Sorgi e risplendi

20 Aprile 2025

Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Non lontano dal confine, vicino a Domodossola, c’è un paesino chiamato Viganella, che per tre lunghi mesi d’inverno non vede mai il sole. Le montagne bloccano completamente la luce. Un po’ come succede nel Gambarogno o a Cadenazzo 😉.

Per anni gli abitanti hanno vissuto nella penombra, finché hanno deciso di costruire uno specchio gigante, guidato da un computer, per riflettere il sole nella valle. Quando il primo raggio ha colpito la piazza, la gente ha applaudito. La luce era finalmente arrivata… anche se illuminava solo 250 metri quadrati. Eppure, nel villaggio non mancò la gioia. Qualcuno disse:

“Guardate cosa facevano i primi computer… e cosa possono fare oggi. Pensate al potenziale!”

Anche Isaia scrive a un popolo che viveva nell’ombra. Ma non parla di luce riflessa. Parla della luce viva e trasformante della gloria di Dio.

Oggi celebriamo la risurrezione di Gesù, la luce vera che ha spezzato le tenebre. Il “sole della giustizia” è sorto (Malachia 4:2). E Dio oggi ti chiama a una risposta personale: Sorgi. Risplendi.

Riconosci l’oscurità

Infatti, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta oscurità avvolge i popoli… (Isaia 60:2a)

Isaia vive in tempi di crisi, circa 700 anni prima della nascita di Gesù. Il regno di Giuda è decaduto spiritualmente, la fede è superficiale, i pericoli aumentano. Ma Dio gli dà una visione: sta per arrivare una luce destinata a cambiare tutto.

Ma prima, Isaia ci chiede di guardare in faccia l’oscurità. La sua non è solo una metafora. È un’analisi spirituale: l’umanità è separata da Dio.

Viviamo in una società dove l’oscurità spesso viene presentata come qualcosa di positivo e innocuo: “Fai ciò che ti fa stare bene… Ognuno ha la sua verità…”. Ma in realtà regna la confusione. Ci siamo persi nel buio e lo chiamiamo libertà.

Isaia usa due parole molto forti. Parla ditenebre — lo stesso termine usato in Genesi 1 prima che Dio dicesse: “Sia luce.” E poi aggiunge: fitta oscurità, rendendo l’immagine ancora più intensa, come una nebbia densa che causa disorientamento totale.

Mi viene in mente quando arrivo a casa tardi, o vado a letto dopo mia moglie. Per non svegliarla, non accendo la luce. Cammino a tastoni… urtando qualche spigolo o inciampando. Ultimamente, rischio pure di inciampare nelle sue stampelle. Nel buio, anche le cose normali diventano pericolose.

Così è nella vita. Senza la luce di Dio, inciampiamo in pensieri, emozioni, scelte sbagliate. E il peggio è che ci abituiamo al buio, che può prendere tante forme, anche sottili:

  • Un matrimonio spento dove non ci si parla più…
  • La rabbia silenziosa che continui a coltivare dentro di te…
  • Quel peccato segreto, che ti fa sentire vuoto…
  • Un’apatia spirituale che spegne lentamente ogni desiderio di Dio…

Paolo scrive: “il dio di questo mondo ha accecato le menti…” (2 Corinzi 4:4). E Gesù afferma:

La luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce… (Giovanni 3:19)

La vera cecità spirituale è non sapere di essere ciechi. E questo non è solo un concetto teorico. È una realtà che spesso vediamo anche nella nostra vita. A volte pensiamo di avere tutto sotto controllo. Di vedere chiaramente. Ma in realtà… stiamo solo camminando al buio e a tastoni.

Rifletti: cosa stai cercando di non vedere nella tua vita?

  • Un peccato nascosto?
  • Una ferita mai guarita?
  • Una scelta che sai non viene da Dio?

Il primo passo verso la luce è riconoscere l’oscurità. È avere il coraggio di dire: “Signore, io non voglio più vivere così. Mostrami dove sono nel buio. Apri i miei occhi. Fammi vedere.”

