Siamo grati a Dio per la nostra chiesa?

8 Ottobre 2023

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Oggi riprendiamo con il nostro tema dell’anno “Pronti per il ritorno del Re” con lo studio della seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi. Paolo scrisse questa seconda lettera da Corinto dopo che la persona che consegnò la prima lettera (forse Timoteo) tornò da Paolo con ulteriori questioni che necessitavano chiarimenti.

Paolo scrisse la prima lettera alla chiesa ponendo l’enfasi sugli insegnamenti riguardanti gli ultimi tempi e il ritorno di Cristo, che evidentemente preoccupavano i giovani credenti. Basta però una lettura superficiale di 2 Tessalonicesi per capire che il contenuto delle due lettere è molto simile. E ci si potrebbe chiedere: perché Paolo ha scritto una seconda lettera dopo così poco tempo e così simile alla prima? Evidentemente c’erano alcune cose che andavano ribadite e altre che andavano chiarite.

In questa seconda lettera Paolo aggiunge alcuni dettagli importanti riguardo al ritorno del Signore e a ciò che deve accadere prima. Ma ciò che più mi ha toccato dell’inizio della lettera è l’approccio positivo di Paolo nei confronti di questa chiesa. Nonostante la necessità di dover ribadire le stesse cose e di riprendere la chiesa in certi ambiti, Paolo inizia la sua lettera incoraggiando la chiesa e mostrando una profonda gratitudine per la loro crescita spirituale.

Grati perché la chiesa appartiene a Dio

Paolo, Silvano e Timoteo, alla chiesa dei Tessalonicesi, che è in Dio nostro Padre e nel Signore Gesù Cristo, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. (2 Tessalonicesi 1:1-2)

Questo saluto è praticamente identico a quello della prima lettera ai Tessalonicesi. Ritroviamo Silvano (Sila) e Timoteo come fedeli compagni di viaggio di Paolo e co-autori della lettera. Mi immagino i tre missionari riuniti a discutere su cosa scrivere a quella chiesa e la frustrazione di Paolo mentre si chiedeva come fosse possibile che abbiano frainteso le sue parole. Non era forse stato abbastanza chiaro nella sua prima lettera? Almeno io al suo posto avrei reagito così… Eppure, prima di riprendere gli insegnamenti e le esortazioni, Paolo ribadisce un’importantissima verità che lo tranquillizza: la chiesa appartiene a Dio!

Paolo era motivato a continuare a sostenere quei giovani credenti perché sapeva che la ragione per cui la chiesa di Tessalonica esisteva e per cui anche la nostra chiesa esiste, è che appartiene a Dio nostro Padre e a Gesù Cristo nostro Signore.

Quando fai fatica ad essere grato per la tua chiesa, ricorda che appartiene a Dio. Già solo questo è un motivo per essere grati per la chiesa. Ricordalo quando incontri sfide e difficoltà nella chiesa. O quando le persone ti deludono e ti feriscono. Ricordalo quando le cose vanno diversamente da come tu vorresti.

È una verità che anche io mi sforzo di ricordare ogni volta che mi sento in dovere di risolvere dei problemi in chiesa. Lo faccio dicendo in preghiera: Signore ricordami che la chiesa è tua e non mia, che sia fatta la tua volontà!

Tutto questo non significa che Paolo abbia chiuso gli occhi di fronte ai problemi, ma che prima di affrontarli ha scelto di incoraggiare la chiesa perché ha riconosciuto che in quel momento erano impauriti e confusi. Perciò Paolo, prima di procedere con ulteriori insegnamenti o esortazioni incoraggiò la chiesa augurando loro ciò di cui più avevano bisogno in quel momento: “grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo”.

Ed è ciò che vorrei augurare anche io stamattina a voi: grazia a voi Chiesa Viva Locarno e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. Mi auguro che la nostra chiesa possa sperimentare la grazia di Dio, la sua benevolenza del tutto immeritata. E mi auguro che tra di noi possa regnare la sua pace, che è più di una semplice assenza di conflitti. È un profondo senso di tranquillità nell’anima sapendo che siamo nelle sue mani e che Lui ha il controllo di tutto!

