su scala più grande: quando un leader politico impone nuovi dazi internazionali, milioni di persone ne pagano il prezzo, anche chi non lo ha votato. Proprio come nella nostra vita quotidiana, ciò che fa il capo ricade su tutti.

Ed è esattamente ciò che Paolo insegna in Romani 5:12–21. Siamo parte di un’umanità rappresentata da un capo. Adamo è stato il rappresentante dell’umanità davanti a Dio e quando ha disubbidito, tutta l’umanità ne ha dovuto subire le conseguenze.

Ma c’è speranza. Dio, il nostro Padre amorevole, non ha lasciato che il fallimento di Adamo fosse l’ultima parola. Ha già progettato una via d’uscita: Gesù Cristo, il secondo Adamo. Perché, anche se siamo caduti in Adamo, possiamo essere riscattati in Cristo. Se un solo uomo ha aperto la porta alla morte… un solo uomo ha aperto la via per la vita.

Scopri dove tutto è cominciato

Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato… Poiché, fino alla legge, il peccato era nel mondo, ma il peccato non è imputato quando non c’è legge. Eppure la morte regnò, da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. (Romani 5:12-14)

Paolo ci mostra come il principio visto prima sia vero fin dall’inizio dell’umanità. Il peccato è entrato nel mondo tramite un solo uomo e ha portato la morte, che si è estesa a tutti. Prima della legge, il peccato era presente, ma non era imputato come colpa. Tuttavia, la morte regnava da Adamo a Mosè, anche su chi non aveva peccato come lui.

Come padre, mi sorprende quanto i miei figli mi somiglino: nei gesti, nel carattere, perfino in certi tratti che avrei preferito non trasmettere. Questo mi fa pensare a come siamo simili ad Adamo, non solo nei comportamenti, ma nella radice stessa del nostro essere. Proprio come i miei figli riflettono alcuni tratti del mio carattere, così anche noi riflettiamo la natura di Adamo, perché lui era il nostro rappresentante.

Ecco il punto: Paolo ci mostra una sequenza chiara. Un solo uomo ha introdotto il peccato, il peccato ha portato la morte e la morte si è estesa a tutti. Quando dice che “tutti hanno peccato”, il verbo in greco indica un’azione unica, avvenuta nel passato: il peccato di Adamo. Non si riferisce ai nostri peccati individuali, ma al fatto che, in Adamo, abbiamo tutti peccato.

Perché? Perché Adamo era il rappresentante dell’umanità. Come afferma anche il Salmo 51:

Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato. (Salmo 51:5)

Siamo nati con una natura peccaminosa e, anche se non eravamo presenti nel giardino dell’Eden, ne portiamo ancora le conseguenze. Forse anche tu ti sei detto: “Non è giusto! Io non c’ero!” Capisco il sentimento. Ma John Stott lo chiarisce bene:

Non possiamo puntare il dito contro Adamo in un’innocenza autogiustificata. Abbiamo peccato in lui. E per questo… oggi moriamo. (Men Made New, p. 25)

Un esempio concreto: quest’estate mio figlio minore si trasferirà per lavoro. Anche se è ormai autonomo, finché non era maggiorenne, per alcuni documenti legali aveva bisogno della mia firma. Anche se ha fatto tutto da solo, il mio consenso era necessario. Io ero il suo rappresentante legale: ciò che firmavo valeva per lui.

Allo stesso modo, Adamo ha “firmato” per noi e, anche se non eravamo presenti, subiamo le conseguenze della sua scelta. Come dice Paolo nel versetto 13, il peccato esisteva e causava la morte anche prima della legge di Mosè, anche se non era ancora formalmente addebitato.

Questo ci fa capire che la nostra condizione di peccato non dipende solo da ciò che facciamo, ma da chi siamo in Adamo.

Comprendere questo concetto è importante, perché siamo tutti diversi. C’è chi vive assillato dai sensi di colpa: un peso che non si scrolla di dosso. Altri, invece, col tempo rischiano di non dare più il giusto peso ai loro peccati. Due estremi. Entrambi pericolosi.