Guarda la gloria

…ma su di te sorge il SIGNORE e la sua gloria appare su di te. (Isaia 60:2b)

Dopo le tenebre, Isaia introduce una svolta: “ma su di te…”. Il “te” è Sion, la città di Gerusalemme. La città umiliata, distrutta, senza tempio. Ma Isaia vede Dio sorgere come un sole su di essa. E dove trova il suo compimento questa visione? Nel Messia promesso, in Gesù Cristo.

E la Parola è diventata carne… e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. (Giovanni 1:14)

Nel Venerdì Santo abbiamo guardato alla croce, all’umiliazione e al dolore che Gesù ha sopportato a causa del nostro peccato. Ma a Pasqua vediamo la gloria di Dio. La crocifissione mostra l’amore di Dio che si abbassa. La risurrezione mostra la potenza di Dio che innalza.

Con la risurrezione, la gloria di Dio si è manifestata in modo definitivo. Il “sole della giustizia”, come lo chiama il profeta Malachia (4:2), si è levato. E da Gerusalemme la luce del Vangelo ha cominciato a diffondersi… fino a raggiungere anche noi.

La luce e la gloria del Signore non sono solo un tema di Isaia: sono un filo rosso che attraversa tutta la Bibbia. Dal primo giorno della creazione, quando Dio disse “Sia luce” (Genesi 1:3), fino all’ultima pagina, dove leggiamo che “non ci sarà più notte” perché “Dio li illuminerà” (Apocalisse 22:5), la luce rappresenta la presenza, la purezza e la potenza redentrice di Dio.

Ma la domanda è: ora che quella luce è sorta… a chi stai guardando? Come dice Paolo:

In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. (Efesini 5:8)

Qualche anno fa si è diffusa una notizia curiosa: alcuni piloti raccontano che durante atterraggi d’emergenza, diversi passeggeri continuavano a fissare lo schermo del film, come se ignorare il pericolo potesse farlo sparire.

Sembra assurdo. Eppure, spiritualmente, quante volte facciamo lo stesso? Quante volte evitiamo di guardare in faccia al problema? Ma la gloria di Dio che si è rivelata in Cristo ci invita ad alzare lo sguardo. Guardare la gloria significa distogliere gli occhi da ciò che distrae e puntarli su ciò che salva.

E molto praticamente vuol dire tornare alla Parola, alla preghiera, alla presenza di Dio. Vuol dire spostare lo sguardo da te stesso a Gesù. Vuol dire riempire il cuore con le promesse del Vangelo, non con le paure. E vuol dire lasciarsi trasformare: passare da una fede di facciata a una relazione viva e personale con Gesù.

Significa dire con sincerità: “Signore, voglio vedere Te. Anche se il mondo è ancora buio… io scelgo di guardare Te”.

Ricordi i due discepoli di Emmaus? Erano di ritorno da Gerusalemme dopo aver ricevuto la triste notizia della morte di Gesù. Eppure, Gesù era là che camminava con loro. Non lo riconobbero subito, ma mentre parlava, i loro cuori ardevano. Poi, quando Gesù spezzò il pane, i loro occhi si aprirono e lo riconobbero.

Anche oggi Gesù cammina con te. Forse non lo riconosci subito. Ma apri la Bibbia. Lascia che lo Spirito Santo parli al tuo cuore per mezzo della Parola di Dio. Cerca la comunione con Lui e i tuoi occhi si apriranno. Vedrai che la gloria di Dio è sempre stata lì, accanto a te.

Quindi oggi, non accontentarti di guardare le tenebre attorno a te. Alza lo sguardo. Guarda la gloria. Guarda al Gesù risorto.

Cammina nella luce

Le nazioni cammineranno alla tua luce, i re allo splendore della tua aurora. (Isaia 60:3)

In Isaia 60 il profeta parla di come Dio riporterà in vita e restaurerà Gerusalemme. Ma la luce e la gloria non riguardano solo Gerusalemme, fanno parte di una visione più grande: quella di un regno dove Dio abita in mezzo al suo popolo.

