Un incontro speciale con Dio

23 Giugno 2024

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Daniele Scarabel

Daniele Scarabel

Pastore

Oggi riprendiamo la serie “Vivere nelle promesse di Dio” basata sul libro della Genesi. L’ultima volta abbiamo iniziato a seguire le vicende di Giacobbe, che nel capitolo 27 rubò la benedizione da primogenito da suo fratello Esaù ingannando il padre Isacco. Di conseguenza finì per dover fuggire di casa per salvarsi dalla vendetta del fratello che lo voleva uccidere.

All’inizio del capitolo 28 vediamo però che suo padre Isacco sembra finalmente aver compreso e accettato che le promesse di Dio sarebbero passate attraverso Giacobbe. Leggiamo così di come Isacco benedì nuovamente Giacobbe, ma questa volta consapevolmente, trasmettendo la benedizione di Abraamo a lui e alla sua discendenza.

Così Giacobbe partì dalla casa di suo padre per andare da Labano, suo zio, in cerca di una moglie che fosse gradita a Dio (e ai suoi genitori). Ciò che poi avvenne fu però una grande sorpresa per Giacobbe: Dio gli apparve nel bel mezzo della sua fuga solitaria, dando inizio a un lungo processo di trasformazione spirituale.

Perdere tutto per trovare Dio

Giacobbe partì da Beer-Seba e andò verso Caran. Giunse ad un certo luogo e vi passò la notte, perché il sole era già tramontato. Prese una delle pietre del luogo, se la mise per capezzale e lì si coricò. (Genesi 28:10-11)

Non deve essere stato facile per Giacobbe, descritto come “un uomo tranquillo che se ne stava nelle tende” (Genesi 25:27), fuggire di casa lasciandosi tutto alle spalle: le comodità, la ricchezza, la tranquillità… Non era abituato a doversi arrangiare da solo, non sapeva cacciare, e ora non possedeva più nulla, nemmeno un fagotto da poter usare come cuscino per dormire.

Ma era proprio là dove Dio lo voleva avere! Giacobbe si ritrovò solo per la prima volta nella sua vita. Aveva perso praticamente tutto, ma poi…

Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala. Il SIGNORE stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il SIGNORE, il Dio d’Abraamo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza. Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto». (Genesi 28:12-15)

Giacobbe aveva perso praticamente ogni cosa, aveva dovuto abbandonare casa e famiglia, ma non aveva perso Dio. Il sogno fu per Giacobbe una chiara immagine del coinvolgimento di Dio in tutto ciò che avviene sulla Terra e dunque anche nella sua vita. Il Signore non si limitò però ad apparirgli in sono, bensì gli parlò anche.

Il Signore parlò a Giacobbe riformulando le promesse fatte in precedenza ad Abraamo e a Isacco, promettendo inoltre di essere con Giacobbe e di proteggerlo ovunque sarebbe andato. Qui vediamo il cuore di Dio, vediamo tutta la sua grazia e misericordia verso un ingannatore e peccatore come Giacobbe. Dio andò incontro a Giacobbe e gli si rivelò mentre lui si trovava solo e senza niente e, aspetto ancora più importante, nel bel mezzo del suo peccato. Giacobbe non aveva infatti ancora mostrato alcun segno di pentimento o di ravvedimento!

E se ora ti chiedi perché Dio lo ha fatto, dato che Giacobbe non si meritava tutta questa misericordia, ti invito ad essere sincero con te stesso. Se sei profondamente sincero con te stesso, saprai che né tu né io, né nessun altro in questa sala meriterebbe la grazia e la misericordia di Dio! Siamo tutti come Giacobbe, totalmente immeritevoli, ma Dio, nella sua misericordia, ci mostra grazia e ci invita ad entrare in comunione con Lui. Come Paolo scrisse ai Romani:

Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Romani 5:8)

Questo è il Vangelo: peccatori come me e come te possono conoscere Dio attraverso la grazia e la misericordia che si trovano in Cristo. E se ti sei anche già trovato nella situazione di Giacobbe, in cui ti sembrava di aver perso tutto e hai pensato “Dov’è Dio? Dio mi ha abbandonato?”, sappi che non è così. Dio ti ha portato proprio là dove voleva averti.

