Riconciliazione e salvezza eterna: il piano perfetto di Dio
Daniele Scarabel
Pastore
Nella storia di Giuseppe, narrata nel libro della Genesi, abbiamo assistito a una delle più grandi riconciliazioni mai raccontate: dopo oltre vent’anni di separazione, Giuseppe e i suoi fratelli si sono finalmente riuniti. Un evento straordinario, ricco di grazia, di perdono e di guarigione. Eppure, c’è ancora una persona che non sa nulla di quanto accaduto: il padre di Giuseppe, Giacobbe, che per più di due decenni ha vissuto convinto che suo figlio fosse morto.
Oggi, il nostro viaggio nella storia biblica ci porterà a un incontro che è al tempo stesso profondo e commovente: quello tra un padre e un figlio che pensavano di non potersi rivedere mai più. Ma c’è di più. La storia ci offre uno sguardo unico sul carattere di Dio, un Dio che non solo si prende cura personalmente della vita di Giacobbe e Giuseppe, ma che allo stesso tempo porta avanti i suoi piani per l’intera umanità.
Vi siete mai chiesti come possa un Dio che governa le sorti dell’universo essere anche intimamente coinvolto nelle nostre vite quotidiane? Come può tenere insieme il destino delle nazioni e, nello stesso tempo, rispondere alle preghiere di chi lo cerca con cuore sincero?
La storia di Giuseppe non risponde necessariamente a queste domande, ma ci aiuta a comprendere che il Dio onnipotente, onnisciente e onnipresente, che ha il controllo sul mondo intero, è lo stesso Dio che cammina accanto a noi e che si prende amorevolmente cura di noi.
La grazia di Dio si manifesta in modi inaspettati
Intanto la voce si diffuse nella casa del faraone, e si disse: «Sono arrivati i fratelli di Giuseppe». Questo piacque al faraone e ai suoi servitori. Il faraone disse a Giuseppe: «Di’ ai tuoi fratelli: “Fate questo: caricate le vostre bestie e andate, tornate al paese di Canaan; prendete vostro padre, le vostre famiglie e venite da me; io vi darò il meglio del paese d’Egitto e voi mangerete il grasso della terra”. (Genesi 45:16-17)
Giuseppe aveva fatto un’offerta allettante ai suoi fratelli: si sarebbe preso cura di loro durante gli ultimi cinque anni di carestia. La notizia della riunione di Giuseppe con i suoi fratelli giunse però anche al faraone, che non solo approvò l’idea, ma decise di intervenire personalmente. Le sue non furono solo parole: il faraone ordinò che fossero messi a disposizione carri, animali e provviste per facilitare il lungo viaggio della famiglia da Canaan all’Egitto. E non è tutto: promise loro il meglio dell’Egitto. E questo nel bel mezzo di una carestia globale.
Questo gesto straordinario sottolinea da una parte come la bontà e la fede di Giuseppe abbiano avuto un impatto anche su una figura pagana come il faraone d’Egitto. Dall’altra però anche come Dio usò un re pagano per portare a compimento il suo piano di benedire e rendere numeroso il popolo di Israele. A questo punto possiamo porci una domanda: come rispondiamo quando vediamo la grazia di Dio manifestarsi nella nostra vita in modi inaspettati?
Ma il racconto non si ferma qui. Prima che i suoi fratelli partirono per tornare da loro padre Giacobbe, Giuseppe diede loro un consiglio: “Non ci siano, durante il viaggio, delle liti tra di voi” (Genesi 45:24). Giuseppe aveva percepito che il viaggio di ritorno sarebbe stato carico a livello emotivo. Per ventidue anni i suoi fratelli avevano convissuto con il peso di una menzogna devastante, quella di aver fatto credere a loro padre che Giuseppe fosse morto.
Giuseppe, che li aveva già perdonati, sapeva che il senso di colpa avrebbe facilmente potuto degenerare in accuse reciproche. È un rischio che conosciamo bene anche noi: quante volte, di fronte alle difficoltà, siamo tentati di puntare il dito contro gli altri invece di lavorare insieme per trovare una soluzione? Perciò Giuseppe invitò i suoi fratelli a evitare le liti e a concentrarsi sull’obiettivo: riportare il padre e tutta la famiglia in un luogo di benedizione.
