Se agisci bene, non rialzerai il volto?
Daniele Scarabel
Pastore
Domenica scorsa abbiamo visto come il peccato è entrato nel mondo per mezzo di Adamo ed Eva. E oggi, con il capitolo 4, impareremo di più su ciò che la Bibbia intende con il termine “peccato” guardando a questa triste e tragica storia di Caino e Abele, i figli di Adamo ed Eva.
La Bibbia non ci fornisce dettagli sullo sviluppo delle prime generazioni e su quanto tempo era passato, se non che “Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra” (Genesi 4:2). Ma non è necessario. Sebbene ci siano molte cose che non sappiamo o che vorremmo sapere, la storia di Caino e Abele contiene abbastanza per capire ciò che la Bibbia vuole insegnarci.
L’obiettivo principale di questa storia è, infatti, di darci una risposta alla domanda “Cosa c’è che non va con la razza umana?”. E la risposta è semplice: il peccato!
L’offerta gradita e l’offerta rifiutata
Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un’offerta di frutti della terra al SIGNORE. Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. (Genesi 4:3-5)
A prima vista, è veramente difficile capire il perché di questa disparità di trattamento. L’unica differenza sembra essere che uno era un contadino, mentre l’altro era un allevatore. Ciascuno portò parte del proprio guadagno a Dio come sacrificio. Entrambi stavano ricercando il volto di Dio. Quale fu dunque il problema? Il problema è molto sottile ed è una questione di cuore.
Abele era un allevatore e, sostanzialmente, il guadagno di un allevatore consiste nel numero di vitelli o agnelli che nascono ogni anno. Volendo essere prudente, Abele avrebbe potuto aspettare per vedere quanti animali sarebbero nati per poi decidere quanti darne al Signore. Ma il testo dice che Abele portò a Dio “dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso”, quindi prima di sapere quanti ne sarebbero nati in totale.
Caino, invece, dopo aver terminato il raccolto, fece un calcolo ben preciso e decise quanto portare a Dio. Caino era quel tipo di persona che si assicura di dare a Dio solo ciò che gli deve. Abele, invece, era una persona dal cuore aperto, che non faceva quel tipo di calcoli, che donò con gioia, con fiducia e in piena libertà. Tutto ciò non lo vediamo in Caino.
In Ebrei 11, riflettendo su questa storia, l’autore scrive:
Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora. (Ebrei 11:4)
Qui leggiamo che fu per fede che Abele fece un sacrificio migliore. Ma fede in che cosa? Caino non aveva forse fede in Dio? Di sicuro ne aveva, poco dopo si è pure messo a parlare con Lui… Qual era dunque il problema? Vi ricordate ciò che Dio aveva promesso a Adamo ed Eva prima di cacciarli dal giardino di Eden? Dio non aveva ancora dato molte informazioni su come avrebbe salvato il mondo, ma aveva promesso che uno dei discendenti di Adamo ed Eva avrebbe schiacciato la testa del serpente, distruggendo così il peccato e la morte (Genesi 3:16).
È ancora molto vaga come promessa, ma ci permette di capire su che cosa potesse essere basata la fede a quei tempi. C’erano solo due ragioni per portare un’offerta a Dio: dare a Dio un’offerta in segno di gratitudine per la salvezza promessa, oppure farlo come mezzo di salvezza, come modo per farsi benedire da Dio, per ottenere qualcosa da Dio in cambio.
Anche nella forma rudimentale in cui il Vangelo esisteva nella mente di Abele, Abele, in qualche modo, stava riponendo la sua fiducia nella promessa di salvezza di Dio. Di conseguenza, ha dimostrato un’apertura di cuore, ha fatto un sacrificio a Dio senza mettersi a fare calcoli. Il suo sacrificio fu un sacrificio di gratitudine. Caino, al contrario, con la sua reazione ha dimostrato che fosse convinto che Dio gli dovesse qualcosa.
Lo stesso vale per noi. Se sei convinto di essere un peccatore salvato per grazia, cambia il modo in cui affronterai la vita. Se credi che Dio ti abbia salvato nonostante i tuoi meriti, tutto ciò che Dio ti darà sarà una benedizione per la quale essere grato. Ma se nel profondo del tuo cuore credi che Dio ti debba qualcosa perché hai lavorato così duramente, perché hai obbedito alla Bibbia e hai fatto tutto come Dio ti ha richiesto, allora vivrai come Caino, con la convinzione che Dio sia in debito con te.
