Quando il peccato è il tuo padrone

Daniele Scarabel
Pastore
Chi di voi ricorda il film Il Signore degli anelli? La storia ruota attorno a un oggetto apparentemente piccolo e insignificante: un anello. A prima vista sembra solo un gioiello prezioso, ma chiunque lo indossa scopre presto il suo vero effetto: non sei tu a possedere l’anello, è lui a possedere te. L’anello promette potere e libertà, ma in realtà possiede chi lo porta.
Così è il peccato: all’inizio lo scegliamo, ma poi è lui a scegliere per noi. Ci illudiamo di essere liberi, ma in realtà siamo schiavi. Il peccato non si presenta mai per quello che è. Si traveste da libertà, come l’anello promette potere. Ma quando ci accorgiamo della verità, spesso è troppo tardi: non siamo noi a controllarlo, è lui a controllare noi.
È questo il punto centrale del nostro testo di oggi: In Romani 3:9-20 Paolo ci dice che non siamo semplicemente persone che peccano occasionalmente, ma sottoposti al peccato, dominati da una forza più grande di noi. Ecco perché oggi vedremo tre verità fondamentali:
- Tutti sono sottoposti al peccato.
- Il peccato non è solo quello che facciamo, ma chi siamo.
- La legge ci mostra la nostra condanna, ma non può salvarci.
La buona notizia? C’è una via di fuga. Come Frodo doveva distruggere l’anello per liberarsene, così Cristo è venuto per spezzare il dominio del peccato e renderci veramente liberi.
Tutti sono sottoposti al peccato
Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No, affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato. (Romani 3:9)
Paolo ha già dimostrato nei primi due capitoli che sia i pagani che i Giudei religiosi sono ugualmente colpevoli. Ora, in Romani 3:9, arriva alla conclusione del suo ragionamento: nessuno è giusto, tutti sono sottoposti al peccato.
Il problema non è solo nei nostri peccati individuali, ma nella nostra natura peccaminosa. Il termine greco per “sottoposti al peccato” (hypo hamartian) significa essere schiavi del peccato. Non è solo qualcosa che facciamo, è una forza che ci domina.
Essere sottoposti al peccato è come avere un debito enorme: ogni giorno peggiora e da soli non possiamo mai ripagarlo. Non ci sono sfumature: o sei sotto il peccato, o sei sotto la grazia.
Molti pensano: “Io sono una brava persona, non come certi peccatori”. Anche i Giudei credevano di essere migliori per via della legge, ma Paolo distrugge questa illusione: “No, affatto!”.
Pensiamo a due naufraghi. Uno è a 10 km dalla riva, l’altro a 1000 km. Il primo potrebbe illudersi di potercela fare a nuoto, ma alla fine, se nessuno arriva ad aiutarli, entrambi annegano. Ecco perché il problema non è quanto siamo lontani dalla riva, ma se qualcuno viene a salvarci. Questo è il punto centrale del Vangelo: non possiamo raggiungere la riva con le nostre forze, ma Cristo è venuto per salvarci.
Pensiamo a una catena di ferro: se un solo anello si spezza, l’intera catena è compromessa. Allo stesso modo, anche la persona più “morale” è ancora un peccatore davanti a Dio. Il problema non è “quanto siamo buoni”, ma il fatto che nessuno è perfetto davanti a Lui.
Molti si giustificano pensando:
- “Ok, non sarò perfetto, ma Dio sa che ho un buon cuore.”
- “Almeno io non faccio cose gravi come altri.”
Ma Dio non ci giudica rispetto agli altri, bensì rispetto alla Sua giustizia perfetta.
Cosa significa questo per noi oggi? Se ancora non conosci Cristo, il primo passo è riconoscere che non puoi salvarti da solo. Non basta cercare di migliorarti, non basta fare il bene: senza Cristo, sei ancora sotto il peccato.
Anche se frequenti la chiesa, leggi la Bibbia e fai opere buone, da solo non puoi salvarti. Perciò, permettimi una domanda diretta: se Dio ti giudicasse oggi, su cosa stai fondando la tua speranza? Su quello che hai fatto, o su quello che Cristo ha fatto per te?
E se già confidi in Cristo, stai vivendo davvero nella libertà che Lui ti ha dato, oppure dentro di te vivi ancora come se fossi sotto il peccato? Non ha senso continuare a portare un peso che Cristo ti ha già tolto. Non lasciare che il peccato ti faccia credere di essere ancora schiavo, perché “Se il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi!” (Giovanni 8:36).
Il peccato potrà anche continuare a influenzarti, ma non è più il tuo padrone. Ora lo Spirito Santo abita in te per darti la forza di vincere il peccato. Non lotti da solo!
Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. (Galati 5:25)
Se lotti con il peccato, non significa che gli sei ancora sottoposto, ma che stai sperimentando la battaglia dello Spirito contro la carne, come descritto in Galati 5.