Ma come avrebbero spiegato a Giacobbe la verità? E come avrebbe reagito? Quando finalmente arrivarono in Canaan e rivelarono a Giacobbe che Giuseppe era vivo, la sua reazione fu intensa. Inizialmente, Giacobbe fu incredulo. Dopo oltre vent’anni di lutto, è difficile accettare che il figlio amato sia ancora vivo e, per di più, potente in Egitto. Ma quando vide i carri e le provviste inviate dal faraone il suo spirito si ravvivò:
E Israele disse: «Basta, mio figlio Giuseppe vive ancora; io andrò e lo vedrò prima di morire». (Genesi 45:28)
Giacobbe, un uomo che aveva vissuto anni di tristezza e disperazione, aveva ritrovato uno scopo nella vita: rivedere Giuseppe prima della fine dei suoi giorni. Questa parte della storia ci ricorda che la grazia di Dio non è mai limitata dalle circostanze o dalle risorse umane. Se Dio può usare un re pagano per benedire la famiglia di Israele, quanto più può usare le nostre circostanze o le persone attorno a noi per benedirci?
Se Dio può ridare gioia e speranza a un uomo vecchio e rassegnato come Giacobbe, quanto più la sua grazia può mostrarsi in modi inaspettati anche nella nostra vita? Lasciamoci sfidare da questa storia. Qual è il “viaggio” che Dio ti sta chiamando a intraprendere oggi?
La grazia di Dio per noi va anche sempre oltre noi stessi
Israele prese una decisione cruciale per la storia della sua famiglia: lasciò la Terra Promessa e partì con tutto ciò che aveva verso l’Egitto. Eppure, prima di oltrepassare i confini di quella terra che Dio aveva promesso ai suoi antenati, Giacobbe si fermò a Beer-Sceba, un luogo carico di significato spirituale nella storia del popolo di Israele.
Qui offrì sacrifici al Signore. Giacobbe desiderava profondamente camminare nella volontà di Dio. Nonostante il forte desiderio di vedere suo figlio Giuseppe, Giacobbe non volle intraprendere quel viaggio senza essere certo che fosse in linea con il piano di Dio.
In questo Giacobbe ci insegna l’importanza di mettere Dio al centro dei nostri passi, anche quando il percorso sembra chiaro. Forse stai per prendere una decisione importante in questo momento: cambiare lavoro, trasferirti, iniziare o interrompere una relazione. Prova a chiederti: stai cercando la guida di Dio, o stai andando avanti seguendo solo il tuo istinto?
Dio rispose a Giacobbe con una visione notturna, rassicurandolo:
Dio disse: «Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché là ti farò diventare una grande nazione. Io scenderò con te in Egitto, te ne farò anche sicuramente risalire e Giuseppe ti chiuderà gli occhi». (Genesi 46:3-4)
In questa promessa vediamo la grazia di Dio che si estende oltre Giacobbe. Dio non solo gli garantisce protezione durante il viaggio, ma gli ricorda che il suo piano non si limita alla sua vita. Questa promessa risale ad Abramo, dove Dio gli disse:
I tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni; ma io giudicherò la nazione di cui saranno stati servi e, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze. (Genesi 15:13-14)
Quando Giacobbe partì per l’Egitto, probabilmente non poteva immaginare che quel viaggio avrebbe rappresentato l’inizio di una storia di redenzione che sarebbe durata secoli. Lo stesso vale per noi: ci sono decisioni o azioni che oggi ci sembrano piccole o insignificanti, ma che potrebbero avere un impatto duraturo sulle persone intorno a noi o sulle generazioni future.
Pensa, ad esempio, ai valori cristiani che, come genitore, puoi trasmettere ai tuoi figli, piantando un seme di fede che porterà frutto molti anni dopo. O pensa a come il tuo esempio di comportamento potrebbe ispirare un collega a ricercare Cristo, dando vita a una catena di conversioni nella sua famiglia delle quali non verrai forse nemmeno mai a conoscenza. Quali scelte stai facendo oggi che potrebbero avere un impatto sulle generazioni future?
Leggendo questi capitoli, ti sarai forse chiesto perché Mosè ha incluso una genealogia dettagliata in Genesi 46:8-27, elencando i nomi dei settanta membri della famiglia di Giacobbe che si trasferirono in Egitto. Questo elenco non è solo una curiosità storica; è una dichiarazione della fedeltà di Dio. Nonostante la carestia e le avversità, Dio ha preservato ogni membro di questa famiglia.