Grati per la crescita in fede e amore

Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, com’è giusto, perché la vostra fede cresce in modo eccellente, e l’amore di ciascuno di voi tutti per gli altri abbonda sempre di più. (2 Tessalonicesi 1:3)

Paolo inizia tutte le sue lettere ringraziando Dio per quella specifica chiesa locale. L’unica eccezione è la lettera ai Galati. Ma in 2 Tessalonicesi, il ringraziamento è particolarmente importante, perché Paolo afferma di essere in dovere di ringraziare Dio per quella chiesa. In realtà sta semplicemente mettendo in pratica ciò che aveva scritto nella prima lettera: “Abbiate sempre gioia” (5:16) e “in ogni cosa rendete grazie” (5:18).

Per cosa era grato Paolo? Per la crescita della loro fede e del loro amore. Letteralmente Paolo scrive che la loro fede era fiorente e stava crescendo in modo sovrabbondante. E non so voi, ma a me piacerebbe che Paolo potesse dire qualcosa di simile anche della Chiesa Viva Locarno. A proposito, si può crescere nella fede? Non è piuttosto così che o si ha fede o non la si ha?

Spesso parliamo della fede in termini statici, come se fosse qualcosa che uno ha o non ha. Sentiamo affermazioni del tipo “vorrei avere anche io la tua fede” oppure “ho perso la fede che avevo una volta”, come se la fede fosse una questione di genetica, uno ha gli occhi blu e l’altro li ha marroni, o che fosse qualcosa di materiale che si può perdere come si può perdere un mazzo di chiavi o un paio di occhiali.

Biblicamente parlando, la fede, una volta che ce l’hai, una volta che sei nato di nuovo, che hai affidato la tua vita a Cristo, continua a crescere. Ecco perché Gesù si riferiva a diversi gradi di fede quando diceva ai suoi discepoli: “o gente di poca fede” (Matteo 8:26). Ed è anche questo il motivo per cui Paolo ha scritto nella prima lettera di aver pregato di poter tornare a Tessalonica per rafforzare la loro fede (1 Tessalonicesi 3:10)!

Se penso alla mia fede da quando mi sono convertito da ragazzo e ho riposto la mia fiducia in Cristo, posso dire che è rimasta sostanzialmente la stessa in tutti questi anni, nel senso che credo sempre ancora nello stesso Dio Padre e nello stesso Signore Gesù Cristo. Ma la mia fede è anche cambiata nella misura in cui è diventata più profonda, più consapevole della presenza dello Spirito Santo e più salda anche nei tempi di crisi.

La nostra fede può e deve crescere perché, quando riponiamo la nostra fiducia in Cristo inizia una relazione con Dio. E come per ogni relazione, anche la relazione con Dio può e deve crescere. È una relazione viva e dinamica. Per cui permettimi di chiederti: vedi anche tu una curva di crescita nella tua fede? La tua fede cresce giorno dopo giorno e anno dopo anno?

Il fine settimana scorso abbiamo parlato dell’importanza del seguire l’esempio di Gesù come suoi discepoli e abbiamo visto che spesso Gesù, dopo aver dedicato tempo alle folle, si ritirava in solitudine per trascorrere del tempo in preghiera con il Padre.

Allo stesso modo, la nostra fede cresce nella misura in cui noi curiamo e approfondiamo la nostra relazione con Dio, prendendoci abbastanza tempo per pregare, per stare in intimità con Gesù, per attingere alla potenza dello Spirito Santo, per ricevere da Dio le istruzioni tramite la sua Parola. Non significa che non avremo più momenti difficili o di dubbio da affrontare, oppure che non ci salirà mai più l’ansia di fronte a situazioni difficili, ma che possiamo seguire le indicazioni che Paolo diede ai Filippesi:

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. (Filippesi 4:6)

Quando senti l’ansia crescere in te, prendila come un promemoria del fatto che hai disperatamente bisogno di Dio e prendila come occasione per esercitare la tua fede. Quindi, se vuoi far crescere la tua fede trasforma la tua ansia in preghiera!

La seconda cosa per la quale Paolo ringrazia è l’amore che avevano gli uni per gli altri. Questa era evidentemente una caratteristica di quella chiesa ed è probabile che le difficoltà che dovettero affrontare li spinsero ad essere ancora più uniti. E questo è, tra l’altro, proprio ciò per cui Paolo aveva pregato in 1 Tessalonicesi 3:12: “il Signore vi faccia crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti”.