Sei probabilmente stato più vicino a Dio nella tua disperazione di quanto tu non lo sia mai stato quando tutto andava bene. Può essere la perdita di una persona cara, un aborto spontaneo, la disoccupazione, un divorzio o qualsiasi altra situazione terribile che tu abbia affrontato. Puoi anche aver perso tutto, ma non hai perso Dio che è fedele e resta con te anche nelle tue difficoltà. Come successe a Giacobbe, anche noi non comprendiamo tutto subito, ma ciò che possiamo fare è prendere consapevolezza della presenza e fedeltà di Dio!

La consapevolezza della presenza di Dio

Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il SIGNORE è in questo luogo e io non lo sapevo!» Ebbe paura e disse: «Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!» Giacobbe si alzò la mattina di buon’ora, prese la pietra che aveva messa come capezzale, la pose come pietra commemorativa e vi versò sopra dell’olio. E chiamò quel luogo Betel; mentre prima di allora il nome della città era Luz. (Genesi 28:16-19)

Ora, è interessante vedere come Giacobbe rispose al sogno. Dapprima ebbe paura, dopo aver compreso di trovarsi su suolo sacro, in un luogo che Dio stesso aveva scelto come speciale e santo e nel quale Dio anni dopo gli avrebbe ordinato di costruirgli un altare. Giacobbe non si aspettava certo di incontrare Dio in quel luogo, soprattutto visto il motivo della sua fuga.

Giacobbe fece così l’unica cosa che gli sembrò giusta fare in quel momento, decidendo di trasformare la pietra che aveva usato come cuscino in una pietra commemorativa per ricordare quel particolare luogo di incontro con Dio. Sinceramente non credo però che Giacobbe avesse idea di come comportarsi in quella circostanza.

Spontaneamente esclamò qualcosa riguardo a quanto tremendo fosse quel luogo, lo descrisse come “casa di Dio” e come “porta del cielo”, dandogli il nome “Betel”, che significa appunto “casa di Dio”. Ciò che lui fece in seguito dimostra però che non aveva ancora capito a fondo l’importanza di quell’incontro e della profondità della grazia di Dio nei suoi confronti. Era sì stato nella “casa di Dio”, ma questa esperienza non aveva ancora cambiato la sua vita.

Ora, per quanto impressionante fu questo incontro tra Dio e Giacobbe, ricordate che noi abbiamo un privilegio non meno impressionante di incontrare Dio personalmente ogni giorno. Giacobbe vide in quel luogo la “porta del cielo”, ma noi abbiamo accesso diretto al Padre in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Gesù disse:

Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura. (Giovanni 10:9)

Poiché Gesù è morto sulla croce, è risorto dalla tomba e ha creato per noi una via per poter ottenere il perdono dei nostri peccati ed essere riconciliati con Dio, io e te abbiamo il privilegio di essere in comunione con Dio. Possiamo incontrare Dio in qualsiasi momento e per tutto il giorno. In questo stesso momento tu hai il privilegio di incontrare Dio. Ciò che Giacobbe sperimentò quella notte a Betel è per noi un privilegio quotidiano! A maggior ragione Dio si aspetta dunque da noi una reazione quotidiana alla sua grazia. Giacobbe vide in quel luogo la “casa di Dio”, ma noi siamo la casa di Dio. O come dice Paolo:

Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? (1 Corinzi 6:19)

Dio è con te ogni giorno proprio come aveva promesso a Giacobbe. Ne sei consapevole? In che misura questa consapevolezza cambia la tua attitudine quotidiana? Se l’incontro con Dio, ad esempio questa mattina qui in chiesa, non ha un impatto nella tua vita, resterà semplicemente una bella e forse anche incredibile esperienza. Ma niente di più!

Anche Giacobbe dovette dapprima giungere alla consapevolezza che la sua vita era un disastro e che aveva bisogno di un Salvatore. Ed è ciò che stava iniziando ad accadere nella sua vita. Ma non poteva semplicemente aggiungere Dio alla sua vita e continuare a vivere come prima. Eppure, anche noi spesso facciamo la stessa cosa. Se sei qui questa mattina perché pensi di dover cambiare qualcosa nella tua vita e speri di trovare delle risposte, bene!