Forse anche a te capita di pensare che i tuoi errori non siano poi così gravi. Ma il problema è più profondo: il peccato non è solo un’abitudine da correggere, è una radice da estirpare. E quella radice si chiama Adamo.

Ricordare chi eravamo in Adamo ci aiuta a mantenere l’umiltà, ci protegge dalla superficialità e ci spinge alla compassione verso chi ancora è perduto. Conoscere chi eravamo ci rende più grati per chi siamo diventati.

Adamo non è stato creato per fallire. Dio lo aveva posto come capo dell’umanità, dandogli una responsabilità unica. Ma quando poi ha fallito, Dio non ha abbandonato il suo piano di salvezza. Il versetto 14 si chiude, infatti, con una rivelazione sorprendente: Adamo è “figura di colui che doveva venire”, ovvero un’anticipazione, un’ombra che punta verso Cristo.

Dove il primo ha fallito, il secondo ha vinto. Mentre Adamo ha portato condanna e morte, Cristo ha portato giustificazione e vita.

Quando pensi alla tua vita, ci sono situazioni in cui la tua vecchia identità in Adamo riemerge? Quando affronti un fallimento personale, ti ricordi che la tua identità è in Cristo o ti lasci definire dai tuoi errori?

E quando incontri persone che ancora portano il peso di Adamo, come puoi dimostrare loro la nuova vita in Cristo? Magari offrendo perdono invece di risentimento, o incoraggiando chi si sente ancora intrappolato nel proprio passato.

Non fermarti solo a riconoscere il problema. Lascia che la consapevolezza di chi eri ti spinga a vivere come una nuova creatura in Cristo.

Scopri la potenza del nuovo rappresentante

Però, la grazia non è come la trasgressione. Perché se per la trasgressione di uno solo molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti. Riguardo al dono non avviene quello che è avvenuto nel caso dell’uno che ha peccato; perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni. Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. (Romani 5:15-17)

Paolo, dopo aver descritto il disastro provocato da Adamo, ci presenta un altro uomo, un nuovo rappresentante: Gesù Cristo. E più volte nel testo sottolinea che “la grazia non è come la trasgressione…”, il dono di Dio si comporta diversamente, è molto di più.

Il versetto 16 è straordinario: un solo peccato ha portato condanna, ma il dono ha portato giustificazione… dopo molte colpe. Nonostante tutto. Nonostante tutti. Questo significa che Cristo non si è limitato ad annullare la condanna. No. L’ha ribaltata! Dove c’era morte, ora c’è vita. E non una vita appena sufficiente… ma abbondante. Generosa. Eterna.

Paolo descrive questa nuova vita in Cristo come “abbondanza della grazia e del dono della giustizia”. E la conseguenza di tutta questa abbondanza è che coloro che confidano in Cristo “regneranno nella vita”.

Se credi in ciò che Cristo ha fatto per te, non sei solo salvato: sei stato incoronato. Dio non ti ha solo perdonato: ti ha dato una nuova autorità spirituale. Non sei più uno schiavo del passato, né un ospite tollerato nel Regno di Dio. Sei figlio, legittimo e amato, con pieno accesso alla presenza del Re.

Ma come possiamo regnare nella vita? Romani 8:14 ci dice:

Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio.

È lo Spirito Santo che applica la grazia nella nostra vita, trasformandoci dall’interno. Non è uno sforzo umano, ma il risultato di una vita rinnovata dallo Spirito di Dio.

Forse a volte ti senti inadeguato quando preghi. Ricorda: sei già stato giustificato.

O magari ti senti incapace di servire. Ricorda: la grazia ti ha già abilitato.

E quando ti guardi allo specchio e vedi solo fallimenti, ricorda: il tuo specchio ora è la croce.

Non vivere come un sopravvissuto, ma come un erede! Cristo ti ha liberato e rivestito di dignità, donandoti un posto nel Suo regno. Cammina con quella dignità e scegli la santità per riflettere la Sua grazia.