Se osserviamo qualsiasi chiesa locale, anche la nostra, possiamo trovare cose belle e altre meno belle. Ma sapere che la chiesa appartiene a Dio può aiutarci a vederla con i suoi occhi, ad amarla così come Cristo la ama. Pensate solo a come Paolo paragona l’amore di Cristo per la chiesa all’amore che un marito dovrebbe avere per la propria moglie:

Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei… (Efesini 5:25-26)

Chi di noi è sposato sa benissimo che non è sempre facile amare la propria moglie o il proprio marito. L’amore è innanzitutto una scelta, un impegno che i due partner devono prendere indipendentemente da ciò che l’altro fa. Lo stesso vale per la chiesa. Ci sono momenti in cui ci è facile amare la chiesa e le persone che vi fanno parte e altri momenti in cui ci dobbiamo scegliere di seguire l’esempio di Gesù amando la chiesa anche se non sempre ne è degna.

In altre parole: io posso, per la grazia di Dio, decidere di voler amare la chiesa e le persone che vi fanno parte, senza aspettarmi che gli altri facciano lo stesso. E lo posso fare in piena libertà, sapendo che Cristo ha per primo amato la chiesa e di conseguenza anche me!

L’amore all’interno della chiesa riguarda ciascuno di noi. Io per primo devo chiedermi: amo la mia chiesa? Permetto agli altri di avvicinarsi a me rendendomi vulnerabile? Scelgo di interessarmi di come stanno i miei fratelli e le mie sorelle anche se loro non si interessano di me? Scelgo di fidarmi delle persone in questa chiesa, anche se in passato mi hanno ferito o deluso?

Io sento che c’è amore fraterno nella nostra chiesa. Ma sono sincero: vorrei vederne ancora di più. Devo però partire da me stesso, mettendo da parte il mio egoismo e prendendo un impegno in questo senso. Cosa potremmo fare affinché l’amore di ciascuno di noi per tutti gli altri abbondi sempre di più? Cosa potresti fare tu di concreto per dimostrare amore a una persona della nostra chiesa che in questo momento ne ha bisogno?

Grati per le prove che producono costanza

…in modo che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che sopportate. (2 Tessalonicesi 1:4)

Paolo conclude i suoi saluti iniziali complimentandosi con la chiesa per come la loro fede ha resistito di fronte alle persecuzioni e alle afflizioni. “Persecuzioni” è un riferimento alle sofferenze che la chiesa deve sopportare a causa della sua fede in Cristo. “Afflizioni” è un riferimento generale a problemi di qualsiasi tipo che un cristiano affronta nella sua vita.

Come credenti, abbiamo afflizioni o prove da affrontare che fanno parte del nostro essere umani. L’invecchiamento è un tipo di afflizione. La mancanza di lavoro è un tipo di afflizione che colpisce sia i credenti che i non credenti. Il conflitto relazionale è un tipo di afflizione. La malattia è un tipo di afflizione.

Ma come cristiani abbiamo anche a che fare con la persecuzione. Questo ha a che fare con il fatto che, accettando di seguire Cristo, dichiariamo guerra a Satana e a questo mondo. Anche oggi seguire Cristo non è facile, è forse più facile che seguire Cristo a Tessalonica nel primo secolo, ma questo non significa che sia facile.

Persecuzioni e afflizioni sono cose che Dio permette per mettere alla prova e per rafforzare la nostra fede. Qualcuno una volta disse: “Una fede che non può essere messa alla prova è una fede della quale non ci si può fidare”. Quindi aspettati afflizioni e persecuzioni nella tua vita!

Ma che cosa significa essere costanti e avere fede nelle afflizioni o persecuzioni? La parola “costanza” indica lo stare fermi nella propria posizione o al proprio posto. Proprio come le guardie del palazzo reale a Londra, che stanno lì e mantengono il loro posto anche quando la gente parla con loro, li prende in giro o cerca di provocarli! Essere costanti e avere fede significa restare inflessibili di fronte alle provocazioni di questo mondo.

Ricapitolando, Paolo era grato per la chiesa innanzitutto perché sapeva che appartiene a Dio. Non possiamo che essere grati per qualcosa che appartiene a Dio. Poi era grato per la loro fede, per il loro amore e per la loro costanza nelle afflizioni e persecuzioni.

Riesci anche tu ad essere grato per la tua chiesa? Cosa potrebbe aiutarti a vedere la chiesa come la vedeva Paolo e ad amarla così come Cristo l’ha amata?

Amen

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