Ma fino a che punto il peccato ci ha corrotti? È solo una debolezza, o è qualcosa che ci ha infettati completamente? Scopriamolo nel prossimo punto.
Il peccato non è solo ciò che facciamo, ma chi siamo
Com’è scritto: «Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, {no,} neppure uno». «La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno tramato frode». «Sotto le loro labbra c’è un veleno di serpenti». «La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza». «I loro piedi sono veloci a spargere il sangue. Rovina e calamità sono sul loro cammino e non conoscono la via della pace». «Non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi». (Romani 3:10-18)
In questi versetti, Paolo non sta solo descrivendo alcuni peccati isolati, ma sta mostrando che il peccato ha avvelenato ogni aspetto della nostra natura. Il peccato non è solo una macchia sulla nostra coscienza; è una malattia mortale che ha infettato mente, cuore, parole e azioni:
- La nostra giustizia morale è corrotta → “Non c’è nessun giusto, neppure uno” (v.10)
- La nostra mente è accecata → “Non c’è nessuno che capisca” (v.11a). Senza Dio, anche le persone più intelligenti rimangono spiritualmente cieche.
- Il nostro cuore è ribelle → “Non c’è nessuno che cerchi Dio” (v.11b). Questo è forte: nessuno, di sua spontanea volontà, cerca il vero Dio. L’uomo cerca benessere, religiosità, esperienze spirituali… ma non vuole sottomettersi al vero Dio.
- Le nostre scelte ci allontanano da Dio → “Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti” (v.12). Il verbo greco ekklinō usato da Paolo e qui tradotto con “sviarsi” significa letteralmente “allontanarsi volontariamente”. Non siamo solo “persi” come chi si è smarrito per sbaglio; abbiamo scelto di deviare dalla via di Dio. Questo mostra che il problema del peccato non è solo ignoranza, ma ribellione consapevole.
- Le nostre parole rivelano il nostro stato interiore → “La loro gola è un sepolcro aperto” (v.13-14). Un sepolcro aperto emana odore di morte. Così è per le nostre parole: spesso diffondono veleno, menzogna, amarezza.
- Le nostre azioni sono violente → “I loro piedi sono veloci a spargere sangue” (v.15-17). Il peccato non ci rende solo colpevoli, ci rende anche distruttivi, verso noi stessi e gli altri.
- Il nostro atteggiamento verso Dio è arrogante → “Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi” (v.18). Questo è il problema di fondo: se l’uomo non teme Dio, vive come se Dio non esistesse.
Qui Paolo sta citando vari passi dell’Antico Testamento (Salmi, Proverbi, Isaia), dimostrando che questa non è un’idea nuova, ma che la Bibbia ha sempre descritto l’uomo in questo modo. Paolo ci mostra che il peccato ha avvelenato ogni parte di noi, non solo le nostre azioni.
Il peccato non è solo un errore da evitare, ma un cancro spirituale che ci ha infettati completamente. Questo significa che nessuno di noi può migliorarsi con la sola forza di volontà. Il problema non è solo ciò che facciamo, ma chi siamo senza Dio. Abbiamo bisogno di una trasformazione totale.
Molte persone dicono di “cercare Dio”, ma Paolo dice che nessuno, di sua iniziativa, lo cerca davvero. Ma come? Non ci sono persone religiose, spirituali, in ricerca?
Certo, molti cercano qualcosa, ma spesso non cercano Dio per chi Egli è, bensì per ciò che sperano di ottenere:
- Qualcuno cerca Dio per avere pace interiore, ma non per conoscere il Dio santo e sovrano.
- Qualcuno prega per avere benedizioni, ma non per arrendersi alla volontà di Dio.
- Altri discutono su Dio a livello intellettuale, ma non vogliono affrontare la realtà della loro ribellione.
Ma Gesù ha detto:
Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato. (Giovanni 6:44)
Immagina un bambino che si è perso in un bosco. Può urlare, piangere e cercare di trovare la strada, ma finché qualcuno non lo cerca e lo trova, è destinato a restare smarrito.
Così è l’uomo davanti a Dio: possiamo cercare conforto, risposte, benedizioni, ma fino a quando Dio non ci trova, rimaniamo spiritualmente dispersi.
Se oggi senti un desiderio genuino di conoscere Dio, è perché Dio ti ha già cercato per primo. E chi ti sta convincendo di questo? Lo Spirito Santo! Se stai riconoscendo il tuo bisogno di Dio, è perché lo Spirito sta lavorando nel tuo cuore!
Il peccato ci rende autonomi, autosufficienti, indipendenti da Dio. Solo la grazia può cambiarci. E le seguenti domande possono aiutarci a riflettere su cosa stiamo cercando:
- Stai cercando Dio o solo i Suoi benefici?
- Ti sei mai trovato a pregare solo quando hai bisogno di qualcosa?