Stai vivendo come un figlio redento o come uno che sopravvive a stento al peccato? Quando ti senti inadeguato, come puoi affidarti alla potenza dello Spirito Santo per vivere davvero come un figlio redento?

E se oggi ti senti ancora in catene, non fissarti più sul tuo passato. Guarda al tuo nuovo rappresentante: il dono della grazia è più grande della colpa. Accoglilo. Vivilo. Regna in esso!

Ricevi l’abbondanza che supera la colpa

Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti. La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, affinché, come il peccato regnò mediante la morte, così pure la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. (Romani 5:18-21)

In questi versetti finali, Paolo non introduce nuove verità, ma intensifica quelle già esposte. Torna al punto centrale di tutto il discorso: due uomini, due atti, due conseguenze.

Adamo e Cristo sono messi a confronto non solo come individui, ma come capi rappresentativi dell’umanità. Adamo ci ha trascinati nella morte. Cristo ci solleva nella vita.

Il versetto 18 è chiarissimo: “con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti”. Nessuno escluso. Non perché tutti abbiano peccato nello stesso modo, ma perché tutti sono in Adamo. Allo stesso modo, “con un solo atto di giustizia” — la morte di Cristo in croce — “la giustificazione che dà vita si è estesa a tutti”.

Ma non è universalismo! Questo non significa che tutti siano automaticamente salvati. L’offerta è universale, ma l’applicazione è personale. In altre parole, la salvezza è disponibile a tutti, ma è efficace solo per chi risponde con fede. La croce ha aperto la porta, ma sei tu che devi entrarci.

Chi sei davanti a Dio? Paolo usa due verbi forti: “resi peccatori” e “costituiti giusti”. Non si tratta solo di fare peccati o compiere opere giuste. Si parla di identità.

  • In Adamo, sei peccatore per natura.
  • In Cristo, sei giusto per dichiarazione.

Questa giustizia non è qualcosa che puoi guadagnare. È un dono da ricevere con fede.

Ma qual è il ruolo della legge? Il versetto 20 ha fatto discutere molti: “La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione”. Questo non significa che Dio abbia dato la legge per farci peccare di più, ma per rendere il peccato più evidente.

È come accendere una luce in una stanza buia: la polvere c’era già, ma ora la vedi. La legge non crea il peccato, lo rende visibile. Ma proprio quando la legge mette in luce il peccato, ecco che la grazia straripa, superando ogni colpa: “la grazia è sovrabbondata”. In greco, Paolo usa il termine hyperperisseuō, che significa straripare, esondare, superare ogni limite.

Il versetto 21 chiude e sigilla il brano: prima regnava il peccato tramite la morte, ora regna la grazia tramite la giustizia per la vita eterna. È un cambio di regno. È la fine del dominio della colpa e l’inizio di un’era di grazia, resa possibile per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

Ricorda, non sei più definito dal tuo passato: sei un figlio redento, trasformato dalla grazia. Non c’è luogo nella tua vita dove la grazia non possa arrivare. A volte ci sono ferite, peccati ricorrenti, identità segnate dalla vergogna. Ma Paolo ci dice questo: non c’è peccato troppo profondo, storia troppo complicata o caduta troppo grave per il fiume di grazia che Dio ha aperto in Cristo.

Anche quando il peccato sembra moltiplicarsi, la grazia lo travolge e lo supera, rigenerando e donando una vita nuova. Vivere nella grazia ogni giorno non è uno sforzo umano, ma un’opera dello Spirito Santo, che ci trasforma dall’interno e ci aiuta a vivere come figli redenti.

Cammina nella libertà che Cristo ti ha dato. Ama come chi ha ricevuto il perdono. Scegli la santità, non per meritarla, ma per riflettere la Sua grazia.

Oggi hai davanti due strade: restare in Adamo o rifugiarti in Cristo. Non rimandare: scegli oggi la grazia! E quando arriveranno le difficoltà, ricordati che non sei solo: lo Spirito Santo ti fortificherà per vivere da figlio di Dio.

Lascia che la grazia sia la tua realtà. Che sia il tuo specchio. Che sia la tua voce. Che sia… la tua identità.

Amen

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