Ma sappi che il Dio Creatore dell’Universo non può essere semplicemente un accessorio da aggiungere alla tua vita. Non è come una semplice applicazione che scarichi sul tuo telefono per avere qualche nuova funzionalità. Lui è e vuole essere il Signore di tutta la tua vita, che ti viene incontro nella sua grazia per trasformarti a immagine di suo Figlio Gesù Cristo. Ricorda che Gesù ha pagato a caro prezzo con la sua vita per poterlo essere!

La giusta risposta alla grazia di Dio

In risposta alla manifestazione di Dio nella sua vita, ecco però ciò che fece Giacobbe:

Giacobbe fece un voto, dicendo: «Se Dio è con me, se mi protegge durante questo viaggio che sto facendo, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, e se ritorno sano e salvo alla casa di mio padre, il SIGNORE sarà il mio Dio e questa pietra, che ho eretta come monumento, sarà la casa di Dio; di tutto quello che tu mi darai, io certamente ti darò la decima». (Genesi 28:20-22)

I commentatori sono divisi sul significato dei voti di Giacobbe. Alcuni li vedono come una meravigliosa riposta di fede, dicendo che la frase sarebbe da tradurre con “poiché Dio è con me…”. Ma conoscendo Giacobbe, è ben probabile che intendesse dire proprio “Se Dio sarà con me…”. Le sue parole dimostrano quanto immatura fosse ancora la sua risposta alla grazia di Dio.

Dio gli aveva appena fatto un’incredibile promessa incondizionata, ma lui si mise a contrattare con Dio, promettendo persino del denaro se avesse mantenuto la sua promessa! La sola parola di Dio non gli bastava, voleva anche vedere Dio fare ciò che aveva promesso prima di credergli.

Giacobbe avrebbe dovuto rispondere: “Tu solo sei Dio! Sebbene io meriti la tua condanna per i miei molti peccati, tu mi hai mostrato la tua grazia! Consegno me stesso e tutto ciò che ho totalmente a Te!”. Questa sarebbe stata una risposta adeguata. Ma Giacobbe era abituato a concludere accordi, quindi rispose a Dio offrendogli un accordo.

Ma sapete ciò che è ancora più incredibile? Dio non lo rimproverò! Pur essendo la sua stata una risposta totalmente immatura, era pur sempre una risposta. Meglio di niente. E così Dio continuò a lavorare con Giacobbe. E come vedremo nelle prossime settimane, ci sarebbero voluti 20 anni passati al servizio di suo zio Labano, un ingannatore peggiore di lui, una estenuante lotta con l’angelo di Dio e un incontro traumatico con suo fratello Esaù per trasformare Giacobbe sempre più nel tipo di uomo che Dio voleva che fosse.

Noi non siamo molto diversi. Io almeno non lo sono. Quante volte Dio si mostra pieno di grazia nella nostra vita e noi torniamo a fare gli stessi errori di prima? Siamo spesso come dei bambini spirituali che imparano a camminare, cadendo sempre di nuovo, con il Padre che ci aiuta a rialzarci e ci invita a riprovare. Eppure, è così che Dio porta avanti anche con noi questo processo di trasformazione, che tra l’altro potremmo chiamare discepolato.

È un processo che inizia e che continua con Dio che sempre di nuovo ci viene incontro nella nostra fragilità e debolezza con tutta la sua grazia. E poi tocca a noi rispondere adeguatamente. Possiamo scegliere la via più semplice, rispondendo adeguatamente, oppure la via più difficile, come fece Giacobbe. In ogni caso Dio non ti lascerà andare finché non avrà portato a termine la sua opera con te!

Ovunque tu ti trovi attualmente sul tuo cammino con Dio, Lui ti dirà: “Io sono il SIGNORE… Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai… non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto”. Ed Egli desidera che tu risponda dicendo: “Sì, Signore! Continua la tua opera in me!”. Riconosci la grazia e la pazienza di Dio nella tua vita? E tu come rispondi?

Anche se ci sei già passato, permetti al Signore di portarti sempre di nuovo al punto di riconoscere la tua fragilità, ammettendo di essere pienamente e totalmente dipendente di Lui!

Amen

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