Il modo in cui puoi capire se vivi sapendo di essere un peccatore salvato per grazia o se invece vivi secondo il principio che Dio ti debba qualcosa, è di osservare la tua reazione quando Dio non interviene nella tua vita così come tu pensi o quando Dio non ti benedice, non ti fa prosperare e non ti fa andare bene le cose. Se diventi furioso come Caino, sai qual è il problema. Vuoi essere un Caino o un Abele? Questo farà la differenza nel fatto se sarà il peccato a dominare te o se sarai tu a dominare il peccato.
Vediamo ciò che avviene dopo…
Se non domini il peccato, sarà il peccato a dominare te
Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!» (Genesi 4:5-7)
In queste parole di Dio a Caino vediamo tutta la grazia e l’amore di Dio che non voleva che Caino si lasciasse sopraffare dal peccato. L’immagine che Dio usa per descrivere il peccato è quella di un animale predatore che è accovacciato nell’ombra e pronto a scattare per uccidere la preda. È questo il peccato, una presenza costante e crescente nella nostra vita, come un predatore sempre pronto ad entrare in azione.
Spesso commettiamo l’errore di pensare che, quando commettiamo un peccato poi tutto finisca lì, ma il peccato non è semplicemente un’azione sbagliata, un’infrazione della legge di Dio che si limita a quell’evento. Il peccato è una forza, è un potere e ogni volta che pecchiamo, prende forma dentro e intorno a noi come una presenza reale e, se non lo fermiamo, finirà col sopraffarci. Per questo Dio disse a Caino: “ma tu dominalo!”.
Purtroppo, Caino non volle ascoltare il consiglio di Dio e questo ci fa capire che i difetti caratteriali, le difficoltà a controllarci in certi ambiti della nostra vita o i peccati che più ci rovineranno o che ci stanno rovinando, e che renderanno infelici le persone intorno a noi, sono quelli che meno facilmente ammetteremmo o che tendiamo a negare, razionalizzare e minimizzare.
Sei consapevole dei peccati nascosti dietro l’angolo nella tua vita? Fatti almeno un breve elenco dei tuoi difetti caratteriali che sai che hanno potere su di te e che tendi a razionalizzare o a minimizzare. Almeno così sarai consapevole del leone accovacciato da qualche parte e potrai stare attento. Ma se non hai nemmeno una lista, allora sarà il peccato a dominare te!
Ciò che Dio stava dicendo a Caino è: “Non ti rendi conto che il tuo vero problema non è Abele, non è la tua mancanza di benedizione, non è perché non hai ricevuto ciò che volevi, non è perché la tua vita non sta andando così come volevi… Il problema è che il peccato è nel tuo cuore e se non sei disposto a guardargli in faccia e a vederlo per ciò che è, ti divorerà, ti consumerà”. “Ma tu dominalo!”.
Purtroppo, Caino non si degnò nemmeno di rispondere e permise al peccato di dominarlo. Non commettere l’errore di Caino!
La vittoria finale sul peccato
Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l’uccise. Il SIGNORE disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?» Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» Il SIGNORE disse: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra.» (Genesi 4:8-10)
È una storia trista che sembra concludersi senza un lieto fine con Caino che “si allontanò dalla presenza del SIGNORE” (Genesi 4:16). Tuttavia, leggendo tra le righe possiamo trovare un lieto fine, una prefigurazione di quella che sarebbe stata un giorno la vittoria finale sul peccato. In questo testo troviamo due aspetti del carattere di Dio: la sua grazia e la sua giustizia.
Innanzitutto, la sua grazia. Nonostante l’evidente peccato di Caino, Dio iniziò con una domanda, pur sapendo esattamente ciò che era successo, proprio come aveva fatto con Adamo ed Eva. Dio diede a Caino un’ulteriore chance di ammettere il proprio peccato. E una cosa è certa, quando Dio ti fa una domanda, non sta cercando informazioni, non sta cercando di capire il tuo cuore o il perché di qualcosa che tu hai fatto. Lui ha già capito il tuo cuore e lo conosce meglio di te. No, se Dio ti fa una domanda è perché sta cercando di aiutare te a capire il tuo cuore!