Questa genealogia ci ricorda che il piano di Dio non è mai limitato dalle circostanze. Quando leggiamo che da settanta persone il popolo di Israele è cresciuto fino a superare i due milioni 430 anni dopo (Esodo 12:37), vediamo una dimostrazione tangibile di come Dio mantenga le sue promesse. Pur interessandosi personalmente per la vita di Abraamo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe, Dio non ha mai perso di vista l’obiettivo principale: riconciliare con sé il mondo in Cristo.
La grazia di Dio per Giacobbe e per la sua famiglia ci ricorda che il piano divino è sempre più grande di ciò che possiamo vedere. Proprio come Giacobbe si fermò a Beer-Sceba per cercare la guida di Dio, anche noi possiamo fare lo stesso nei momenti di incertezza. Non dimentichiamo che ogni passo che facciamo nella fede contribuisce a un disegno più grande, anche se non possiamo vederlo chiaramente ora.
L’attesa della grande riunione
E così ecco che, dopo ventidue lunghi anni di separazione, arrivò il momento tanto atteso: la riunione tra Giuseppe e Giacobbe. Padre e figlio, che avevano vissuto per anni pensando di essere irrimediabilmente separati, si incontrano di nuovo:
Giacobbe mandò davanti a sé Giuda verso Giuseppe, perché questi lo guidasse nel paese di Goscen. Giunsero nella terra di Goscen. Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì in Goscen a incontrare Israele, suo padre; gli si presentò, gli si gettò al collo e pianse a lungo sul suo collo. (Genesi 46:28-29)
Possiamo solo immaginare l’intensità delle emozioni in quel momento. Dopo più di due decenni di dolore, paura e separazione, Giacobbe e Giuseppe si abbracciano, piangendo lacrime di gioia e sollievo. In quell’abbraccio c’è molto più di una semplice riunione familiare: c’è la testimonianza della fedeltà di Dio e del suo profondo amore per i suoi figli.
Giacobbe riassume l’emozione del momento con parole toccanti:
Ora, che io muoia pure, giacché ho visto il tuo volto, e tu vivi ancora! (Genesi 46:30).
Lo stesso uomo che 20 anni prima aveva affermato: “Io scenderò con cordoglio da mio figlio, nel soggiorno dei morti” (Genesi 37:35), era ora pronto a morire in pace. Dio non aveva però l’obbligo di riunire questa famiglia. Avrebbe potuto benedire Giacobbe e Giuseppe separatamente. Avrebbe potuto lasciare i fratelli senza una piena riconciliazione. Eppure, nella sua infinita bontà, Dio scelse di portare guarigione, di riconciliare e di ridare speranza.
Questa storia non è solo il racconto di una famiglia riunita; è anche un’immagine di ciò che ci aspetta. Anche noi, come Giacobbe e Giuseppe, siamo in attesa di una grande riunione: quella con il nostro Padre celeste.
Viviamo in un mondo pieno di separazioni: separazioni fisiche, emotive e, spesso, spirituali. Sentiamo il dolore della perdita, dell’ingiustizia e del peccato. Ma, per coloro che hanno posto la loro fede in Gesù Cristo, c’è una promessa: un giorno saremo riuniti con Dio, in una relazione perfetta ed eterna.
L’Apostolo Giovanni in Apocalisse 5 descrive un’immagine gloriosa di angeli, creature celesti e credenti che lodano Dio e l’Agnello dicendo:
Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode. (Apocalisse 5:12)
Prova ad immaginare come sarà trovarci un giorno davanti al trono di Dio, circondati da una gioia e una pace che superano ogni comprensione. Questa attesa ci sfida a vivere con speranza e fede. La storia di Giuseppe e Giacobbe ci insegna che Dio è un Dio di bontà, fedeltà e speranza. La loro riunione ci ricorda che, nonostante il dolore e le separazioni della vita, Dio sta lavorando per portarci a una grande riunione finale con Lui.
Ciò che possiamo fare in attesa di questo grande evento è chiederci: sto vivendo con un cuore pronto per quella riunione? Sto cercando la riconciliazione nelle mie relazioni e camminando nella fede e nella speranza che Dio mi chiama ad avere? Che possiamo lasciarci ispirare da questa storia a vivere con fiducia, sapendo che la bontà di Dio non ci abbandonerà mai e che ci aspetta una gioia eterna alla sua presenza.
E tu, cosa farai oggi per vivere in preparazione a quella grande riunione eterna?
Amen