- Cosa succederebbe se Dio non esaudisse le tue richieste? Lo seguiresti comunque?
Se la tua ricerca di Dio è iniziata, ringrazia Dio: è Lui che ti ha cercato per primo!
Ecco perché la salvezza non può dipendere da noi. Se fosse nelle nostre mani, nessuno sarebbe salvato. Ma Dio, nella Sua misericordia, non ci ha lasciati nel nostro peccato: ha mandato Cristo per darci una nuova natura.
E ora, se il peccato ci ha così completamente corrotti, sorge una domanda inevitabile: Come possiamo essere salvati? La risposta non è nella nostra giustizia, perché la legge non può salvarci… e qui arriva la nostra terza verità.
La legge ci mostra la nostra condanna, ma non può salvarci
Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà la conoscenza del peccato. (Romani 3:19-20)
Il peccato è nella nostra natura e la legge non può salvarci. Solo la grazia di Cristo può farlo. Ma cosa intendiamo per “legge”? Nella Bibbia, la “legge” può riferirsi a diverse cose:
- La Torah, cioè i primi cinque libri della Bibbia, con i comandamenti dati a Israele.
- Il principio della giustizia divina, che riflette il carattere santo di Dio.
- Le norme morali di Dio, che mostrano ciò che è giusto e sbagliato.
Quando Paolo dice che “la legge chiude ogni bocca”, sta dicendo che nessuno può rivendicare di essere innocente davanti a Dio, perché la legge dimostra che tutti hanno peccato.
Molti pensano che Dio abbia dato la legge per permettere alle persone di guadagnarsi la salvezza, ma Paolo dice il contrario: la Legge non è una scala per arrivare a Dio, è uno specchio che ci mostra quanto ne siamo lontani. Non è un mezzo per ottenere giustizia, ma una prova che da soli non saremo mai giusti.
Gesù ha confermato questo principio quando ha detto:
Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. (Matteo 5:48)
Chi può soddisfare questo standard? Nessuno! Ed è proprio questo il punto: la legge ci porta alla disperazione di noi stessi e alla necessità di un Salvatore.
Molti si illudono di essere “abbastanza buoni” da meritare la salvezza. Pensano che Dio peserà le loro buone e cattive azioni, e se le prime superano le seconde, entreranno in paradiso.
Ma Paolo dice chiaramente: “Mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui”. Non importa quante buone azioni fai: la legge non può salvarti, può solo mostrarti che sei colpevole.
Immagina una TAC che ti diagnostica un tumore. Il macchinario rivela il problema, ma non può curarti. Hai bisogno di un medico, di una cura.
Allo stesso modo, la legge ci mostra la malattia del peccato, ma solo Cristo è il medico che può guarirci.
Purtroppo, anche dopo la conversione possiamo facilmente cadere nella trappola del legalismo, pensando che Dio ci ami di più quando siamo “bravi” e di meno quando falliamo. Ma la nostra giustizia non dipende dalle nostre opere, ma da Cristo.
Perciò è importante chiederci sempre di nuovo: sto cercando di giustificarmi con le mie azioni o sto riposando nella giustizia perfetta di Cristo?
Conclusione
Oggi abbiamo visto tre verità fondamentali:
- Tutti sono sottoposti al peccato. Nessuno è giusto, né il ribelle, né il religioso.
- Il peccato ha corrotto ogni aspetto della nostra vita. Non è solo quello che facciamo, è chi siamo.
- La legge ci mostra la nostra condanna, ma non può salvarci. È uno specchio che ci rivela la nostra miseria, ma solo Cristo può purificarci.
Se tutto finisse qui, saremmo senza speranza.
Ma la buona notizia è che Gesù Cristo ha adempiuto perfettamente la legge al nostro posto.
Dove noi abbiamo fallito, Lui ha obbedito. Dove noi siamo sotto condanna, Lui ha preso la nostra colpa sulla croce.
E non solo Cristo ci ha liberati dalla condanna, ma ci ha resi figli e figlie di Dio.
Oggi puoi vivere nella libertà, nella gioia e nella pace che solo la grazia può dare. Non cercare di giustificarti. Smetti di aggrapparti alle tue opere. Corri a Cristo!
In Cristo non trovi solo perdono, ma amore, pace e sicurezza eterna. Non esiste più condanna per te! (Romani 8:1). Non vivere più nella paura o nel dubbio: in Cristo sei già accettato e amato per sempre.
Immagina un uomo incatenato che ha vissuto in prigione per anni. Un giorno riceve la notizia che la porta della cella è stata aperta, ma lui rimane dentro, perché non sa cosa significhi essere libero.
Questo è ciò che accade quando viviamo come se fossimo ancora sottoposti al peccato, nonostante Cristo ci abbia liberati.
Dio ha già aperto la porta della tua prigione. Ti alzerai e camminerai verso la libertà che Cristo ti offre oggi?
Amen