E quando Isaia dice che “le nazioni cammineranno alla tua lucenon è solo un’immagine poetica. È una promessa vera, che riguarda sia il presente che il futuro. Isaia vede già da lontano il giorno in cui tutti i popoli riconosceranno la gloria di Dio. E in Apocalisse leggiamo:

La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l’Agnello è la sua lampada. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria. (Apocalisse 21:23-24)

Quello che oggi celebriamo con la risurrezione di Gesù si realizzerà pienamente alla fine, quando ogni persona riconoscerà la sua gloria e camminerà nella sua luce.

Ma già oggi, chi ha incontrato Gesù è chiamato a camminare nella sua luce. Giovanni scrive:

Se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro… (1 Giovanni 1:7)

Nel linguaggio biblico, “camminare” è spesso sinonimo di modo di vivere. Ma cosa vuol dire camminare nella luce? Camminare nella luce non vuol dire essere perfetti, ma significa essere perseveranti. Non vuol dire non sbagliare più, ma vuol dire non voler più vivere nell’ombra.

Significa chiedersi:

  • “Questa scelta onora la luce che ho ricevuto?”
  • “Questo pensiero… lo direi davanti a Gesù?”
  • “Sto vivendo con coerenza la mia vita in ogni ambito?”

Quando cammini nella luce, le persone lo noteranno. Non perché sei speciale… ma perché rifletti una luce che viene da Dio. Come la luna brilla solo perché riflette il sole, così anche noi brilliamo se restiamo con lo sguardo fisso su Gesù. Senza una relazione viva con Lui, anche la nostra luce si spegne.

Gesù lo ha detto chiaramente:

Io sono la luce del mondo. Chi mi segue non camminerà nelle tenebre. (Giovanni 8:12)

L’invito è dunque: cammina nella luce che hai ricevuto. Non restare fermo. Non tornare indietro. Non cercare ombre comode. Cammina. Anche lentamente. Anche se inciampi. Ma cammina con Cristo. E concretamente, cosa significa camminare nella luce?

  • Vuol dire chiedere scusa quando hai sbagliato, anche se ti costa.
  • Vuol dire essere onesto al lavoro, anche se gli altri non lo sono.
  • Vuol dire pregare con tua moglie anche quando sei stanco.
  • Vuol dire parlare di Gesù a un amico, anche se ti trema la voce.

Camminare nella luce è dire: “Signore, oggi voglio seguirti, anche se fa paura. Anche se sono debole. Ma non voglio più tornare nel buio.”

Che piccolo passo concreto verso la luce, con Gesù, potresti fare nei prossimi giorni?

Conclusione: sorgi e risplendi!

Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria del SIGNORE è spuntata sopra di te! (Isaia 60:1)

Il messaggio di Isaia ci invita a fare tre cose: riconoscere l’oscurità, guardare alla gloria di Dio, e camminare nella sua luce. Tutto questo è racchiuso in due parole potenti: “Sorgi. Risplendi.”

Sorgi” è il verbo della risurrezione. È quello che fa chi decide di rialzarsi, chi risponde all’invito di Dio. E “risplendi” è il risultato. Non perché tu abbia luce tua, ma perché “la tua luce è giunta, e la gloria del SIGNORE è spuntata sopra di te!”. Non viene da te. È Cristo.

Dio oggi ti parla. Con voce ferma, ma piena di grazia. E ti dice: “Sorgi. Risplendi. La tua luce è arrivata. E la mia gloria è su di te.” E tu? Come risponderai?

Forse sei fermo da tempo… Forse stai vivendo nell’ombra… Forse hai conosciuto la luce, ma l’hai lasciata affievolire… Oggi il Signore ti chiama. Non aspettare che tutto sia perfetto. Non aspettare di avere tutte le risposte.

Alzati. Fai il primo passo. Anche se è piccolo.

Amen

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