Purtroppo, la risposta di Caino non fu quella sperata e l’affermazione di Dio ci mostra tutta la sofferenza di Dio per il sangue innocente di Abele. Qui vediamo la giustizia di Dio. Dio non resta indifferente di fronte all’ingiustizia. Non può lasciar correre. È un Dio giusto. Le ingiustizie che avvengono nel mondo gridano continuamente a Lui. Ma come può un Dio giusto salvarci? Come potrà mai mantenere la sua promessa di Genesi 3:15 di salvare il mondo?
Questa storia ci rimanda a un altro uomo simile ad Abele che, secoli dopo, venne in un mondo, in una nazione, piena di gente come Caino, persone religiosamente molto osservanti, che portavano sempre le loro offerte a Dio, onorando il sistema sacrificale, odiando però lo spirito di Abele che era in Lui: Gesù Cristo.
La lettera agli Ebrei ci dice che, quando Gesù Cristo versò il suo sangue come vittima innocente dell’ingiustizia, anche il suo sangue gridò a Dio come quello di Abele, ma in modo nuovo:
Voi vi siete invece avvicinati… a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell’aspersione, che parla meglio del sangue di Abele. (Ebrei 12:24)
Gesù Cristo è stato, in un certo senso, l’Abele definitivo, perché è stato l’unica persona veramente innocente a venire al mondo. I Caino di questo mondo non lo sopportarono e lo uccisero. Ma non è morto solo come vittima dell’ingiustizia. È morto anche secondo il disegno di Dio. È morto al posto nostro. È morto per pagare la punizione per le nostre ingiustizie.
Sapete cosa significa? Significa che, Gesù Cristo ha versato il suo sangue per te e se tu hai chiesto a Dio di perdonarti a causa del sangue da Lui versato, Dio non potrà mai, mai, mai condannarti, perché ciò significherebbe richiedere due pagamenti per la stessa cosa e sarebbe ingiusto. Pertanto, la giustizia di Dio esige che non vi sia “più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Romani 8:1).
La prossima volta che ti capiterà di cedere al peccato e andrai da Dio chiedendo perdono, non pensare che Cristo stia davanti al trono di Dio ad intercedere per te dicendo: “Padre, qui c’è un tuo figlio che ha peccato, di nuovo! Dagli un’altra possibilità. Ti prego, sii misericordioso un’altra volta ancora”. No, dirà piuttosto: “Padre, questo tuo figlio ha peccato di nuovo, ma non ti sto chiedendo misericordia. Sto chiedendo giustizia. Abbraccialo. Purificalo. Aprigli gli occhi per mezzo del tuo Santo Spirito. Ristabiliscilo. A motivo del mio sacrificio”.
Se credi in Cristo, ora la giustizia di Dio è dalla tua parte. Il sangue di Gesù Cristo grida giustizia, ma la giustizia non è più contro di noi. È per noi. Perché “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:21). E tutto questo, in che modo trasforma la nostra vita quotidiana?
Beh, se davvero sei sicuro dell’amore di Dio per te, se davvero ciò che Cristo ha fatto per te ti commuove fino nel profondo del tuo cuore e ti scuote fino a farti piangere, allora non potrai più e non vorrai più essere scontroso come Caino. Non ti paragonerai sempre agli altri. Non ti arrabbierai perché qualcuno sta ottenendo più benedizioni di te. La tua identità non si baserà più sulle tue prestazioni. Sarai invece profondamente grato per qualsiasi benedizione che il Signore deciderà di riversare su di te, sapendo di non meritare nulla di tutto ciò.
La storia di Caino e Abele è un po’ anche la nostra storia, la storia dell’umanità. Ci mostra come il problema di fondo dell’uomo è il peccato che si fa largo nei nostri cuori. Il peccato è come una piaga che, se non viene fermata per tempo, ci distrugge. Ma il Signore ci invita a non lasciarci dominare da esso, bensì a dominarlo. E lo possiamo fare perché in Cristo abbiamo la promessa che Lui è al nostro fianco tramite lo Spirito Santo e perché il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni iniquità. Medita su ciò che questo significa per la tua vita.
Amen